Una nota di grande interesse: leggiamo che il CFO, colui che ha le chiavi della casse della Rai riporta al Dg e non all'AD. Laddove il tema delle risorse sulle quali l'Azienda deve contare viene gestito da una figura intermedia rispetto all'AD, colui che dovrebbe invece avere una visione "politica" strategica più elevata porta a dedurre che questo tema viene considerato alla pari di una struttura operativa di secondo livello. E' grave !!! E' grave, inoltre,che anche la figura del CTO, centrale nel momento in cui l'Azienda affronta sfide tecnologiche di grande portata, appare sostanzialmente ridimensionato.
Torniamo al Piano industriale: tra i corposi 5 allegati ne prendiamo uno a caso, quello relativo al canale in lingua inglese. Anzitutto un problema di legittimità sulla scelta di collocarlo all'interno di Rai Com. Abbiamo già scritto: questo obbligo deriva da una precisa indicazione del Contratto di servizio che individua in questo canale uno dei "luoghi" editoriali dove si esercita il servizio pubblico. Non ha e non prevede alcuna logica commerciale e non si giustificano in alcun modo i budget che gli vengono assegnati in quella struttura. Il piano assegna a questo canale, insieme a quello istituzionale, 60 milioni per il prossimo biennio (30 a canale, 15 per anno... un tanto al chilo) e gli impone di fare molti di più di quanto oggi mette in onda Rai Italia, Rai World Premium e Rai News 24. Il nuovo canale dovrebbe trasmettere un palinsesto di 8 ore ripetuto su tre fasce orarie, programmi originali prodotti in lingua inglese, documentarie altro tratto da Teche Rai, opere cinematografiche italiane sottotitolate, spazi informativi di rilievo internazionale. Come possa essere possibile tutto questo ad un costo previsto di 15 milioni l'anno a fronte di un costo attuale della sola Rai Italia superiore ai 20 milioni anno è un vero mistero.
Ieri abbiamo ripetuto quanto già noto: Mario Orfeo destinato alla presidenza di Rai Way. Non ci ripetiamo sul senso dell'operazione. Però,ancora una volta, leggiamo i dati del bilancio della quotata appena pubblicati. Prosegue il trend: diminuisco i ricavi da terzi (da 35 mln del 2014, anno della quotazione, a 33 del 2018) e aumentano quelli da Rai (da 172 mln a 184), con grande gioia per gli azionisti che stanno lì con le saccocce aperte in attesa dei lauti dividendi (sic!). Forse a qualcuno non è ben chiaro: in gioco ci sono i soldi dei contribuenti, di chi paga il canone. Tradotto in soldoni: Rai Way non genera profitti dal mercato ma dalla quota annua che Viale Mazzini riversa a Via Teulada e questi profitti, generosamente, vengono poi riversati in dividendi. Che pacchia !!! Speriamo che in CdA qualcuno ne sia consapevole e che, magari ... vai a sapere, il nuovo Presidente notoriamente esperto di finanza possa intervenire efficacemente. Auguri e tanti saluti al suo predecessore, il Servizio Pubblico ne sentirà la mancanza!
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