Ma abbandoniamo il sentiero dei numeri ed entriamo invece nell’autostrada dei contenuti, in particolare del Tg1. Nella mappa di questi percorsi di informazione televisiva non esiste un “navigatore” e non esistono segnali indicatori per indicare un percorso, quale che sia, verso una “verità” che non è e non sarà mai oggettiva. Ognuno va per se e risponde solo ad una “preminenza” dell’indicazione “politica” alla quale risponde la testata giornalistica, ovvero il Governo. Esiste un “metodo” o un “sistema” per misurare il “peso” o il “valore” delle parole e delle immagini messe in onda? Ovviamente, ci riferiamo ad un sistema scientifico, dove si possa assegnare una valore che possa poi essere codificato e confrontato con altri. La riposta è no. Non esiste un “metodo oggettivo” e l’analisi si può ricondurre semplicemente alla “percezione” soggettiva, individuale o collettiva, che si può avere ascoltando i servizi ovvero tutto il “racconto” ovvero ancora la “percezione” di quanto viene diffuso con tutto il "pacchetto" Tg. In altri termini, il solo elemento sul quale si potrebbe avere, attraverso specifici strumenti di rilevazione, qualche elemento di riflessione di riferisce al senso generale, alla “narrazione” che il Tg1 propone su questi giorni di guerra.
Allora, tanto per proporre una sommaria esercitazione, provate a mettere in ordine la “gerarchia” delle notizie per la loro rilevanza (trattative o “notizie sul campo di battaglia), provate a contare le volte in cui si ripetono frasi, concetti e immagini (bambini, ospedali, morti, feriti etc), oppure le tipologie di domande (tg1 edizione delle 20 di ieri 30 marzo,l’inviata del Tg1 Stefania Battistini chiede al sindaco di Iripn “Quanti civili sono stati uccisi dai russi?”) oppure il rapporto tra quanti inviati Rai e quanti “giornalisti collaboratori esterni” e così via. In queste ore in cui Draghi parla con Putin e le delegazioni si incontrano in Turchia lasciando intravvedere microscopiche speranze di pace, difficili e complicatissime, provate ad ascoltare i commenti che riferisce il Tg1 dove si percepisce chiaramente, si lascia intendere in modo evidente che… si va bene, si tratta ma tanto… non servono a nulla. Chissà, forse, Palazzo Chigi non ha informato la Palazzina A di Saxa Rubra di come stanno andando le cose.
Ecco allora la madre di tutte le domande sugli ascolti del Tg1 e del “+”o “-“ dello 0,01% degli ascolti in prima serata. Quale credibilità e attendibilità può avere una “narrazione” del genere? Quale senso generale può trarre il grande pubblico da una narrazione concepita, costruita, strutturata nel modo che ne viene fuori?
Torniamo brevemente all’intervista di Fuortes perché più la rileggi e più diventa buona, come il cacio stagionato. Vi riportiamo l’immagine così non ci sono dubbi di trascrizione:
Ritagliate l’intervista a Fuortes, un giorno sarà utile.
bloggorai@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento