La notizia del giorno è che Bloggorai cambierà nome e si chiamerà
ProfeteRai. Abbiamo scritto tutto da tempo, era tutto già previsto nel Libro
del Destino di questo Cda, di questo AD e di chi lo ha nominato, supportato e
accompagnato. Nel racconto che si stava componendo mancava però un tassello
importante che ora sta prendendo luce: che ruolo avrà il nuovo Governo di Destra destra (con
eventuale appoggio di qualche “centrino”). Bene, ci siamo, la guerra è
iniziata, diretta, frontale e non si faranno prigionieri.
Ieri abbiamo riferito la notizia, pubblicata da Il Foglio,
di un incontro riservato, segreto, tra Fuortes e Giorgia Meloni: oggi ci pensa
La Stampa (sempre super bene informata) a riferire i particolari con un titolo
suggestivo “Incontro tra Meloni e Fuortes – l’AD non ha intenzione di farsi
da parte”. Ci racconta l’atteggiamento dei due personaggi: una tutta all’attacco
e l’altro in una apparente difesa. La prima esordisce con “… con un fuoco di
fila di critiche: la Rai che va male, superata da Mediaset, programmi
sbilanciati a sinistra, il piano industriale gestito male e finito in
fallimento. I Mondiali, poi, secondo Meloni, hanno ottenuto il solo risultato
di penalizzare le news anticipate di un'ora”. Il secondo sembra arroccarsi : “non
solo non si vuole fare da parte, ma non vuole neppure essere commissariato da
un direttore generale come Giampaolo Rossi, meloniano della prima ora, che di
fatto lo scavalcherebbe”. Si legge ancora nell’articolo un passaggio
interessante: “…la Rai, colpevole ai suoi occhi di non averlo mai compreso e di
averlo ostacolato in tutti i modi”.
Commenta un autorevole inquilino dei piani alti di Viale Mazzini
“Certo, non c’è nulla di nuovo…si tratta del logico epilogo di un AD che non
appena dopo pochi giorni dal suo insediamento già proclamava la “sua”
rivoluzione con il Piano industriale di Salini e della sua parte più vecchia,
la riforma per generi”. Un lettore esperto del VII piano aggiunge “La
rivoluzione o si governa o si subisce”. Fuortes non solo ha proposto e
subito una rivoluzione già spenta, consumata e mai iniziata dai suoi predecessori
ma ha cercato di governarla con armate inaffidabili, incerte, confuse e
demotivate a seguirlo. Non solo, intorno a lui gli altri eserciti (il Governo Draghi
che lo ha nominano per primo e i partiti che lo sorreggevano, segnatamente il PD)
stavano già organizzando la loro disfatta, puntualmente arrivata lo scorso 25
settembre. Ricordate la famosa foto sotto il Palazzo di Viale Mazzini? Era
un segno tangibile dell’aria che tirava a Viale Mazzini. Un altro piccolo ma
significativo esempio di come Fuortes non è stato compreso in Rai? La nomina di
Maurizio Caprara come suo consulente per la comunicazione. Pochi dentro il
Palazzo ne hanno condiviso la scelta e non tanto per la persona in quanto tale
ma per cosa questa scelta stava a significare: totale sfiducia nei “comunicatori”
già presenti in Azienda che, in un luogo dove tutti o quasi vorrebbero sembrare
McLuhan, non è proprio un gran segnale di fiducia. E così via elencando e trotterellando.
Ma ora il vero interrogativo che molti lettori di Bloggorai ci stanno ponendo è più complesso: quali saranno le intenzioni, quale la “visione” del Governo verso la Rai indipendentemente dalla piccole scaramucce sulle persone che vanno e altre che verranno? Annotiamo una riflessione che riteniamo prioritaria e fondamentale: il futuro della Rai il Governo lo disegnerà in relazione ai suoi rapporti interni con Berlusconi e Salvini. Se dovessimo riflettere solo su quel poco che sappiamo sulla “visione” della Meloni e del suo esperto Giampaolo Rossi ci sarebbe molto da discutere ma magari qualcosa di interessante lo si può trovare: sulla difesa della Rai, del Servizio Pubblico, verrebbe da fidarsi più di loro che di altri presunti vecchi “amici” che invece non hanno perso occasione per martellare Viale Mazzini o anche nel non difenderla come avrebbero e potuto fare. Vogliamo parlare di Rai Way??? Hai voglia da girarci intorno: la prima e sola grande battaglia persa dal “centro sinistra” è stata quella sul conflitto di interessi. Da allora in poi nulla è stato mai più come avrebbe potuto e dovuto essere. Punto. Amen!
Dunque, semplicemente: se la Meloni riterrà che potrà “sfidare” anzitutto
la tenuta del suo alleato Berlusconi (con i suoi diretti interessi) si potrà
immaginare uno scenario relativamente favorevole alla Rai. Al contrario, se
(come già qualche segnale si è intravisto) dovesse ritenere che non potrebbe
farne a meno per non correre rischi sulla sua tenuta a Palazzo Chigi, dovrà pur
cedere a qualche compromesso che, in questo caso, potrebbe non essere del tutto
favorevole alla Rai. Ragionamento analogo per l’altro suo alleato Salvini e la
sua battaglia identitaria sul canone. Sono in scadenza due appuntamenti
fondamentali: la nomina della presidenza alla Vigilanza Rai con la renziana Boschi
che sarebbe in pole position (vedi supporto esterno di Calenda) e il tema
canone che, nonostante quanto avvenuto nei giorni scorsi, potrebbe non essere
affatto risolto. La Legge di Stabilità di prossima edizione potrebbe contenere
sorprese molto sgradite per non dire del tema “condono” che si potrebbe estendere
alle bollette non pagate e quindi al canone non riscosso.
Fuortes si pone in atteggiamento di scontro frontale con
il Governo senza averne la forza per sostenerlo. Non dispone di eserciti e di alleati. e non padroneggia nemmeno saperi "politici" antichi ma efficaci che in passato hanno garantito la sopravvivenza dei suoi predecessori. Delle due l’una: o dispone
di strumenti segreti (mica tanto) per poter contendere/contrattare la sua
permanenza o uscita dalla Rai con onore di cui noi non siamo a conoscenza
oppure siamo in presenza di un piccolo bluff. Per quanto abbiamo letto e sappiamo,
per quanto ci riferiscono chi assiste direttamente al tavolo di gioco al VII e
altri piani, potrebbe essere buona la seconda. La Meloni ha chiesto di mostrare
le sue carte e in mano l’AD ha solo una piccola coppia, nuda.
bloggorai@gmail.com
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