E' necessario però fissare due punti: il primo riguarda la cantilena della Legge 2015. Da una Legge sbagliata non può che venire una conseguenza distorta. In secondo luogo, il migliore dei piani industriali se non ha solide gambe finanziarie sulle quali contare non va da nessuna parte. La storia del canale in lingua inglese è istruttiva: si prevede la destinazione funzionale sotto Rai Com che dovrebbe ricevere finanziamenti provenienti da Rai, a pag 264 si prevedono investimenti per 60 milioni (compreso il canale istituzionale) distribuiti in più anni per un impegno produttivo articolato in palinsesto di 8 ore ripetuto su 3 fasce orarie e basato su produzioni originali, contenuti archivi Rai e contenuti informativi. La gestione verrebbe affidata ad una struttura dedicata collocata all'interno di Rai Com con risorse commerciali dedicate agli accordi con i partner. E qui emergono i problemi: Rai Com, per sua missione, ha il compito di commercializzare i prodotti Rai. La sua logica, il suo compito mira (più o meno correttamente che sia) al profitto derivato dalla vendita, appunto, dal commercio. La logica invece del canale in lingua inglese prevista dal Contratto di servizio non fa alcun riferimento a questa logica.
Nel mentre che leggiamo quanto già sapevamo, cioè che al settimo piano tira la solita aria di forte tensione tra i due lati del corridoio (leggi il Fatto a firma Gianluca Roselli) non ci resta che rimboccarci le maniche e studiare attentamente il Piano (e vedere di nascosto l'effetto che fa ...).
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