lunedì 28 marzo 2022

Cap. 2: la Menzogna in televisione, da Socrate al Tg1


“Spacciare deliberate menzogne e credervi con purità di cuore, dimenticare ogni avvenimento che è divenuto sconveniente, e quindi, allorché ridiventa necessario, trarlo dall'oblio per tutto quel tempo che abbisogna, negare l'esistenza della realtà obiettiva e nello stesso tempo trar vantaggio dalla realtà che viene negata... tutto ciò è indispensabile, in modo assoluto.”

George Orwell

“Anche le cose vere gridate dagli altoparlanti cominciano a suonare come menzogne.”

Leonardo Sciascia

“Il giornalismo è un inferno, un abisso d'iniquità, di menzogne, di tradimenti, che non si può traversare e dal quale non si può uscire puri a meno di essere protetti, come Dante, dal divino alloro di Virgilio.”

Honoré De Balzac

Come promesso, oggi vi proporremo una riflessione sulla menzogna (ieri vi abbiamo proposto quella sulla memoria con grande apprezzamento da parte dei nostri lettori… grazie). Ci sono altri argomenti di più diretto interesse Rai e ve li proporremo più avanti.

Rimanete sintonizzati, ci sono notizie interessanti.

Qual è la favola più diffusa tra quelle raccontate ai nostri bambini? E qual è uno dei suoi temi centrali? Pinocchio e la menzogna, ovvero la bugia.

Cosa hanno in comune i due termini “memoria” e “menzogna”? Apparentemente solo una consonante all’inizio e una vocale alla fine nonché una forte consonanza. Sostanzialmente si riferiscono a quel nostro stesso mondo della mente dove abitano spettri e anime confuse. La menzogna è tanto radicata nel profondo intimo della nostra cultura, della nostra storia, da essere considerata parte fondamentale della nostra strategia di sopravvivenza e convivenza. La storia sociale e religiosa della menzogna si comincia a scrivere dai primordi dell’umanità sulla terra e per delimitarne i territori sarà necessario incidere sulla pietra a caratteri cubitali i suoi principi ispiratori: nei Dieci Comandamenti la condanna della menzogna occupa l’8° o il 9° posto a seconda della tradizione Ebraica o Cristiana mente nel Corano si legge che “…astenetevi dal mentire, perché la menzogna porta all’abiezione e l’abiezione conduce nelle fiamme dell’Inferno, e colui che preserva nella menzogna sarà ricordato da Allah come un uomo falso” (Sahih Muslim – Libro 32, numero 6309) anche se, specie nel mondo sciita, la Taqiyya (controversa traduzione ma la più diffusa è prudenza, paura o kitmān "atto di nascondere, velare) viene ritenuta la Santa ipocrisia benedetta dal Corano, talvolta utile e necessaria.

Sulla menzogna si sono cimentati Socrate, Platone e Aristotele. Per il primo la menzogna è come un farmaco utile da somministrare ai nemici e al proprio popolo a “fin di bene”. Platone è un po’ più sofisticato e ancora ci ha lasciato il dubbio, irrisolto, se la menzogna possa essere utilizzata a favore del popolo mentre Aristotele nella Metafisica ha le idee molto chiare “Il falso e il vero non sono nelle cose, come se il bene fosse vero e il male senz'altro falso, ma nel pensiero”. Sarà poi necessario, nel nostro mondo cristiano, arrivare ad Agostino di Ippona, per mettere un punto fermo sulla menzogna: “Molte sono le specie di menzogna, e noi le dobbiamo odiare tutte, senza distinzioni, poiché non c’è menzogna che non sia in contrapposizione con la verità. Verità e menzogna sono infatti cose contrarie fra loro come luce e tenebre, pietà ed empietà, giustizia e ingiustizia, peccato e opere buone, salute e infermità, vita e morte” (Contra Mendacio) e, allo stesso tempo, fa emergere la scappatoia che ci porta alla nostra contemporaneità: la menzogna come male necessario (“Succede infatti che noi a cuor leggero chiamiamo menzogna ciò che menzogna non è, mentre poi riteniamo lecito il mentire quando si tratta di una menzogna giustificata, come quando è detta a fin di bene o per misericordia”).

Il complemento opposto della menzogna è la verità e questo termine ci porta direttamente nel mondo delle immagini, fotografiche o televisive. Una immagine coglie un momento, un fatto, per come si manifesta in quel determinato istante di fronte all’obiettivo e, in questi termini, si può considerare “verità oggettiva”. È tale ed immutabile in quel frammento di tempo misurabile in centesimi di secondo. Un attimo dopo potrebbe non essere più la stessa cosa. La “verità” attraverso le immagini potrebbe essere sempre molto relativa, mutabile a seconda dell’angolo di ripresa, del momento in cui viene colta e dalle intenzioni (ovvero la cultura) di chi opera lo scatto.

In questi giorni il Tg1 ci sta fornendo un ampio campionario di questi esercizi. Ne abbiamo già riportato alcune perle di saggezza giornalistica come questa del Tg1 delle 13.30 del 27 marzo: da studio “… secondo quanto denuncia Kiev sarebbe stato colpito ancora una volta un centro di ricerca nucleare … in diretta per noi c'è il giornalista Mattia Sorbi che è andato sul luogo “ … secondo l'esercito ucraino l'istituto di fisica e tecnologia con all'interno un reattore nucleare è stato bombardato durante la notte. Noi siamo andati sul posto l'istituto di fisica nucleare è completamente in buono stato come le immagini dimostrano. Le teste ucraino in questo caso ha giocato su un gioco di parole. Forse è stato un bombardata l'area di questo istituto di tecnologia. Forse le bombe sono cadute molto lontane in un bosco adiacente a 1 - 2 km quindi la situazione è completamente sotto controllo. Ciò che rimane è il dato che se fossero che se i russi continuassero a bombardare in questa zona ci sarebbe questo rischio nucleare in atto”. Una vera lezione di giornalismo: se mia nonna non moriva ancora campava. Ma quello che è più interessante osservare nelle due edizioni del Tg1 del 26 alle 20 e del 27 alle 13.30 è che non c’è traccia del “dissenso” sulle parole di Biden pronunciate a Varsavia contro Putin (“un macellaio”). Di questo e del ruolo della nostra “diplomazia” per come la riporta il Tg1 ne riparleremo più approfonditamente.  

Eccoci allora al punto sulla menzogna al tempo della guerra in Ucraina. Ieri vi abbiamo riferito della più grande menzogna bellica dell’era moderna, l’invasione dell’Iraq fondata su un falso clamoroso. La domanda che poniamo è allora: come si può dar credito a chi è uso gestire le informazioni con colpevole disinvoltura e su queste stesse indurre a compiere scelte a danno degli interessi collettivi?

bloggorai@gmail.com

ps: rimanete sintonizzati … notizie in arrivo

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento