giovedì 4 aprile 2024

Tra Governo e RAI: il calderone ribolle


Mancano 16 giorni alla scadenza del 20 aprile per la presentazione delle candidature a componente del consiglio di amministrazione della RAI ai fini dell'elezione da parte della Camera dei deputati.

CANDIDIAMOCI TUTTI !!!

https://www.rai.it/portale/CDA-Rai---Avviso-elezione-componenti-espressi-dalla-Camera--b3018035-319d-4869-9e8a-9c41bbba7afd.html


C’è molto lavoro sottotraccia. Chi vuole sapere sa e chi vuole capire capisce.

Bene, andiamo avanti e trattiamo una vicenda che, per alcuni aspetti, interessa anche la RAI: la possibile vendita dell’Agenzia di Stampa AGI di proprietà Eni al senatore leghista Angelucci.

Passo indietro: alla metà dello scorso gennaio si è svolto il World Economic Forum Annual Meeting 2024  dove ha partecipato il Ministro Giorgetti. Subito dopo, il Corriere riprende alcune dichiarazioni con le quali si apre il dossier delle “privatizzazioni” che potrebbe interessare anche RAI (ovvero, forse, RAI Way). Giorgetti precisa però che “È più corretto parlare di razionalizzazione del patrimonio delle partecipate: è necessario fare ordine in un mondo che non sempre è ben organizzato, quindi il pubblico decide di entrare di più in alcune realtà e cedere altre quote perché tutto sia più efficiente e razionale e al passo con i tempi. Non è semplicemente fare cassa, è fare ordine”. Già, appunto, fare ordine e forse non solo nelle casse dello Stato. Pensiero poi irrobustito dal Capo del Governo che ha dichiarato Giorgia Meloni ha sintetizzato in modo molto efficace e trasversale così il suo pensiero sulle privatizzazioni: «Lo Stato può indietreggiare dove la sua presenza non è necessaria mentre deve avanzare quando la sua presenza è necessariaNei giorni successivi si leggono titoli sul ”piano Meloni-Giorgetti” necessario per fare cassa per 20 miliardi in tre anni.  Per quanto ci interessa, a valle di queste dichiarazioni si scatena il nuovo putiferio su RAI Way dove da una parte (Viale Mazzini nel Piano Industriale) si vuole “semplicemente” vendere una quota e dall’altra (Palazzo Chigi) si vuole avviare il processo di fusione con EiTowers.

Quale è il tratto comune che  unisce la storia di AGI con quella di RAI Way? Semplice: si vuole vendere parte del patrimonio pubblico attraverso una cessione privata invece della doverosa gara pubblica. Non si può fare. Non si poteva fare nel 2014 e non si dovrebbe fare oggi per l’Agi e per RAI Way. Che poi per Via Teulada ci possa essere un “razionale” vantaggioso nel processo di creazione di un “polo delle torri” è altro discorso che si dovrà pure affrontare.

Poi, ovviamente c’è tutto il filone dei soggetti in campo, a partire dall’ENI per arrivare al senatore leghista Angelucci, già proprietario di buona parte della stampa di destra (Il Tempo, Il Giornale, Libero e varie testate locali). In poche parole, si evidenzia un’operazione fumosa di offerte fantasma e dichiarazioni criptiche culminate e sintetizzate con un titolo de La Stampa di martedì scorso: “La premier benedice l’operazione Angelucci – Via libera alla vendita dell’Agi da parte di ENI” mentre Giorgetti, due giorni prima, si è chiamato fuori dall’operazione. In soldoni: la Meloni sostiene Angelucci contro una parte del suo stesso Governo e del suo ministro. Che poi, in fin dei conti, è lo stesso schema che si intravvede sulla RAI: la Meloni e i suoi intendimenti (Rossi AD) da una parte e il resto del mondo dall’altra. Il resto del mondo, segnatamente, non è solo l’opposizione o ciò che ne resta ma anche, appunto, la Lega e Forza Italia che mettono nel calderone delle trattative altri ingredienti in cottura.

C’è qualcosa di più che merita attenzione in queste vicende e ci riporta ancora al Media Freedom Act che, peraltro, mira anche a porre limiti alle concentrazioni nei sistemi dei media. Esiste un concetto poco utilizzato ed è di grande aiuto per comprendere quanto sta avvenendo: il Media Capture e consiste nell’implementare meccanismi simbiotici tra politica e proprietà dei media. Secondo l’International Press Institute (un'organizzazione non governativa i cui fini essenziali sono la difesa e la promozione della libertà di stampa nel mondo) si tratta di “plasmare” il sistema pubblico radiotelevisivo ad immagine del Governo laddove “gli organi di regolamentazione dei media sono assimilati attraverso le nomine politiche; le risorse statali sono abusate per manipolare il mercato dei media in favore dei gruppi filogovernativi; viene creata una cerchia di oligarchi fedeli che gestiscono i media privati nell’interesse del governo”.

La partita, le partite, sono molte e complesse e i risultati per nulla scontati.

bloggorai@gmail.com

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