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La notizia del giorno viene ripresa dal supplemento di Affari e Finanza di Repubblica di oggi e solo il titolo merita grande attenzione: Tv generalista la resa a Netflix si legge nei bilanci. Dal titolo in poi giù randellate: i video on line stanno uccidendo la tv etc etc etc ... Nulla di nuovo, la BBC ci lavora da tempo e nel loro Piano industriale presentato lo scorso anno l'allarme rosso è già scattato e prima di allora avevano cominciato a riflettere, pubblicamente, su come fronteggiare l'emergenza. Inevitabile, impossibile, non fare un tentativo di confronto con quanto Viale Mazzini ha reso noto sulla bozza di nuovo piano industriale per il prossimo triennio.
Anzitutto poniamo l'accento sulla debolezza, fragilità, del progetto generale, della visione, del modello di Servizio Pubblico verso il quale si intende procedere. Nel piano precedente epoca Gubitosi si parlava di Media company che, con tutti i suoi limiti, esprimeva un'idea di superamento dell'attuale modello di broadcast per dirigersi verso nuovi paradigmi di piattaforme e contenuti.
Nelle poche e scarne righe del comunicato ufficiale
http://www.ufficiostampa.rai.it/dl/UfficioStampa/Articoli/CONTENUTI-E-WEB-AL-CENTRO-DEL-NUOVO-PIANO-INDUSTRIALE-20192021-2583832b-3527-428c-8e24-2b4256be38b8.html
leggiamo a malapena che "le reti diventano interpreti dei bisogni dei consumatori focalizzandosi su palinsesti sempre più cuciti su misura e nel miglioramento dell’esperienza di visione.".
Se non chè, leggiamo poi il commento del consigliere Laganà, il coraggio e la sensibilità (non intelligenza come abbiamo scritto prima, ci scusiamo) dell'AD potrebbero indurre il cambiamento nel Servizio Pubblico attraverso la leva della radicale riorganizzazione dell'Azienda impostata sulla orizzontalità della struttura di produzione editoriale. E' stato già scritto bene nell'articolo che abbiamo citato nel post precedente: questa impostazione di fatto già esiste ed è nella fiction (che da sola occupa parte dei palinsesti) nel cinema con una società apposita, nello sport dove agisce una direzione e cosi via. Certo, la grande novità, come avviene in altri modelli di SP, potrebbero essere i documentari (!!!) e va bene, ben venga una nuova direzione ma da quì a voler spacciare questo come il cambiamento (senza aggettivi) ce ne corre. Poi, la direzione "format": quante vole e con quante sigle diverse si è tentati di mettere in piedi un gruppo di lavoro di questo tipo (basti ricordare "Serra creativa"). Cosa ne emerge dai tratti generali? emerge che le reti, al contrario di quanto affermato in premessa, non sono più le interpreti del fabbisogno etc etc ma diventano scatole vuote dove (posto poi il problema dei budget) non si capisce più la loro logica editoriale. La novità sarebbe stata, ad esempio, sostenere la legittimità o meno di avere tre reti generaliste e altrettante testate giornalistiche (si veda pure la "rimodulazione" prevista nel Contratto di Servizio). Come già detto alte volte, il coraggio e l'intelligenza si misura sulla capacità di percorrere nuove prospettive, fare scelte avventurose, rompere schemi ormai arrugginiti. Soprattutto, proporre un pensiero generale di Servizio Pubblico per gli anni a venire meritevole del canone richiesto ai cittadini che, altrimenti, per molto meno possono avere di meglio da altri soggetti e sulle tante piattaforme possibili.
Il tema dunque è la proposizione di un nuovo Piano industriale (parallelo a quello editoriale del quale invece non si è detto nulla) che esprima anzitutto, in modo chiaro ed esplicito la direzione generale che si intende esprimere al di la della mera messa al suo centro il "prodotto" e delle reti che diventano "interpreti" dei bisogni dei consumatori. Le dimensioni della rivoluzione copernicana in corso, la sua vastità e la sua potenza distruttiva sui vecchi modelli di broadcast richiede, forse, un progetto di altro spessore. Questa complessità, inoltre, si accompagna pari pari al tema delle risorse: come non pensare che, come scritto più volte, a questa Azienda viene richiesto di fare di più con minori entrate. Tutta la questione canone è tutt'altro che risolta. La chiusura del bilancio 2018 è prossima. Lo stesso Laganà riferisce di aver sollevato il problema del ricorso al TAR contro il prelievo illegittimo del canone avvenuto con la recente legge di stabilità (cosa è stato fatto per impedirlo? come, in che modo l'AD si è battuto per evitare lo scippo? chi è stato responsabile della trattativa con il Governo?). Gli è stata data risposta? Si o no ? se la risposta è si, necessario conoscerla, se è no allora, come si dice a Roma "le chiacchere stanno a zzzzzero". Il pannicello caldo dei 40+40 milioni suona ancora come una beffa: nel comunicato si parla di "potenziamento della testata digitale con lo sport e l’informazione istituzionale". A quest'ultima si intendeva dire che sarebbero stati destinati i 40 milioni?
Grande il disordine sotto il cielo, dunque la situazione è eccellente
Questo dibattito è, ovviamente, solo all'inizio e ci saranno tutti gli approfondimenti necessari. per ora, ci limitiamo ad alcune osservazioni.
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