Bloggorai non è neutro rispetto alla guerra. Cerchiamo di tenere distinte le riflessioni sui temi della Rai e del Servizio Pubblico ma ci sono margini di argomenti che si lambiscono. Bloggorai ha il suo personalissimo orientamento che, peraltro, sembra essere pure in ottima compagnia almeno con Papa Francesco quando ha dichiarato che “… Io mi sono vergognato quando ho letto che non so, un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il due per cento, credo, o il due per mille del Pil nell’acquisto di armi …” e magari pure con il Presidente Mattarella quando, proprio ieri 25 aprile, ha dichiarato “ … avvertiamo l’esigenza di fermare subito, con determinazione, questa deriva di guerra …” frase che oggi difficilmente troverete sulla stampa.
Sulla guerra in corso Bloggorai ha le idee molto chiare e le ha scritte da subito: si poteva e doveva evitare. Era noto a tutti, da anni, che la situazione era prossima a degenerare e nessuno, nessuno, ha battuto ciglio per evitare quanto poi è successo. Il Capitolo Guerra in Ucraina non era scritto sul libro del destino imperscrutabile ma su quello chiarissimo delle opportunità e convenienze della geopolitica globale. Ora, purtroppo e drammaticamente, è iniziata e va terminata prima possibile. Questo ragionamento rende difficile essere al di sopra delle parti con la pretesa di dare insegnamenti.
Anni addietro capitava di dibattere se fosse preferibile avere amministratori onesti ma incapaci oppure competenti mascalzoni. Normalmente alla prima categoria appartengono i nuovi arrivati mentre alla seconda sono iscritti nutrite schiere di avveduti esperti di appropriazioni indebite di beni pubblici. Non ho mai avuto dubbi: mi piacerebbe che fossero tutti onesti e capaci ma in mancanza di meglio preferisco i primi. Almeno gli si possono dare due attenuanti: la prima è la loro intrinseca natura positiva primigenia, cioè votata al bene, e la seconda è l’inesperienza. In entrambe i casi è accettabile che possano sbagliare con la coscienza in ordine e sarà compito di chi li ha eletti aiutarli ad amministrare con giudizio e, qualora dovessero commettere errori o presi con le mani nel sacco della compagine avversa (i mascalzoni) mandarli a casa o meglio in galera. Per la seconda categoria invece tutto cambia: il mascalzone in genere ha un suo gene malefico che lo ispira e lo guida, da solo o in compagnia di altri suoi pari. Anche la sua “competenza” può essere inquinata dal suo animo malmostoso, cioè acquisita anch’essa con il malaffare.
Da quando è scoppiata la guerra (invasione) in Ucraina sta succedendo qualcosa di apparentemente nuovo e inedito. I simboli, le parole e le immagini che accompagnano questi giorni stanno inquinando i pozzi della ragione collettiva. Oggi ci troviamo dibattere anche tra i nostri amici, parenti e conoscenti se sia preferibile essere arruolati tra i pacifisti armati oppure far parte di coloro dotati solo di buone intenzioni e spirito francescano. Alla prima categoria appartengono coloro che sostengono la pace sempre sulla canna del fucile (o del cannone o missile… fate voi). Più o meno sono i teorici della versione rivista e corretta del “Si vis pacem… para bellum” aggiornata al XXI secolo post atomico: il mio missile balistico intercontinentale è più potente del tuo e vince chi pigia per primo il bottone nero dell’Apocalisse. Alla seconda categoria appartengono gli oltranzisti della trattativa ad ogni costo, preferibilmente prima dello scoppio della belligeranza. Le ragioni dei primi sono rafforzate dal diritto internazionale: vietato aggredire e invadere un altro paese e uccidere vittime innocenti. Le ragioni dei secondi poggiano sulla storia e la memoria, sull’etica e la morale. Tutte materie fragili e difficili da manovrare e non sempre di facile comprensione, specie la memoria.
Ora, confessiamo, per molti aspetti siamo turbati confusi e disorientati e, giocoforza, siamo indotti a semplificare e ridurre ai minimi termini un dibattito altrimenti troppo lungo e complesso per essere ricondotto in poche righe, appena superiori ai Tweet tanto cari a chi riesce a cavarsela con 140 battute. Per altri aspetti, tutto sembra di una chiarezza tanto esplicita quanto stupefacente e basta osservare la foto di copertina per averne le dimensioni.
Questo lo schema semplificato che proponiamo:
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