Più o meno, la stessa cosa è successa con il Governo quando Landini lamentava di essere convocato a cose fatte. La coincidenza ci fa venire in mente una similitudine: due generali, Draghi e Fuortes, senza esercito. Le truppe che gli sembrano mancare dovrebbero essere costituite da soldati animati da un vasto e convinto consenso politico e sociale conquistato sul campo di battaglia (le elezioni per il Capo del Governo) e non per costrizione obbligata dalla drammaticità della crisi pandemica. Draghi è sostenuto dalle truppe delle segreterie di partiti impauriti dal loro futuro, ancora indecisi se trattenerlo a Palazzo Chigi non perché utile al Paese ma perché gli propone una garanzia per la loro sopravvivenza fino al 2023. Inoltre, è stato nominato per fronteggiare una drammatica crisi sanitaria (durante la quale sono anche raddoppiati i poveri totali, ora a oltre 2 milioni) e, in conseguenza della quale, per gestire i fondi del PNRR arrivato in sostegno alla crisi economica. Da qui a supporre che questo Governo possa rappresentare gli interessi economici della maggioranza degli italiani che vive di stipendio e pensione ce ne corre. Enrico Letta si stupisce dello sciopero? Forse ha ragione Landini che “si stupisce dello stupore”.
Analogo ragionamento vale per l’AD Rai: è stato nominato forse anche a sua insaputa, senza che nessuno al mondo potrà mai sapere in base a quali criteri sia stato scelto rispetto ad altri candidati. Le sue truppe, il popolo Rai, forse ancora non ha capito chi esso sia e forse anche lui non ha ancora capito chi essi siano. La sua “mission” è contenere le spese e rattoppare il bilancio, per il futuro della Rai ci sarà tempo. I sindacati Rai hanno già fatto sentire, timidamente, la loro voce e ora è la volta del potente sindacato dei giornalisti ai quali appena tocchi un bottone saltano su come grilli. Questa volta però, per come la vediamo noi, hanno ragione: sui tagli non solo non c’è stato confronto ma non c’è nemmeno nulla su cui discutere. Non c’è nulla che somigli ad un piano quale che esso sia. Punto. A capo.
Bene, torniamo agli scoop di ieri. Il primo era uno scooppino, irrisorio, irrilevante, robetta, talmente piccolo che per la banda della Spectre è stato un gioco sottrarlo dall’agenda del Tg1, tanto non se n’è accorto nessuno. Nel frattempo, il Sole di oggi di informa che la direttora Maggioni è stata nominata, fresca fresca, pure vice presidente dell’Aspen Institute Italia, una specie di associazione di volontariato sociale.
Veniamo ora al secondo mezzo scoop, lo completiamo e vediamo di cosa si tratta. Lo scorso 11 novembre, dopo poco meno di un mese dall’insediamento dell’apposito gruppo di lavoro del 14 ottobre, è uscito fuori dal cilindro un documento di 8 slides con il titolo “CONTRATTO DI SERVIZIO 2023-2027. SCHEMA BOZZA DELLE LINEE GUIDA”.
Acciperbacco, che fulmini di guerra, nemmeno il tempo di pensarci sopra, di capire cosa avrebbero dovuto fare e… zacchete… tiè … bozza di linee guida. Frementi di curiosità siamo andati subito a sfogliare bramosi di sapere su quali impervi sentieri l’Azienda si andava ad arrampicare. Si tratta pur sempre del suo futuro, laddove si impegna a fare quanto previsto dalla Legge per i successivi cinque anni.
Ci siamo impegnati a studiare attentamente, però una primissima impressione l’abbiamo avuta nel metodo e nel merito. Nel metodo: così, ad occhio, una battuta in premessa sui precedenti contratti l’avrei data, giusto per capire cosa andava bene e quindi da conservare e cosa non ha funzionato e quindi cosa modificare. Non solo, un occhio alle inadempienze pure forse andava fatto, in particolare quelle di fonte Rai (vedi art. 25 come pure i canali inglese e istituzionale). Ma, si capisce: iniziare ammettendo i proprio errori è impresa ardua assai.
Nel merito: la premessa si fonda su due aspetti, il traffico dati sulle SIM degli ultimi 4 anni e l’Italia che riparte dopo il Covid – PNRR e da questi elementi se ne evince il ruolo del Servizio Pubblico. Oddio, abbiamo l’impressione che ci siamo persi qualcosa. Sempre a occhio, ci viene da pensare che il ruolo, la missione del Servizio pubblico radiotelevisivo potrebbe/dovrebbe poggiare su qualcosa di più robusto e articolato che non elementi di pura contingenza (il traffico dati delle Sim è un fattore rilevante ma non centrale e il secondo anzitutto di carattere straordinario e ancora tutto da verificare). È supponibile che un Contratto di tal genere (che peraltro andrebbe a cadere a ridosso del rinnovo della Concessione) dovrebbe/potrebbe avere “linee guida” bel più vaste e articolate laddove si pone già in premessa, semplicemente, un problema: che tipo di Servizio Pubblico, quale ruolo, quale missione ci dovrà essere alla fine di questo decennio?
Sempre nella prima slide si enunciano i pilastri concettuali: rilevante, inclusivo, sostenibile e credibile. Care lettrici, cari lettori, vi chiediamo pazienza: di fronte a tanta roba è necessario prenderci un momento di pausa per attente e ponderate riflessioni. Il dibattito è aperto.
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