Mefistofele sotto mentite spoglie.
E il Diavolo ha la coda: arrivate fino alla fine di questo Post.
Abbiamo la sensazione, non la certezza, che a Viale Mazzini e, in particolare in alcuni piani, si aggira un personaggio demoniaco. Chi altri potrebbe avere infatti la diabolica idea di proporre una striscia di approfondimento giornalistico alle 20.35 e affidarla ad un esterno Rai? Ieri, a botta calda, ci siamo limitati a proporre alcuni spunti di riflessione che oggi, a mente fredda, sono più lucidi.
Si tratta semplicemente di una iniziativa sprovveduta, nel senso che non è “provvista” di senso e contesto. Che senso ha un “approfondimento giornalistico” quando è in onda il Tg2 che, al suo termine, appunto propone lo stesso modello? Se pure se ne ravvisasse la necessità, che senso ha collocarla su Rai Tre e non su Rai Uno dove la differenza di telespettatori è rilevante e significativa?
I quale contesto si colloca? Una proposta editoriale del genere potrebbe avere un suo senso, una sola logica, nel quadro, nel contesto, di una riorganizzazione generale dell’offerta informativa del Servizio Pubblico. Tanto per dare un’idea, quando nel passato si è cercato di proporre innovazioni in questo ambito, si era in presenza di documenti del genere, intorno ai quali si era sviluppato un ampio dibattito. Giuste o meno che fossero, erano (e sono tutt’ora) proposte organiche, complessive che interessano tutto il perimetro dell’offerta di informazione e approfondimento giornalistico.
In questo caso non c’è nulla, zero assoluto ma solo una virgola di un discorso mai scritto. Ancora: quale senso giornalistico dovrebbe avere? Chi decide di approfondire cosa? Come si integra questa scelta con quella delle testate giornalistiche? Poniamo che il Tg1 volesse dedicare qualche minuto in più all’interno del suo spazio delle 20 su un determinato tema che succede? Dialogo surreale e immaginario: la Maggioni chiama Damilano e gli chiede: “Scusa caro… ma tu stasera che fai?” e lui sempre arguto, un po’ alla Verdone, gli risponde “In che sensoooo”? e lei a lui “Ma noooo, che pensi… intendevo dire cosa approfondisci?” e lui a lei “ohhh cara, aspetta un attimo … chiamo Mario e ci mettiamo d’accordo” e lei a lui “Ok, aspetto, fammi sapere presto perché tra poco andiamo in onda. Ciao caro”.
Dettagli: un nuovo studio a Viale Mazzini??? E dove si potrà mai fare? Abbiamo cercato di sapere e le ipotesi sono due: una sala attigua al Salone degli Arazzi oppure la cosiddetta “saletta stampa” nell’atrio dell’ingresso di Viale Mazzini. Geniale. Si dovrà provvedere con una regia? Certo che si e dove si collocherebbe? Come al solito con un pulmino parcheggiato su Viale Pasubio? Ma noooo… si potrebbe fare una regia da remoto con Saxa Rubra… ahhhhh… eccooooo!!! E poi: una trasmissione del genere presuppone una redazione? Forse che si … forse che no… in genere “così fan tutte” le trasmissioni giornalistiche e allora si certo … ci sarà una redazione. Quante persone 1,2,3,5 10 ? e dove le mettiamo? Of course… Covid Docet …da remoto. Ahhh ..eccoooo! Noi si che siamo sprovveduti, altro che Mefistofele.
Lasciamo perdere gli altri “dettagli” insignificanti: come è possibile non avere un sembiante, una fattispecie, un similare, di giornalista interno, tra oltre 1800 in organico Rai, che non sia in grado di fare una cosa dl genere? Nessuno sa bene come e perché sia stato scelto proprio Damilano, ora povero disoccupato (si fa per dire visto che è come il prezzemolo dovunque venga invitato), rispetto a tanti altri colleghi/e. Infine: ma non si era già parlato di una cosa del genere da affidare ad una donna (Berlinguer o Annunziata)??? Boh…
Bene andiamo avanti o, peggio, indietro. Ieri sera serata televisiva tanto drammatica quanto rivelatrice. Sintesi: alle 20 guardi il Tg1 e ti stordisci, cambi canale e vai su La7 e capisci. La differenza è rilevante. Appena vedi il volto della/del corrispondente da Kiev ti spaventi e ti aspetti che ci potranno essere notizie ancora più drammatiche e spaventose. Appena vedi il volto di Lucio Caracciolo dalla Gruber cominci a ragionare, si pongono domande e intuisci che dietro ogni notizia c’è un prima, un durante e ci sarà essere un dopo.
A questo proposito, vi proponiamo uno stralcio di quanto scritto ieri su La Stampa da Domenico Quirico: “Attenzione: parlare con il diavolo di turno, al telefono o attorno a un tavolo, non è un obbligo morale anche se il risultato che ci si propone è fermare il massacro e ottenere un cessate il fuoco. È una strategia, una possibilità. Ma è un errore pensare che sia una soluzione magica, da impiegare quando tutto il resto è fallito. Nelle relazioni internazionali non bisogna davvero mai dire mai ma neppure dire sempre. Come la ipotesi della guerra la diplomazia deve esser giudicata dalle conseguenze che determina, il suo verbo è il condizionale, procede per continue ipotesi: se tratto il nemico in questo modo che cosa ottengo? Alternare bastone e carota a cosa porta?”.
Ancora non appagato dalla caparbia volontà di sapere, capire e conoscere, sempre e solo su La7, mi sono visto le prime puntate della serie Tv che ha reso Volodymyr Zelensky prima famoso e poi presidente dell’Ucraina , a seguire, un documentario sulla sua biografia. Hanno colpito due sequenze: la prima si riferisce ai soldi di origini incerte (un “foundraising” tra studenti !!!) che hanno permesso al leader ucraino di presentarsi alle elezioni (e vincerle) già vista da noi con le immagini de Il Caimano e la seconda quando Zelensky più volte sostiene la necessità di aderire alla NATO.
Chiudiamo: dopo le immagini di orrore che stiamo vedendo, vi proponiamo un piccolo mistero: provate a cercare il documentario di Sigfrido Ranucci sulla strage di Fallujah, avvenuta in Iraq nel novembre del 2004, andato in onda per Report nel 2005. Questo il solo link (esterno alla Rai) che abbiamo trovato su Youtube (per fortuna che esiste!!!): https://www.youtube.com/watch?v=GxRK2Ejs268 poi vi suggeriamo di ascoltare quanto detto da Roberto Morrione, a quel tempo direttore di RaiNews24, https://www.raiplay.it/video/2019/04/Leditoriale-di-Roberto-Morrione-direttore-di-Rainews24---14112005-3a9bea21-bf4a-41ed-bc6d-9ffe14a29ee2.html e, infine quanto scritto dalla FNSI a questo proposito https://www.fnsi.it/usigrai-silenzio-aziendale-sullinchiesta-di-rainews-24-su-fallujah . Su quella strage, per quei crimini contro l’umanità non c’è mai stato nessun procedimento e nessuna condanna. Mai. La memoria è un dono divino e non tutti ne hanno il privilegio di averlo ricevuto.
bloggorai@gmail.com
Acuminata ma ben circostanziata critica. Credo che concorderebbe perfino il Dottor Alì , che non manca mai di citare l'autore di bloggorai .
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