lunedì 28 dicembre 2020

La Rai vorrebbe ma non può, potrebbe ma non deve.

 

Anzitutto un grande grazie ai tantissimi lettori che pure nei giorni scorsi hanno seguito questo Blog. Anche ieri un record di contatti che ci fanno avvicinare ad un traguardo che quando abbiamo iniziato mai avremmo potuto immaginare. Grazie a tutti voi!!!

Nei prossimi giorni sarà disponibile un nuovo BloggoRaiReport con una sintesi di quanto avvenuto in Rai e dintorni nel 2020. E' sufficiente richiederlo con la solita mail bloggorai@gmail.co

Sarà capitato anche a voi… una sera, un po’ impigriti e stanchi… di sparapanzarsi sul divano e  cercare con il telecomando qualcosa di sufficientemente diverso dal solito e poco impegnativo. Il sottoscritto, talvolta, vaga tra il canale 35 e il 52 dove trova storie di famiglie bizzarre che vivono in Alaska, la serie di “come è fatto” un carillon cecoslovacco o un manico di ombrello, oppure le complicate vicende di una coppia di persone tutte nude che cercano di sopravvivere nella giungla. Si tratta di emozioni televisivamente pure, forti, coinvolgenti a tal punto che è garantito il torpore al massimo dopo 10 minuti di visione. La Rai o Mediaset se li sognano prodotti del genere: ci pensa la 27a replica di Montalbano o Don Matteo a tenerci svegli.

Allora, è successo ieri sera che su Rai Due è andato in onda un documentario sulla recentissima (???) scoperta archeologica avvenuta a Pompei. Attenzione: il Termopolio di Pompei è stato scoperto oltre un anno e mezzo fa eppure ci è stato spacciato da tutti i media come una scoperta dell’altro ieri!!! Quasi nessuno ha osservato che si tratta di un progetto di recupero di un’area di Pompei, il cosiddetto “cuneo” oggetto di scavo da alcuni anni. Accipicchia, roba che nemmeno il mitico Giacobbo sarebbe stato in grado di fare! Piatto ricco, mi ci ficco e dopo aver allertato la famiglia, preparo i cuscini sul divano, chiedo ai due gatti gentilmente di spostarsi e mi accingo alla visione felice e contento di trovare un prodotto del genere addirittura su RaiDue, rete generalista di provata fede. Prima però leggiamo il Comunicato dell’Ufficio Stampa Rai: “Il docu-film, è uno straordinario progetto documentaristico co-prodotto da Gedeon Programmes e dal Parco Archeologico di Pompei, in collaborazione con France Télévisions, RTBF Télévision belge, Unità Documentari EBU Coproduction Fund. Diretto da Pierre Stine”. Attenzione: co-prodotto da altri ma non da Rai, che ha solo acquistato!!! Questo è grave !!! Con pure un saluto del Ministro Franceschini che suona falso e beffardo sulla cultura in televisione dopo aver promosso e sostenuto il suo modello di “Netflix” al quale non partecipa la Rai. Bene, allora vediamo ‘sto Pompei franco, belga giapponese. Premessa: nei canali citati prima, spesso si vedono documentari storici o artistici che interessano il nostro Paese (realizzati benissimo !!!) e solitamente a commentare sono sempre studiosi o esperti prevalentemente anglofoni. L’ultimo che ho visto è stato sul Pantheon di Roma: non un italiano a commentare e spiegare!!! Ora, è pur vero che “think local, act global” ma… santa pace…Va bene, facciamola corta e andiamo al sodo. Il documentario di Pompei ieri sera ci è apparso povero, debole, poco televisivo. Il tutto si spiega con l’eterno dilemma le risorse economiche per realizzare prodotti del genere. La Rai non le ha e deve fare quello che può con il poco di cui dispone: circa 13 milioni di euro a fronte delle centinaia che gli altri Servizi pubblici europei destinano alla produzione di documentari. Nella più benevola delle circostanze, appunto, può solo comprare e mettere in onda. Poi c’è sempre qualcuno che sostiene che Rai non debba produrre in proprio ma debba essere volano per l’intero settore audiovisivo. Certo… ci mancherebbe. Torniamo al solito eterno problema: il Servizio Pubblico richiede sostegno di progetto, di programma, di tecnologie e, sostanzialmente, di soldi.

Il documentario di ieri è stato, semplicemente, la fotografia di come la Rai vorrebbe ma non può, potrebbe ma non deve. Ma, non solo: come abbiamo scritto, questo “documentario” riferito esattamente ad una scoperta avvenuta oltre un anno e mezzo fa, viene trasmesso proprio ora con l’enfasi necessaria al Governo per sostenere il racconto del suo buon operato, che tutto va bene. Aleggia un forte sospetto di operazione mediatica, volgarmente e sostanzialmente definita “marchetta”.

Bene, andiamo avanti. Ieri abbiamo scritto del preludio a Sanremo. La storia della nave dove si dovrebbe svolgere il Festival più si gira e più puzza. Da leggere oggi una nota di Balassone su Repubblica dal titolo significativo: “Giovani e Tv: una distanza incolmabile”. È un tema che abbiamo sollevato da tempo. Ribadiamo e rinforziamo: non si sa se e in quali condizioni potrà riprendere la scuola, non sappiamo cosa potrà succedere nel Paese quando scadrà il blocco dei licenziamenti, non sappiamo se e come il sistema sanitario nazionale sarà in grado di reggere la campagna vaccinale e qualcuno ha voglia di immaginare la “nave” di Sanremo???   

bloggorai@gmail.com

 Ps: Pompei ha ottenuto l'11,4 di share.

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