sabato 25 maggio 2024

RAI e RAI Way: i punti sconnessi di un momento complesso e "curioso"

Foto di Buzz da Pixabay
 

Correvano gli anni ’60. La mia mamma era solita, il martedì pomeriggio, andare a trovare la sorella che abitava dietro Piazza Nicosia per prendere un the. Il sottoscritto, per non annoiarsi, mentre loro in salotto facevano taglia e cuci sulle beghe di famiglia, si rintanava in un angolo della cucina con l’ultima copia de La Settimana Enigmistica. Il gioco preferito era “connettere i punti” dove alla fine si intravvedeva la figura disegnata.  Qualche anno dopo, tanti anni, me lo sono ritrovato con il famoso “Connecting the Dots”. Un esercizio molto utile.

Bene, allora cerchiamo di connettere alcuni punti di questo passaggio di stagione alquanto complicato.

Primo punto: RAI Way. Ieri, a botta calda vi abbiamo accennato qualcosa e dopo un giro di telefonate e messaggi, si siamo messi in attesa di capire le reazioni. Leggiamo: Corriere (A. Baccaro) “Curiosa la scelta dei tempi, il decreto, a due settimane dalle Europee e a un mese dal nuovo cda Rai, sembra diretto a assicurare i fondi sul via libera all'integrazione”. Già, molto curiosa…molto: è la notazione più interessante. Repubblica (S. Bennewitz) “Dopo 9 anni di chiacchiere finalmente si passerà ai fatti, perché in un momento di tassi e inflazione alta, creare sinergie nelle infrastrutture non solo è opportuno, ma necessario”. Già, finalmente, molto finalmente. Poi Il Sole 24 Ore (C. Dominelli) “… l'interesse del mercato sul titolo che ieri, a Piazza Affari, ha registrato un forte balzo chiudendo la seduta con un progresso del 3,27%, a quota 5,05 euro. Il che rappresenta un'ulteriore conferma dell'attenzione che accompagna il possibile deal atteso anche per il dividendo straordinario che andrà agli azionisti di Rai Way e che potrebbe essere sui 400 milioni…”. Amen.

Ne abbiamo già parlato: ci sono tre “razionali” in questa vicenda che si sovrappongono, si intersecano e, a seconda dei momenti uno prevale sull’altro. Il primo razionale  è squisitamente politico: a chi conviene cosa? Quali partiti sostengono una ipotesi rispetto ad un’altra? La “destra” (quale destra? Giorgetti???) è favorevole al “polo delle torri” che vede anzitutto avvantaggiare Mediaset? La “sinistra” vuole difendere i “gioielli di famiglia” per evitare il progressivo impoverimento del bene pubblico? Non tutto è chiaro e trasparente come sembra. Anzi. Il secondo razionale è quello delle alchimie finanziarie e dei soggetti che gestiscono gli alambicchi: anzitutto i “fondi” azionari che hanno la penna molto facile: scrivono un po' a tutti da Draghi al Cda RAI (“per carità … non vendete la quota a 190 mln per sostenere il Piano Industriale …”. Infine il terzo “razionale” tecnologico. Due infrastrutture nazionali “pesanti” di torri analoghe e concorrenti quanto obsolete potrebbero non avere più ragion d’essere.  Per RAI, in particolare, il rapporto tra costi (oltre 200 mln/anno di contratto di servizio erogati a Rai Way) e benefici tecnologici non sembra adeguato. RAI Way vive e vegeta per la sua maggior parte su questo pilastro che, sul mercato, è stimato ad un costo molto molto inferiore (qualche anno addietro venne stimato a circa 140 mln).

Secondo punto. Questa ultima considerazione ci porta all’altra notizia di cui vi abbiamo riferito e ad un'altra della quale pochi hanno parlato. La prima si riferisce ad una presunta “sperimentazione” che RAI Way vorrebbe avviare nei prossimi giorni per anticipare il passaggio al DVB-T2 previsto per …??? Già… previsto per quando? La data esatta si dovrebbe conoscere solo e quando il nuovo Contratto di Servizio verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, cosa che ancora misteriosamente non è avvenuta. E allora perché questa operazione, ancora più misteriosa perché non è nota “cosa” si sperimenta. La “copertura” sul territorio? La “robustezza del Segnale? I contenuti, ovvero i programmi che dovranno migrare? E cosa dire di quanto si legge (ieri su Corriere.it): “.. Almeno 10 milioni di tv da cambiare in Italia. La transizione al DBV però non sarà indolore per il pubblico del piccolo schermo. Si stima che moltissimi televisori nelle case italiane (una forchetta che nelle stime varia da circa 10 a circa 14 milioni di dispositivi) non siano compatibili con il nuovo standard. Un numero rilevante, considerando anche il mercato dei tv, e quindi il ricambio generazionale, ha subito un rallentamento negli ultimi anni, con vendite annuali intorno ai 3 milioni di pezzi contro i 4 milioni del passato”. Fossero veri anche solo la metà di questi numeri si preannuncia una catastrofe per la RAI e solo per la Rai che è chiamata a compiere questo passaggio (Mediaset sta benissimo così). Lo stesso Ciccotti (CTO RAI) anticipò un timore del genere già dallo scorso 27 settembre.  

Ecco allora in che termini i tre “razionali” si intersecano tra loro e suscitano, giustamente, qualche “curiosità” laddove quella politica, in queste circostanze prende il sopravvento. Sintesi: al di là dello champagne stappato ieri pomeriggio, rimane per certo solo un “atto di indirizzo del Governo” che si traduce in un “atto di indirizzo” verso il prossimo Cda RAI. Dopo le europee, si vedrà.

Terzo punto. L’altra notizia che si connette a tutto questo (connecting the dots) è il rapporto annuale che la Corte dei Conti diffonde sullo stato di salute finanziario di Viale Mazzini. Ne ha scritto solo Italia Oggi con il titolo “Rai, Corte dei Conti sull'esercizio 2022: serve ogni azione contro inefficienze e diseconomie. I costi sono aumentati”. Purtroppo, si tratta di una “non notizia” nel senso che da anni i magistrati contabili ripetono sempre lo stesso concetto: “… permane la necessità di misure organizzative e gestionali volte all’eliminazione di inefficienze e diseconomie, oltreché al contenimento dei costi nell’ottica di un recupero dell’equilibrio economico e gestionale”. Basta questo per rimettere tutto in ordine e dove anche il dossier RAI Way assume altra connotazione. Se solo si fosse mai visto un piano, un progetto, un proponimento concreto, fattibile e perseguibile su questo piano il Servizio Pubblico avrebbe molti meno problemi di quanti invece ne ha.

C’è molto altro ancora di scrivere da proporre. Ricordiamo solo un titolo di ieri su Repubblica: “Mediaset batte Rai e i conti 2024 volano con ascolti e pubblicità”. A Viale Mazzini la sola cosa che “vola” è Carlo Conti verso Sanremo 2025. Ne parleremo.

bloggorai@gmail.com

 

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