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Andiamo avanti. Lo scorso 9 luglio,alla vigilia della presentazione alla Camera del rapporto Annuale, L'Agcom emette una delibera su un tema delicato e assai complesso: il trattamento dei dati necessari al rilevamenti di Audiweb (del quale vi abbiamo parlato e che avuto tante vicissitudini prima di essere pubblicato). Questo il documento ufficiale (con molti OMISSIS di difficile comprensione)
Si tratta di un documento lungo e articolato, di obiettiva difficoltà per chi non è pienamente addentro alle questioni trattate. Proviamo ad estrarre qualche punto di riflessione, utili per il proseguimento del "giallo dell'estate". Nello svolgimento dell'istruttoria, al punto 3, si legge: "Cionondimeno, allo stato, Facebook non risulta consentire
controlli sui propri algoritmi di profilazione e sistemi di elaborazione dei dati: tale
circostanza evidenzia i rischi connessi al ruolo di Facebook nel progetto in esame nella
misura in cui la piattaforma, pur concorrendo in via di fatto alla produzione della metrica
ufficiale del mercato digitale, non consente la piena verificabilità da parte di un soggetto
terzo del compito svolto." Risulta abbastanza chiaro, anche ad un profano, il significato di una tale affermazione.
Successivamente, nella parte Audizioni e riferita a rai, al punto 130, si legge: "I rappresentanti Rai hanno spiegato che il sistema di rilevazione del web, per la
complessità delle modalità di fruizione, ancor di più di altri mezzi di comunicazione, non
potrà mai essere considerato “perfetto” e “definitivo”, semmai potrà essere migliorabile
attraverso attenti e puntuali interventi gestionali e metodologici sul disegno della ricerca.
Rispetto al progetto Audiweb 2.0, Rai ha osservato che per giungere a una metodologia
adeguata, approvata e condivisa dalle istituzioni competenti, dagli editori e dal mercato
è inevitabile recepire l’intero sistema di rilevazione come un work in progress, frutto
della mediazione tra tutti i soggetti partecipanti, costantemente controllato, monitorato e
gestito, finalizzato alla produzione di risultati sempre più certi e affidabili.
Tutta questa materia, nonostante la sua estrema rilevanza, è passata pressochè inosservata: solo Dagospia, riprendendo fonti ADN, ne ha riferito a lungo e dove si legge nell'ultimo lancio "Agcom boccia senza appello la metodologia Audiweb 2.0" e si rileva come uno dei soggetti interessati, appunto Facebook, non sia "terzo" ma in quanto editore, direttamente interessato alle dinamiche determinate dalla rilevazione, trattamento e diffusione dei dati.
Tutta questa materia, nonostante la sua estrema rilevanza, è passata pressochè inosservata: solo Dagospia, riprendendo fonti ADN, ne ha riferito a lungo e dove si legge nell'ultimo lancio "Agcom boccia senza appello la metodologia Audiweb 2.0" e si rileva come uno dei soggetti interessati, appunto Facebook, non sia "terzo" ma in quanto editore, direttamente interessato alle dinamiche determinate dalla rilevazione, trattamento e diffusione dei dati.
Su tutto questo è calato il silenzio: buona parte dovuto al fatto che pochi sono in grado di "leggere" queste notizie e buona parte perchè non appaiono rilevanti nel "lessico" quotidiano di Viale Mazzini.
Quando avvengono fatti significativi, la dirigenza Rai assume due atteggiamenti tipici: da un lato si dice "Ma che vuoi che sia ... cazzate ... perdite di tempo ...etc etc " e dall'altro "si certo, è importante ma i problemi sono ben altri etc etc etc " Poi magari c'è anche chi si preoccupa del futuro dell'Azienda e, un pò sconfortato recita il mantra "io speriamo che me la cavo".
Interessante un articolo di Esquire a firma Gianmaria Tammaro dove, in sintesi, si sostiene che il contenuto è nulla senza il controllo delle tecnologie di diffusione. Puoi produrre tutto il bello del mondo ma se non lo "vendi" bene, poi te lo metti in soffitta (con buona pace dei cultori della materia sulla ristrutturazione per "generi")
https://www.esquire.com/it/cultura/tv/a28480159/netflix-disney-hbo-amazon-apple-costo/
Interessante un articolo di Esquire a firma Gianmaria Tammaro dove, in sintesi, si sostiene che il contenuto è nulla senza il controllo delle tecnologie di diffusione. Puoi produrre tutto il bello del mondo ma se non lo "vendi" bene, poi te lo metti in soffitta (con buona pace dei cultori della materia sulla ristrutturazione per "generi")
https://www.esquire.com/it/cultura/tv/a28480159/netflix-disney-hbo-amazon-apple-costo/
Ora, proviamo a mettere in connessione tre documenti fondamentali: il Piano industriale, alcuni temi sollevati dal citato documento ITU e la risoluzione AgCom. In questo modo si comincia a delineare la "pistola fumante", almeno per quanto riguarda il modo attraverso il quale potrà avvenire il break down del Servizio pubblico prossimo venturo. Esattamente al crocevia di risorse e tecnologie sotto la guida di una nuova missione e di un diverso sistema di governance. Un attento quanto autorevole e qualificato lettore ci ha detto "semplicemente, a Viale Mazzini manca completamente un pensiero strategico e il Piano industriale è solo una foglia di fico che vorrebbe mascherare un drammatico vuoto di riflessione e cultura del cambiamento".
Stamattina Stefano Balassone su Repubblica, a proposito di quanto successo ieri sul dibattito politico in corso in Parlamento, si interroga: "Ma che servizio è questo?" la domanda si completa è aggiungendo "pubblico". Quando, come avvenuto ieri, mentre è in corso un dibattito istituzionale direi "abbastanza" importante la Rai lo tratta "solo" nei Tg o Gr, è lecito porre tale interrogativo ed è altrettanto lecito porselo in relazione a cosa viene fornito in cambio del tanto dibattuto canone.
bloggorai@gmail.com
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