Non è una novità: ogni tanto rispunta fuori l'idea di abolire (o ridurre drasticamente) il canone Rai. Nemmeno poi tanto nuova questa sortita di Di Maio di ieri, ben accompagnata da una proposta che la Lega sostiene da tempo non sospetto. Dunque, nessuno stupore: si tratta di una tempesta annunciata, quando inizia a tuonare, prima o poi viene la pioggia. Ci provò, del resto, lo stesso Governo Prodi molti anni addietro con la proposta di inserimento nella bolletta elettrica e comunque a tutti è noto quanto questo "balzello" sia inviso agli italiani. Verrebbe da dire: giustamente! Perchè si dovrebbe pagare il canone, una tassa, senza avere in cambio quanto atteso?
La "lettura"politica" della notizia porta dritto al cuore delle fibrillazioni in corso nel Governo e la pone al rango minore di rilevanza. Rimane però il peso specifico di un problema che è necessario porre. A parte ogni doverosa riflessione nel merito, compresa la notazione sulle dinamiche della pubblicità che dovrebbe sopperire, attraverso l'abolizione dei tetti, al mancato introito da canone, la domanda non è peregrina e, per quanto urticante, è doveroso porla per ricercare la legittimità e la fondatezza del Servizio Pubblico prossimo venturo. Per chi lo avesse dimenticato, la BBC ha posto questo interrogativo chiaro e tondo già da un paio di anni.
Ora il tema sarà capire se e in che modo questa proposta si innesta con quella, sempre M5S, di riforma della Rai che, al momento, appare l'unica percorribile in un arco di tempo ragionevolmente breve, prima che sia troppo tardi.
Ieri abbiamo accennato alle teorie che circolano a Viale Mazzini e non solo, riassumibili nel "benaltrismo". A proposito di canone ieri ci riferiva un esperto dell'argomento: "Il tema non è abolire o ridurre il canone ma interrogarsi su cosa offre il Servizio Pubblico, quale sia il rapporto tra domanda e offerta". Esempio, a proposito di generi (e parleremo pure di questo): il calcio, lo sport nazionale per eccellenza. Cosa offre la Rai di rilevante (vedi Champions)? Nulla !!! Vogliamo parlare di offerta informativa? Vogliamo parlare di quale pubblico intercetta maggiormente l'offerta Rai? Vogliamo parlare degli"ascolti" rilevati dal Total Audience? Vogliamo parlare di Sanremo? vogliamo parlare di Piero Angela o del figlio che somiglia al padre?
Ecco dove si concentra il "benaltrismo" che ieri abbiamo sentito ripetere più di una volta da parte di ha partecipato o di di chi ha sentito dire dell'incontro avvenuto nei giorni scorsi nella prestigiosa sede del CNEL: "la ristrutturazione per generi? parlarne non fa male a nessuno, ma i problemi veri della Rai sono altri". Appunto: missione, governance, risorse e tecnologie. Un combinato disposto che potrebbe e dovrebbe rimodulare tutto il perimetro del Servizio Pubblico prossimo venturo con paradigmi del tutto innovativi rispetto ad ogni progettualità espressa dall'attuale contesto che, ricordiamo fino alla noia, è frutto di una Legge sbagliata. A proposito di Legge: all'incontro di cui sopra ha partecipato (e il Manifesto di oggi lo riporta quasi con enfasi) l'attuale DG di Viale Mazzini che, fino a prova contraria, è un "abusivo" in quanto la sua figura non è prevista da questa stessa Legge che, al contrario, lo abolisce e istituisce l'AD. Somiglia a Salvini che si è portato Siri all'incontro con i sindacati. Dopo di che, parlare ancora di ristrutturazione per generi in questo contesto e con questi presupposti, con tutto il rispetto di chi l'ha pensata oltre 20 anni addietro, sarà necessario ricordare che, appunto, sono passati 20 anni e che, forse, qualcosa è cambiato.
A proposito del giallo dell'estate: sempre ieri (giornata fortunata) un esperto di analisi di dati ci ha informato che Rai ha utilizzato un servizio di rilevazione sul traffico di rete fornito dalla Società Webtrekk e ha posto un interrogativo sul quale cercheremo di saperne di più. I dati "collimano" con quelli forniti da Auditel? Finora, perchè di queste rilevazioni non si è saputo nulla?
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