venerdì 3 maggio 2024

RAI: c'è chi dice NO

Foto di CatsWithGlasses da Pixabay

C'è qualcosa che non va
In questo cielo
C'è qualcuno che non sa
Più che ore sono... 
(V.R.)

C’è chi dice NO! C’è chi si oppone e c’è chi propone. C’è chi solleva problemi, dubbi e dibattito e chi tace. C’è chi organizza e promuove e c’è chi osserva. Insomma, ci sono che persone che fanno e altre che … non si sa bene cosa … non fanno.

Ieri è stato presentato alla Camera il ricorso al TAR finalizzato a richiedere la sospensiva dell’attuale modello di selezione dei candidati al prossimo Cda RAI che il Parlamento dovrà eleggere.

Vediamo ora il contesto in cui si colloca questa iniziativa e cosa potrebbe succedere.

Governo e maggioranza. Sono alle prese con profonde tensioni interne che, forse, potranno essere risolte solo a urne aperte dopo le europee. Come pure abbiamo già scritto, oggi nessuno dei tre partiti ha alcun interesse a sottoscrivere patti sulla RAI in virtù di rapporti di forza che il giorno dopo l’esito elettorale potrebbero essere molto diversi dagli attuali. Questa considerazione rende poco credibile un sentir comune che sostiene la presenza di un accordo per i posti RAI già sottoscritto. Chi dovrebbe cedere sovranità oggi e perché? Non c’è alcuna convenienza. Anzi, al contrario, la “stabilizzazione” della presa di Viale Mazzini sarebbe più forte e organica il giorno dopo le urne piuttosto che prima. Anche tra loro c’è la convinzione che RAI così com’è non regge e non ha senso oggi rabberciare un Cda inventato o soggiogato da equilibri fragili e incerti. Tanto vale, come ci è stato riferito, che la Meloni in primo luogo possa mettere mano al suo disegno con un colpo di mano: una persona esterna all’Azienda, un manager, di area ma non “amico di famiglia” o cultore di filosofia da Colle Oppio. Ipotesi credibile che richiede tempo e certo non prima del 10 giugno.

Opposizione. Abbiamo proposto ad alcuni lettori una frase significativa alla quale siamo molto affezionati: “Temo più il silenzio degli amici che il fragore dei nemici” (MLK) che la dice lunga su come stanno le cose. Al momento, registriamo due posizioni ufficiali: Barbara Floridia, presidente della Vigilanza, che ha sostenuto l’illegittimità di un Cda Rai realizzato senza tener conto del MFA e la Schlein, segretaria del PD, che ha dichiarato che potrebbe non proporre un “loro” candidato. Punto, un po’ poco. Altro non c’è e invece girano voci, ci sono dubbi e sospetti che altro si muova sottotraccia. Ad esempio, si è letto di ipotesi di un “presidente di garanzia” assegnato al PD nel quadro di un possibile nuovo Cda “cappottato” cioè 3 a 1, dove i tre sono della maggioranza e 1 al 5S. stop. Non ci sono molti altri elementi sui quali ragionare. Altro film invece si vedrebbe qualora entrambi i partiti si mettessero frontalmente di traverso su questo meccanismo e invocassero un nuovo procedimento, appunto come sostiene il ricorso al TAR.

Poi c'è il tema rappresentante di dipendenti ma questo è un capitolo a parte.

I tempi. Le date importanti da tenere in agenda sono: la prossima conferenza dei capogruppo delle Camere (forse il prossimo 8 maggio) dove si fisseranno i lavori parlamentari. Si dovrà decidere anzitutto la chiusura dei lavori per la pausa elettorale e, di conseguenza, decidere se programmare la votazione in Aula per lal nomina dei quattro consiglieri di loro competenza.   

La seconda data, già fissata, è quella dell’elezione dei rappresentante di dipendenti RAI prevista il 20 maggio. Potrebbe, condizionale futuro imperfetto, darsi il caso che i due momenti (Parlamento e interni RAI) possano essere contemporanei ma potrebbe anche darsi che avvengano in momenti differenti: prima l’interno Rai e poi il Parlamento, nulla lo vieta. Il Cda rimane in carica fino a quando non verrà nominato uno nuovo.

In sintesi: se il Governo vuole forzare la mano farà in modo di chiudere la partita il 20 maggio. Salvo che ...

Altra data importante, ancora non determinata, sarà quando avverrà il pronunciamento del Giudice al TAR che potrà accogliere o meno il ricorso. In questo caso le possibilità sono due: lo accoglie e si ferma tutto e si vedrà poi come si potrà procedere. Oppure lo respinge e si va avanti con i criteri della vecchia Legge 220. In questo caso si potranno aprire altri scenari, politici e giuridici, poiché i presupposti di illegittimità definiti dal MFA rimangono invariati.

Con la conferenza stampa di ieri è stato aperto formalmente il fronte della battaglia. Sappiamo che a Viale Mazzini hanno seguito e seguono con “viva e vibrante preoccupazione” gli sviluppi. Sembra sia stato chiesto un parere all’Ufficio legale che, manco a dirlo, potrebbe aver risposto più o meno “non c’è problema … non c’è problema”. Invece il problema c’è ed è grosso come una casa. Ed è un problema che, paradossalmente, è utile e conveniente per molti, per primo all’AD Sergio e, forse, in parte pure al “candidato in pectore” Rossi. Entrambi sanno bene di avere di fronte un futuro incerto. Sergio che torna alla Radio? Non ci crede nessuno. Rossi già legato alla poltrona di prossimo AD? Nessuno ci scommette un dollaro bucato. Entrambi hanno tutto da guadagnar sul fattore tempo che gli potrebbe dar modo di trovare una exit strategy convincente e conveniente, per loro, per tutti.

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