giovedì 9 maggio 2024

La Rai e il gessetto stridulo sulla lavagna

Immagine di "https://it.freepik.com/

Ieri sera, alle 20.15, Bloggorai è sceso negli inferi. È riuscito poi a tornare ma con grande fatica e stress psicofisico, stato confusionale e distonia neuro vegetativa. Ha visto cose che voi umani non potete immaginare e ascoltato cose indescrivibili: provate a chiudere gli occhi e cercate di indovinare che rumore possono fare mani saponose che vogliono graffiare uno specchio unto e viscido. A confronto, il vecchio e caro gessetto sulla lavagna era una poesia.

Bene. Ieri sera è andata in onda la Vigilanza Rai dove sono stati auditi l’AD Sergio e il DG Rossi. Tralasciamo per carità di Patria gli sproloqui su come hanno fatto bene loro in questo anno. Seppure fosse successo qualcosa di meritevole di essere notato è la loro credibilità complessiva che sembra minata. Se è confusa la premessa è ambigua la conseguenza.

Poniamo solo qualche problemino “a monte” ovvero quelli che costituiscono il fondamento, l’architettura cioè le basi di ogni loro argomentazione. Anzitutto il Contratto di Servizio: hanno semplicemente omesso di dire e, di conseguenza, protestare, perché ancora formalmente il Contratto NON esiste, cioè non c’è traccia della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e nessuno è in grado di sapere quando potrà vedere la luce. Come si fa, ad esempio,  a parlare di Media Company con ciò che ne deriva (attenzione: non gli viene proprio voglia di aggiungere “pubblica”) se non si sa come “farla scendere a terra”? Come si fa, ad esempio, a parlare di investimenti, di sviluppo  se non c’è ancora il quadro entro il quale dovrebbero avvenire? Contratto e Piano Industriale sono l’uno la premessa dell’altro e quindi come si fa a sventolare il Piano che non ha la sua cornice e, in primo luogo e ancora più grave, non ha le gambe sulle quali sostenersi?

Questo si legge nel Piano Industriale approvato:

 


Ecco il punto centrale: come si fa a far girare aria fresca su questi due temi se non si dice chiaro e tondo che il tema canone, ridotto e reso incerto da questo Governo, è la minaccia più grave sul futuro della RAI? Non si fa e infatti non lo hanno fatto e non lo potranno fare ora ancora più che, teoricamente, sono sull’uscio della porta con le valigie ai piedi. E' grave pure però che nessuno dei parlamentari lo abbia eccepito. Come si fa a a parlare di tecnologia e non dire una parola su quanto potrà succedere il prossimo 1° settembre qualora andasse in porto la fase di transizione al DVB-T2 che impatterà (solo) su RAI? Come si a parlare di risorse e non ricordare la questione della vendita di RAI Way che, da sola, dovrebbe reggere il peso di 190 mln necessari a sostenere il Piano Industriale e che nessuno, oggi, è in grado di dire se, come  e quando potrà essere realizzata, inteso che il Governo ha un disegno diverso e di segno contrario?

Poi, c’è il tema di una “fake news” che denuncia Sergio: gli ascolti. Delle due l’una: o sono veri di dati Agcom o sono veri quelli forniti dall’AD. Vediamo l’Osservatorio n1/24 Agcom (pag. 20e 21):






Quali sarebbero la “fake news” e chi le diffonderebbe? AgCom? ??? Vediamo poi la famigerata RAI Play: nei giorni scorsi Italia Oggi ha riportato i dati Auditel: “…  A dominare, da gennaio ad aprile 2024, c'è Mediaset, che viaggia su medie attorno ai 190 milioni di stream visti settimanalmente, seguita da Sky, con i suoi circa 90 milioni di stream. Rai vivacchia attorno ai 60 milioni di stream, un terzo di Mediaset, e ha un vero picco solo in febbraio, grazie al Festival di Sanremo e alle puntate della serie Mare Fuori in esclusiva su RaiPlay: in quelle settimane arriva a superare i 200 milioni di stream, ma, passato l'effetto, non rimane attaccato nulla. L'ultima settimana di aprile, per dire, Rai era di nuovo a 56 milioni di stream, rispetto agli 83 milioni di Sky e ai 182 milioni di Mediaset”.  E allora? Auditel è l'autore di "fake news" ??? Di cosa stiamo parlando?  

Infine, durante il dibattito è uscita la notizia del provvedimento disciplinare contro la Bertone sul caso Scurati. Si commenta da sola per quanto inaudita e inaccettabile.

Questo solo una parte del merito di quanto avvenuto ieri sera. Poi c’è una parte di forma che nessuno vuole sollevare. A che titolo il DG Rossi interviene su temi editoriali? Quali sono le sue deleghe e competenze? La Legge 220 del 2015 ha abolito questa figura e l’ha sostituita con quella dell’AD e indica che l’AD (art.2,c.9-b) “assicura la coerenza della programmazione radiotelevisiva con le linee editoriali". Non il DG, seppure AD in pectore, come vorrebbe, forse, Palazzo Chigi. Forse. Punto.  

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento