giovedì 31 dicembre 2020

La fine di un anno bisesto, funesto e nefasto

… Ora però ci costa il non amarsi più... È un dolore nascosto giù nell'anima...

Cosa resterà di questi anni ottanta? Afferrati e già scivolati via ... Cosa resterà?

Già, cosa resterà di memorabile di quest’anno bisesto, nefasto e funesto come una guerra mondiale dell’era moderna? Oltre la tragedia, individuale e collettiva del Covid, cosa rimarrà nella memoria, quali immagini ci porteremo dietro, cosa metteremo nel cassetto dei ricordi? Poco, talmente poco che rasenta il nulla. Il poco è intimo e privato e appartiene alla storia di ognuno di noi, delle persone che gli sono vicine, il nulla è collettivo e condiviso ed è democratico perché appartiene, chi più chi meno, a tutti.

Ci limitiamo a rivedere il film, l’audiovisivo, che ci ha accompagnato durante questi dannati 10 mesi che si potrebbe condensare solo in pochi fotogrammi degni di attenzione. Ve ne proponiamo solo due. Il primo è l’immagine di Papa Francesco, da solo, sotto la pioggia a Piazza san Pietro. Anche chi non è cristiano potrà convenire che si è trattato di una icona, di un segno, di un significato universale perché coglie tutta la solitudine e la disperazione che abbiamo attraversato, tutti, in quelle drammatiche circostanze. Il secondo è un filmato realizzato da Jacopo su un terrazzo di Roma, affacciato su Piazza Navona deserta, mentre suona con la chitarra “C’era una volta in America” di Ennio Morricone (che ci ha lasciato proprio quest’anno): un sentimento forte e struggente come solo alcune note riescono a suscitare. Si potrebbero aggiungere la fotografia dell’infermiera accasciata sulla tastiera dl computer oppure quella dei camion militari che portano via le persone decedute divenute anch’esse iconiche di questi mesi. Ognuno, poi, nel suo immaginario e campo visivo, ritrova momenti e suggestioni, emozioni ed immagini che meglio raccontano a se stessi, prima ancora che agli altri, cosa ha vissuto in questo anno bisesto, nefasto e funesto.

Noi, in questo piccolo blog, ci occupiamo di Rai, di Servizio pubblico radiotelevisivo con uno sguardo sempre attento più verso il suo prossimo futuro che non sul recente o antico passato. In oltre due anni di vita, ormai vicini alle 100 mila visualizzazioni, abbiamo cercato costantemente di andare oltre la cronaca quotidiana, la bassa cucina, pure se consapevoli che anche in quelle zone si nascondono piccole e grandi verità meritevoli di attenzione. Però abbiamo sempre posto attenzione su un aspetto  specifico della “nostra” lettura: come noto, difficile cercare di capire cosa potrà avvenire dopo se non è chiaro cosa è successo prima. Gli eventi, gli accadimenti, hanno sempre una loro dinamica interna ed esterna. Tutto si colloca in un contesto dinamico, fluido, dove nulla succede mai per caso. Come abbiamo scritto spesso e volentieri. Sotto gli alberi del pero non cascano le mele. Allora ci siamo chiesti: cosa resterà di memorabile della Rai per l’anno che si sta per concludere? Siamo andati a rileggere il testo del BloggoRaiReport che sarà inviato per mail ai lettori che ce ne faranno richiesta (grazie in anticipo a coloro che hanno già scritto) ed abbiamo fatto fatica a trovare un solo momento degno di essere ricordato e scritto nel libro di storia. Mentre, al contrario, si sono riempite le pagine di quanto avrebbe, potrebbe e dovrebbe essere stato scritto e invece non è avvenuto. 

Anzitutto, non è stato fatto quanto necessario per informare senza terrorizzare, per comunicare senza intimorire, per aiutare a comprendere, a decifrare, cosa stava avvenendo e cosa ancora potrebbe avvenire. Abbiamo posto da tempo un interrogativo: il Servizio Pubblico, la Rai, ha svolto compiutamente e adeguatamente il suo compito? Ha usato immagini e parole giuste e opportune? Ieri abbiamo citato i numeri sugli ascolti che ci dicono solo che la platea televisiva è aumentata, ma non ci dicono quanto e come i telespettatori hanno metabolizzato il racconto sociale che veniva proposto e cosa ne hanno conservato. Ieri un lettore ci ha inviato questa immagine:  


Note di fine mese. Ieri il Corriere ha pubblicato ben 4 pagine intere di Netflix dove si annunciava la diffusione di una docu-serie su San Patrignano. 

Oggi intervista al direttore di Rai Doc su Italia Oggi a proposito della “balla” sul ritrovamento di Pompei. Come si dice: una smentita è una notizia data due volte e che non solo non smentisce nulla ma anzi … e si legge: “… il progetto su Pompei è iniziato tre anni fa. Ministero dei Beni Culturali e sovrintendenza hanno parlato con la Rai, coinvolgendola … Purtroppo la Rai si sfilò perché all'epoca non era pronta e non aveva la struttura Rai Documentari, ma il progetto Pompei parte italiano ed è rimasto molto italiano, visto che, ad esempio, tutti quelli che parlano nel documentario sono italiani”. Non era pronta??? Parlano italiano??? E ci mancherebbe.. gli italiani che lingua dovrebbero parlare??? Guardate questo lavoro, realizzato dalle stesso Giammaria nel 2017. https://www.raiplay.it/video/2017/08/Gli-scavi-di-Pompei---28072017-67ee5023-f315-4d0e-aadf-4bfaffaeda99.html  e ditemi se la Rai non era pronta. E poi, tutti i documentari di Angela da chi sono stati realizzati? Tutto si può fare nella vita .. fino ad un certo punto, con discrezione.

Ecco, cosa resterà di questo anno bisesto, nefasto e funesto? Forse, una piccola, semplice balla. Qualcuno nei giorni scorsi, a Viale Mazzini, un po’ stizzito ci ha detto “… e che vuoi che sia… voi giornalisti quando qualcuno indica la luna vi limitate a guardare il dito …”… già, il dito. Forse ha ragione: è proprio quel dito che ci interessa: la luna già la vediamo da soli.

Come si dice a Roma … Buona fine e Buon principio a tutti i lettori del Blog … Auguri !!!

Ricordate che dal 2 gennaio sarà disponibile su richiesta il BloggoRaiReport con una sintesi, mese per mese, di quanto avvenuto alla Rai e dintorni.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento