mercoledì 13 marzo 2019

Danimarca

C'è qualcosa di strano nell'aria primaverile: non passa giorno senza che qualcuno ricorda una buona idea, un progetto, una pia illusione che, purtroppo, non è stata realizzata. Oggi è la volta di Marco Travaglio sul Fatto che riesuma una lodevolissima iniziativa avviata nel lontano 5 marzo 2015 da MoveOn e sottoscritta da innumerevoli soggetti politici, culturali, associazioni e movimenti per proporre una Rai dei e per i cittadini. Cosa è successo dopo? Renzi vara una legge che va nella direzione esattamente opposta e mette il Servizio Pubblico sotto rigida tutela del Governo.

Punto e a capo. Nei giorni scorsi ci aveva pensato Carlo Rognoni (vedi post di lunedì, da rileggere attentamente) ricordando la proposta del senatore Bruno Pellegrino (craxiano di ferro ed ex consigliere Rai) della quale in rete non si trova traccia.

Ora cosa succede? succede che in una certa area di autorevoli e prestigiosi studiosi e commentatori del Servizio Pubblico riciccia fuori la panacea di tutti i mali di Viale Mazzini: la riorganizzazione per generi oggi recuperata nel Piano Industriale appena votato in Cda. Succede, dunque, che in questa stessa area si assiste ad uno strano silenzio, quasi imbarazzato, tutto impiantato sul fatto che si vorrebbe per un verso gongolare per aver raggiunto un risultato (dopo oltre 20 anni) e vedere soddisfatte le proprie riflessioni; per verso opposto, si avverte analogo imbarazzo perchè tutta questa impalcatura è assai fragile per molteplici aspetti, primo tra questi il tema risorse economiche, e poi perchè i driver di questo cambiamento sono tutti saldamente in mano a chi del Servizio Pubblico ha una visione privata e proprietaria, strettamente personale di osservanza partitica bizantina.

Ieri sera, ad un interessante quanto impegnativo dibattito su "Web e barocco a Roma nella chiesa del Gesù" abbiamo incontrato un "vecchio" (con tutto il rispetto della categoria alla quale mi pregio di appartenere) autorevolissimo ed esperto di cose Rai con il quale ci siamo confidati un momento di sconforto sul perchè e sul percome il Servizio Pubblico si trova in difficoltà e ci ha detto: "La banale e semplice verità è che non si riesce ad incidere su nulla ... le partite importanti si giocano in campi lontani, con i campioni in campo e noi non si riesce a toccare palla". Sconfortante!!!

Ecco allora spiegato il tema della riservatezza, del segreto, sollevato giustamente da Riccardo Laganà sul Piano Industriale: averlo confinato tra il 6o piano dove lavora il CFO Giuseppe Pasciucco e il settimo piano, dove hanno trovato sede provvisoria i consulenti lautamente pagati della Boston Cons., insieme allo staff dell'AD e il supporto del Presidente, lo ha reso sterile, inattaccabile e inavvicinabile dal dibattito pubblico. Ci ricorda una battuta di un paio di settimane addietro fatta da uno che di Piani industriale ne capisce qualcosa: "tanto sarà polvere di stelle, voglio vedere cosa succede quando si tratterà di nominare i direttori e affidare i budget. Tutto si dissolverà come neve al sole".

Ora cosa succede? succede molto semplicemente che si attenderanno i risultati delle Europee per sapere se i vari soggetti direttamente interessati vorranno prendere il malloppo per intero o spartire le briciole con lo Zingaretti di turno (anche oggi chiamato in causa).
Sic transit gloria mundi


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