Schizofrenici o bipolari nella versione clinica, confusi e
dissociati in quella sociale e culturale. Questi i termini entro i quali si
racchiude semplicemente la giornata di quanti oggi sostengono con entusiasmo l’inizio
dei Mondiali di calcio. C’è poco da dire: la Rai è in prima fila. Come si può
infatti aderire e partecipare in modo disinvolto, come se nulla fosse, a questa
manifestazione che puzza di corruzione, malaffare, intrigo internazionale e
morte di migliaia di persone? Come si può spacciare questo evento come “sportivo”
quando dietro, di fronte e davanti c’è tutto il suo contrario e nemmeno tanto
poi sottinteso ma palese, evidente, mostruosamente alla luce del sole. Ha dichiarato
nei giorni scorsi Gianni Infantino, presidente FIFA “Le critiche al Mondiale
sono ipocrite". "Per quello che noi europei abbiamo fatto negli
ultimi 3.000 anni dovremmo scusarci per i prossimi 3.000 anni, prima di dare
lezioni morali agli altri. Queste lezioni morali sono solo ipocrisia". Che
gli europei, non tutti in verità, siano in grado di dare “lezioni morali” è tutto
da argomentare: chi, dove, quando e su quali temi? Però, in un certo senso, ha
ragione quando sostiene che le critiche oggi sono ipocrite: è vero, sapevano
tutto tutti da tempo e solo nelle ultime ore è stato sollevato il coperchio alla
pentola della minestra puzzolente che ci stanno propinando spacciandola per
sport.
E non vale nemmeno la battuta che si sente dire nei Tg e Gr “oggi
si aprono i giochi tra le polemiche per i diritti civili”. No, non si tratta
solo di rispetto per le persone, non si tratta solo di vietare o meno il
consumo di birra nei luoghi pubblici, ma di partite ben più rilevanti che
riguardano gli equilibri geopolitici del mondo, di ambiente globale, di guerra
e dunque armi, di energia. In poche parole, la nostra stessa vita che con il calcio
c’entra ben poco.
Ma ci chiediamo: l’AD Fuortes, la presidente Soldi, i
consiglieri di amministrazione, i vari dirigenti appassionati di “sostenibilità”
a vario titolo intesa tutti hanno visto la puntata di Report dedicata ai Mondiali
in Qatar? Hanno capito bene di cosa si è parlato, di quali "valori sociali" sono in gioco, di quali testimonianze e
prove sono state indicate per sottolineare che si tratta di una manifestazione
ad alto tasso di inquinamento morale? Delle due l’una: o Ranucci/Report hanno
sparato una montagna di cazzate, irrilevanti, superflue, oppure se anche una piccola
parte di quanto è stato sostenuto ha un fondamento di verità sarebbe stato giusto
almeno far trapelare un cenno di dignità civile, sociale e politica come in tanti altri paesi
hanno fatto e non far uscire una improvvida nota dell’ANSA dove si è letto che “si conta” su mondiali per risollevare
gli ascolti e i conti: della serie “i soldi non puzzano” anzi profumano di viole
e mammolette primaverili quando occorrono.
In questi termini, per come oggi viene rappresentato, per
come lo si intende nella sua espressione più globalizzata, il calcio non è più
il “gioco più bello del mondo” ma solo un luogo puzzolente di scambio di
affari, mazzette, armi, dollari, squadre comprate e vendute come se fossero
bruscolini. E, per cortesia, non ci rompessero le scatole con i servizi dove si
racconta del primo stadio con l’aria condizionata o della tende nel deserto
dove alloggeranno i tifosi. Per capire, sapere quello che succede oggi a Doha
non è necessario comprare un Corriere o una gazzetta sportiva qualsiasi ma il Financial
Times, Handelsblatt o Le Monde Diplomatique e non sarebbero nemmeno sufficienti.
Cosa c’entra lo sport, il calcio, quando si viene a sapere che il Qatar si
candida ad essere uno dei maggiori fornitori di gas all’occidente per prendere
il posto di quello russo che puzza di guerra e di sanzioni? Cosa c’entra lo sport,
il calcio, quando vieni a sapere che si può comprare un campionato mondiale con
l’acquisto di qualche aereo da
combattimento come Report ha fatto evidenziare? Cosa c’entra lo sport, il calcio,
con il vorticoso giro di mazzette milionarie che girano da una parte e dall’altra
dei vari continenti?
bloggorai@gmail.com
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