Con buona pace di quanti si lamentano del fatto che Bloggorai non parla mai bene della Rai: lo faremmo tanto volentieri se ci fossero spunti importanti, prevalenti, che non siano gli ascolti di una trasmissione.
La credibilità, l’autorevolezza, la “sostenibilità” morale e culturale non è merce che si trova al banco della frutta e verdura. Non si trova un tanto al chilo a seconda delle stagioni. Solitamente si richiede tempo, pazienza, tenacia e costanza. La “reputazione” si costruisce con un lungo e faticoso processo non sempre facile da seguire.
Allora, giocoforza siamo indotti a parlare di Mondiali di Calcio con due osservazioni. La prima riguardala beneamata BBC: non lo trovate scritto quasi da nessuna parte ma, per chi non lo sapesse, il Servizio Pubblico inglese, quello con le iniziali maiuscole, semplicemente, NON ha trasmesso la cerimonia di inaugurazione dal Qatar (https://www.theguardian.com/football/2022/nov/20/bbc-ignores-world-cup-opening-ceremony-in-favour-of-qatar-criticism ) . È stato un segnale importante, forse poco incisivo, forse tardivo per il solito discorso che ormai fanno tutti e si ripete da tempo: era tutto noto, era tutto scritto ma dimenticato colpevolmente. Da tutti, Rai compresa. Oggi parliamo della dichiarazioni importanti della direttrice di Rai Sport, Alessandra De Stefano: “Questo Mondiale non si sarebbe dovuto giocare. O meglio, non si doveva assegnare al Qatar, che si è offerto lo sport più bello del mondo calpestando i diritti umani, corrompendo, imbrogliando, grazie alla complicità dei signori del football che glielo hanno venduto nel 2010”. Ottimo, condividiamo parola per parola. Però ci sfugge il racconto precedente a queste affermazioni: perché, da tempo, è stata posta tanta attenzione e pruderie commerciale (vedi oggi sul Sole articolo sulle prospettive di incassi pubblicitari)? Perché questa affermazione così impegnativa solo ora a campionato iniziato? È noto che per ogni evento o manifestazione che sia c’è sempre un prologo, uno svolgimento e un epilogo. Il prologo, come la De Stefano correttamente sostiene, era noto da tempo e perché non è stato fatto tutto il necessario per opporsi pubblicamente, frontalmente alla FIFA e alla UEFA per come si stava profilando lo svolgimento di questo campionato? Anzi, ci si è affrettati comprare i diritti con la speranza di trarne lauti profitti (come ancora è stato letto dalla cronaca di un recente Cda Rai).
Si parla tanto di diritti umani: da quanto tempo era noto che a Doha morivano a migliaia i lavoratori clandestini che costruivano gli stadi nel deserto? Qualcuno in Italia, dentro la Rai (con la sola eccezione di Report) ha preso posizione, iniziative concrete, tangibili, per protestare contro quella strage in corso di svolgimento (si parla di 6500 persone)? Ha ragione la De Stefano: questo Mondiale non si sarebbe dovuto giocare ma, se lei e tutti i suoi colleghi lo avessero detto forte e chiaro ben prima del suo inizio e magari anche a nome di tutta la Rai, chissà, magari si sarebbero giocati lo stesso ma almeno la “morale” del Servizio Pubblico non dico che si sarebbe salvata del tutto ma avrebbe potuto fargli assumere un pizzico di credibilità, autorevolezza, e “sostenibilità” morale e culturale di grande vantaggio.
Ma andiamo avanti sempre sullo stesso filone e con gli stessi termini del ragionamento sulla credibilità della Rai. Domenica scorsa durante la trasmissione di Fabio Fazio, ancora una volta, è avvenuta una “telepromozione” di un prodotto Netflix come già avvenuto in altre circostanze. Ribadiamo la domanda semplice semplice: perché avviene tutto questo senza che nessuno batta ciglio? È Normale sostenere la concorrenza? Magari pagano e forse anche bene, basta saperlo e magari mandare i sottopancia con scritto "comunicazione commerciale".
Ancora avanti, sempre sullo stesso filone di ragionamento, vi abbiamo accennato al Gruppo di Lavoro creato in Rai per un “Progetto Giovani”. Accipicchia, interessante, importante, “sostenibile” nel senso che merita sostegno. Allora siamo andati a cercare di sapere e capire qualcosa di più dentro e fuori la Rai. Pubblicamente non si sa nulla: non una riga su un giornale, non una notizia, non una dichiarazione. Privatamente non ne parliamo. Tutto tace. Nel frattempo abbiamo letto chi ne fa parte: 8 direttori con l’età media di 56,3 anni. Non è male per chi si deve occupare di “giovani” ovvero di “nativi digitali” che in Rai sembrano scarseggiare. Avete idea di quanto può guadagnare un/a neolaureato/a in economia assunto in Rai con un contratto di apprendistato professionalizzante (della durata di 36 mesi)? Esattamente “Retribuzione Annua Lorda di ingresso pari a circa 31.000 euro e di circa 38.000 euro allo scadere dei 36 mesi”. Fate voi quanto si percepisce netto, al netto delle ritenute. Ci mancherebbe, da metterci la firma con i tempi che corrono. Ma certo difficile da pensare che le menti migliori che si affacciano sul mercato possano essere attratte da queste condizioni. Ma il tema, ovviamente direbbe Fuortes, riguarda gli ascolti dei giovani e, infatti, nella disposizione organizzativa di parla di “Al fine di ridurre il rischio di progressiva perdita di tale pubblico, risulta essenziale incrementare la capacità di conoscerne e presidiarne i gusti, le abitudini e gli interessi, come presupposto alla ideazione e realizzazione di contenuti (e relative modalità di fruizione e coinvolgimento) adeguati ai target”. Ottimo. Condividiamo: meglio tardi che mai. Allora, ci aspettiamo di vedere nuovi prodotti, nuovi format, nuovi linguaggi, nuove proposte di palinsesto in tempi rapidi, rapidissimi perché, nel frattempo Total Audience di Auditel ci conferma che il pubblico Rai, nelle fasce comprese tra i 45 e gli over 65 anni, è all’85% (ottantacinquepercento). Nella prima rilevazione di maggio scorso,gli stessi telespettatori erano all’84% (ottantaquattropercento). Un solo miserabile punto in meno (o in più). Quanto basta per sperare che il “gruppo di lavoro giovani” sia veloce: di questo passo con un 1% ogni quattro mesi nel giro di un paio di anni il Servizio Pubblico può benissimo cambiare nome: RadiotelevisioneAnzianiItaliani.
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