venerdì 11 dicembre 2020

Tessere sparse

Spesso succede che sia molto difficile comporre un puzzle quando le tessere che lo compongono sono assai sparpagliate. Intanto le raccogliamo, poi vediamo cosa ne esce fuori.

AgCom: il nuovo consiglio insediato alla fine dell’estate si è trovato tra capo e collo la spinosa faccenda Vivendi/Mediaset ed ha sei mesi di tempo per tirare fuori un parere e, nel caso, adottare provvedimenti risolutivi. Inoltre dovrà affrontare l’altro grande tema della rete unica e, infine, la revisione del TusMar a seguito della sentenza della Corte di Giustizia Europea. A proposito di rete, proprio nei giorni scorsi il nuovo presidente AgCom, Giacomo Lasorella, ha dichiarato “…la transizione verso il 5G assume rilevanza strategica, dal momento che avrà un impatto diretto sulla struttura stessa di reti e mercati…Ogni mercato ha bisogno di regole che promuovano competizione e sviluppo, e a maggior ragione in un settore come quello delle telecomunicazioni”. Evidente come si tratta di un perimetro di azione di enorme importanza strategica dove si giocherà tutta la “neutralità e imparzialità” del nuovo Consiglio. A Bruxelles non stanno a guardare e attendono che le disposizioni assumano il rilievo di legge e il fronte di attacco non sarà solo sulla componente economica (concentrazione di mercato) quanto più sul fronte del pluralismo dell’informazione. Mentre sul fronte delle posizioni dominanti nel settore del Web sono in arrivo interventi pesanti da parte della Commissione UE con l’introduzione di norme impegnative mirate a contrastare i colossi della Rete.

Il fronte regolatorio dunque è in grande fermento e, come già avvenuto nel passato, si tratterà di capire bene come e quanto il settore broadcast sarà posizionato in testa o in coda all’agenda.

Sul 5G da registrare due notizie. La prima è sempre di fonte AgCom: l’Autorità ha rilevato che la nuova tecnologia non è ancora “abilitata” compiutamente e dovrà poggiare ancora sulla precedente 4G. Intanto Rai, come riporta Wired, ha cominciato le sperimentazioni Rai sulle “torri broadcast, quindi una sorgente per servire più terminali, “come layer superiore di una copertura mista” che poi si appoggia a quelle degli operatori. Di fatto high power high tower (hpht) in numero limitato di Rai; low power low tower capillari delle telco”. A proposito di torri, Questa mattina, il Sole 24 Ore riporta la notizia della prossima vendita di Towertel, la società di Ei Towers (con capitale del 60% di F2i e del 40% di Mediaset) che gestisce le torri di trasmissione. Quando si porrà il problema di Rai Way, del suo costo per Rai, della sua efficienza e della opportunità di mantenerla attiva?

Sulle altre vicende Rai, tutto sembra in stand by: non si sa nulla sul fronte delle risorse (ricorso per il versamento dei famosi 40+40 mln previsti dalla precedente legge finanziaria) come pure non si sa nulla del famoso “gruppo di lavoro” creato a Viale Mazzini per valutare le possibilità di inserimento nel progetto BUL. Non ne parliamo proprio dei vari adempimenti previsti dal Contratto di Servizio come pure della “scadenza” del Piano Industriale congelato fino al 31 dicembre. Della transizione al DVB-T2, a parte la parentesi “ministeriale” con lo spot andato in onda nelle scorse settimane, la pratica è stata rimessa nel cassetto.

Nel frattempo però registriamo un piccolo fenomeno dei giorni scorsi: lunedì 7 nel pomeriggio è andato in onda su Rai Uno lo speciale pomeridiano per l’apertura della Scala e veniamo a scoprire che si trattava di una “mezza diretta” con addirittura del balletto di Bolle copiato e incollato; martedì sera sempre su Rai Uno è andata in onda l’ennesima replica di Montalbano mentre mercoledì è stata riproposta l' ennesima replica di Albero Angela su Pompei.

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