Già, ci siamo: freddo, pioggia,, camino acceso, i gatti in casa
che se ne guardano bene dal bagnarsi le zampette, meglio il portico (si possono
capire, sono mezzi burini, nati a Roviano, vicino Tivoli, ma pendolari tra la
città e la campagna).
Allora, premesso che sulla Rai ci sono solo tre notiziole
(si fa per dire) degne di una riga: la prima la pubblica Il Foglio laddove riporta
che per il viaggio della Meloni a Bruxelles, il Servizio Pubblico si è
mobilitato in grande spolvero con “… tre corrispondenti, cinque inviati (Tg1,
Tg2, Tg3, RaiNews, Radio Rai), "Porta a Porta". Viale Mazzini ha
concesso la deroga: tutti a Bruxelles. Per Mediaset c'è l'inviato del Tg5 e il
corrispondente”. Che meraviglia! La seconda notizia la scrive Monica Guerzoni
sul Corriere “Per la Vigilanza Rai si parla (molto) dell'ex ministro Stefano
Patuanelli, M5S, ma nessuno esclude che possa farcela la renziana Maria Elena
Boschi con i voti della destra”. NB: Con i voti della destra! La terza
infine riguarda l’avvio della nuova campagna di abbonamenti Netflix che, da
ieri, propone un nuovo prezzo a 5,49 Euro per quattro minuti di pubblicità per
ogni ora di trasmissione. Gli spot
saranno fortemente “targhettizati” ovvero corrispondenti al vostro “profilo”
come risulta dai dati a loro disposizione sulle vostre preferenze, stile di
vita etc. Come abbiamo scritto, la torta è piccola per tutti e da ieri lo sarà
ancora di più.
Bene, tutto qui e per alcune settimane ancora rimarrà così,
almeno fin quando non sarà composta la Vigilanza e nominato il suo presidente. Dopo
di che inizierà la tarantella. Per un certo senso, ci sentiamo tranquilli (si fa
per dire): se il governo Meloni scriverà il nuovo Contratto di Servizio Rai per
come ha scritto la legge sui Rave, possiamo dormire sonni sereni. In altri termini,
il solo ed unico provvedimento che preme alle porte è la minaccia storica e
rinnovata nei giorni scorsi da Matteo Salvini di abolire il canone Rai.
nota a margine: ogni tanto qualche allegro collega zuzzurellone si è cimentato sul
futuro di Fuortes arrivando ad immaginare che gli si poteva aprire la porta
della sovrintendenza alla Scala ma, da Milano, hanno fatto sapere “No grazie,
stiamo bene così… ci teniamo Meyer, è un bravo ragazzo!”. Escluso Rossi per
noti motivi “burocratici” legati al suo eventuale secondo mandato, non possiamo
fare altro che ribadire: l’AD mangerà panettone e colomba per le prossime due stagioni.
Chi se la prende la briga, l’onere o l’onore, di imbarcarsi in questa tormentata
avventura di gestire la Rai nelle condizioni date: crisi economica e di ascolti
nel pieno del rinnovo del Contratto? Amen.
Andiamo avanti con il “bollettino delle olive”. Ieri non abbiamo
pubblicato il post perché impegnati al frantoio. È andata bene: resa al 12%. Una
fatica boia ripagata da grande soddisfazione per la qualità e la quantità. Premesso
che nonostante diversi anni di “parlare e masticare olio” ci sentiamo ancora sprovveduti
allo sbaraglio e ancora non sappiamo tutto ciò che è necessario sapere. Note a
margine. 1: la gramolatura è un passaggio fondamentale per la produzione dell’olio.
Devo ammettere: non gli avevo dedicato prima molta attenzione. Per chi non lo
sapesse: la gramola è la pasta che si ottiene dalla frantumazione delle olive
(compreso l’osso) e permette la separazione delle molecole di acqua da quelle
di “olio”. Il problema si è posto quando abbiamo cercato di indagare sulla “resa”
in percentuale dell’olio sul totale delle olive. Intervengono tanti fattori
(qualità delle olive, periodo della raccolta, condizioni climatiche nei mesi
precedenti etc) e, non ultime le caratteristiche tecnologiche del frantoio. Ieri
abbiamo scoperto il criterio delle “gramolatura lenta” che anzitutto, per un
elementare principio della fisica, riduce il calore emesso dalle spirali di
premitura, è in grado di determinare qualità e quantità di olio prodotto. In altre
parole, più è veloce il procedimento minore è la qualità/quantità di olio
prodotto. Che succede allora: che se il frantoio va di corsa, aumenta il numero
dei giri delle spirali per velocizzare il procedimento e fare spazio al cliente
successivo e, ci dicono, la maggior parte si comporta così. Si tratta di
ottimizzare i tempi di produzione e aumentare i quintali che si macinano al
giorno, in specie per quei piccoli frantoi che non hanno serbatoio (olive che
metti … olio che prendi). Nota ulteriore: per l’olio “pseudo” biologico, si
dovrebbero lavare le spirali della gramolatrice ad ogni nuovo passaggio: chi
può dire mai come sono state trattate le olive che vi sono transitate prima
(non sono pochi i contadini che non hanno scrupoli coi trattamenti chimici) ma
quanti sono i frantoi che lo fanno?
Nota a margine 2. Al termine della giornata siamo passati
dalla Bruna, donna forte e autorevole che nonostante i suoi oltre 80 anni è
ancora gagliardissima. E ci ha dato una piccola quanto fondamentale lezione di
economia politica. Ci ha subito chiesto “Quanto avete pagato la molitura?” e
noi “22 euro al quintale”. “Ehhh bhe, n’el giusto nooo… perché l’anno scorso
era a 15/17 euro e mo’ a 22???” per poi aggiungere “Se so’ messi d’accordo co’
l’altri frantoi perché pure loro hanno fattolo stesso prezzo, ma perché? Questa,
a casa mia, si chiama speculazione”. Già cara Bruna, si chiama speculazione e
non c’è stato e forse non ci sarà mai nessun governo in grado di fermarla.
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