mercoledì 2 dicembre 2020

La logica del Mercato

Sono ormai diversi mesi che si sente dire che è necessario fare “una Netflix italiana” e, come noto, il primo promotore è stato Dario Franceschini, Ministro della cultura. La risposta è stata unanime: ci dovrebbe essere già la Rai che fa (o dovrebbe fare) una cosa del genere. Ovviamente hanno risposto così in molti meno che da Viale Mazzini. Ciononostante, nei giorni scorsi è stata avviata una NewCo con Chili Tv e Cassa Depositi e Prestiti per avviare qualcosa del genere. Si parla di cifre molto modeste, poche decine di milioni, ma il segnale è stato chiaro. Attenzione, come detto, il motore di questa storia è un ministro PD che sulla Rai ha, o dovrebbe avere, speciali attenzioni ed è parte di un Governo che ha, o dovrebbe avere, attenzioni sul Servizio Pubblico ancora più rilevanti. Eppure, qualcosa non torna. Veniamo a stamattina: si dovrebbe riunire la Commissione di Vigilanza Rai dove verrà presentata una “Proposta di risoluzione in materia di produzione culturale, trasmissione di prodotti indipendenti e sostegno allo sviluppo dell'industria nazionale dell'audiovisivo da parte della Rai presentata dal senatore Verducci, dalla senatrice Fedeli e dalla deputata Piccoli Nardelli” dove si legge che  si “impegna il Consiglio di Amministrazione della RAI a provvedere alla definizione di spazi dedicati, in tutti i canali generalisti e specializzati, radiofonici, televisivi e multimediali, alla promozione dei giovani talenti e delle produzioni indipendenti italiane (ferme restando le co-produzioni internazionali quale strumento di diffusione dei prodotti e di potenziamento della capacità produttiva dell'audiovisivo italiani sui mercati esteri), ovvero alla programmazione di quote trasmissive obbligatorie per la musica italiana, per l’audiovisivo italiano, per lo spettacolo dal vivo italiano, per l’arte italiana, in particolare dei talenti emergenti, costruendo spazi di trasmissione competitivi a partire dalla capacità dei contenuti di poter fare la differenza”. Potrebbe essere sufficiente a definire ben che vada una certa “difformità” tra i firmatari della mozione e il ministro (tutti del PD). Delle due l’una: o si ritiene la Rai in grado di assolvere questo servizio pubblico e allora gli si assegnano tutte le risorse e le energie necessarie, o altrimenti non è così e allora sono necessari altri interventi. Questo è il regno della confusione che spesso cerchiamo di descrivere e che ormai sembra avvolgere tutto. la stessa che riguarda le proposte di riforma della governance Rai: come abbiamo scritto ce ne sono tre rilevanti, PD, M5S e LEU. Ma quella del PD non è di tutto il PD, o almeno non lo è in un passaggio determinante per comprendere bene l’obiettivo che si intende raggiungere: tagliare fuori la politica dalla Rai. Infatti, esistono due proposte targate PD: quella firmata da Valeria Fedeli, capogruppo in Vigilanza, e quella firmata da Andrea Orlando, vicesegretario del PD. Apparentemente le due proposte sono quasi in fotocopia, ma con una differenza nodale che le rendono, di fatto, assai diverse: la Fedeli, all’art. 2, comma 7, propone che il Cda della Fondazione  sia composto da dieci membri, di cui cinque eletti dalla Commissione parlamentare di Vigilanza …” mentre il testo Orlando dispone che “Il Cda della Fondazione è composto da undici membri, di cui cinque nominati con determinazione adottata dal Presidente del Senato e della Camera, d’intesa tra loro…”. Non si tratta di dettaglio di poco conto ed esprime una sostanziale divergenza sulla fonte di nomina. Ci sono poi altri aspetti che meritano attenzione e, tra questi, uno è destinato a sollevare non pochi problemi: si dispone (Orlando, art. 3 comma 15) che …”detto limite (di 240 mila euro) NON si applica all’amministratore delegato e fino ad un massimo di dieci figure apicali indicate dal Cda Rai su proposta dell’AD”. Da ricordare, a questo proposito, che lo stesso Zingaretti si è espresso molto chiaramente: “Per la Rai serve un amministratore delegato esterno, un nome di alto profilo" che, evidentemente, potrebbe essere difficile trovare con quel limite di compenso, laddove il “mercato” offre solitamente molto di più. Ma, appunto questo un nodo essenziale: dove si vuole collocare il Servizio Pubblico? A confronto con il “mercato” e quindi con le sue leggi e logiche oppure al di fuori, nell’ambito di una attività di interesse strategico nazionale e quindi “protetta” dalla Stato? Il riferimento immediato è alla pubblicità che si vorrebbe sottrarre la quota Rai per renderla disponibile al "mercato". A questo proposito è da ricordare che è stata presentata una proposta di Legge dove si dispone che “E’ fatto divieto alla società Rai-radiotelevisione italiana Spa di percepire, direttamente o indirettamente, per il funzionamento del servizio pubblico generale radiotelevisivo, i proventi derivanti dalle operazioni di vendita degli spot pubblicitari” firmata dai deputati Mulè di FI e Anzaldi (IV).

Torniamo al punto di partenza. Difficile sgombrare dubbi, confusione o ambiguità se non si raggiunge un consenso su cosa dovrà essere la Rai del prossimo futuro sul pilastro fondamentale sul quale si regge tutta la sua architettura: la sua missione, i suoi compiti, suoi obiettivi. Si tratta di trovare consenso solo su questo “semplice” punto, dopo di che tutto il resto ne discende di conseguenza: la sua governance, le risorse economiche e le tecnologie.

Per concludere, tre noterelle di bassa cucina: anzitutto che fine hanno fatto i famosi 40+40 milioni previsti dalla precedente Legge di stabilità 2019 che la Rai ha già messo in bilancio e non ancora incassati? Poi, ci è giunta notizia che sia stato rinnovato il contratto di collaborazione con l’avvocato pensionato Rai Pierpaolo Cotone, consulente giuridico del Presidente Foa, alla modica cifra di 240 milioni (il massimo possibile!!!). Sarà vero? E i solerti Consiglieri sempre pronti a tuonare fuoco e fiamme sugli sprechi dell’Azienda cosa ne pensano? Infine, ci era parsa strana e anomala la recente nomina di un direttore di una struttura che non esiste: un attento lettore ci ha suggerito una chiave di lettura. Si tratterebbe di una cambiale a futura memoria, non si sa mai... in un'Azienda che fa pubblicità gratis al suo diretto concorrente (Netflix) senza che nessuno sollevi il problema... può succedere di tutto, di più.

bloggorai@gmail.com

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