Il Tg1 va male e non solo per i numeri (dei quali comunque parleremo) e non per quanto “dice” ma per quanto “omette di dire”. Premessa: per capire l’informazione in televisione può essere interessante cogliere quella della radio e viceversa. Ci spieghiamo: su RaiRadioUno la mattina, poco dopo le 6, va in onda una trasmissione, Moka, dove si cerca di approfondire i titoli del Gr di poco prima. Questa mattina abbiamo ascoltato le seguente frase “Il giornale inglese The Guardian cita una fonte dell’intelligenze britannica secondo la quale et etc etc”. Dunque, il giornalista in studio riferisce una fonte che a sua volta si riferisce ad un’altra fonte che poi sarebbe l’Intelligente inglese. Poco dopo si ascolta che “fonti dell’Intelligenze USA” sostengono che Putin sarebbe pronto ad usare l’arma atomica. Detta in questo modo appare una notizia minacciosa e terrificante ma si riferisce ad un intenzione che nessuno al mondo sarà mai in grado di verificare. Però passa come se Putin avesse già la mano sul grilletto atomico. Questo è un modello ormai diffuso e consolidato: non è mai chiaro quali siano le fonti (genericamente le Agenzie di intelligence) che si prendono tutte per buone anche se sono solo dubitative e si spacciano poi come fatti realmente “accadibili” nel senso che forse potrebbero accadere. Su questo assioma inizia la narrazione che poi avrà largo seguito anche in televisione. Il flusso delle notizie dunque, senza alcuna gerarchia, si divide in reali (quello che avviene sul campo) e potenziali dove ognuno racconta la “sua” notizia, chiunque esso sia amico, parente, collaboratore, ex fidanzato e così via. Ne parliamo avanti.
Bene, veniamo ora ai numeri del Tg1. Oggi ce li spiega chiaramente Francesco Siliato su La Stampa con il titolo “Guerra di audience. Cala la grande attenzione alle news registrata all’inizio del conflitto, il telespettatore assuefatto si rifugia nei programmi di intrattenimento”. Da leggere e incorniciare. Poi, nell’occhiello: “Più 21% per La7 …meno 10% per Rai Uno”. Noi non abbiamo l’esperienza e l’autorevolezza di Siliato e, nel nostro piccolo, abbiamo fatto due conti di bassa cucina, prendendo due giorni a confronto il sabato e la domenica di marzo dello scorso anno con gli stessi giorni di quest’anno del solo Tg1:
Come vi abbiamo accennato, e non solo da oggi, la riflessione che proponiamo non è tanto su cosa viene proposto dal Tg1 ma su quanto invece NON viene raccontato. C’è un Paese reale, attento e in piena crisi economica, di identità , di presente e di futuro e di sanità ancora minacciata dal Covid e c’è il Paese immaginario, differenziato nello spazio e nel tempo, come viene raccontato dal Tg1. Prendiamo un tema a caso, uno qualsiasi, la crisi economica e l’aumento dei prezzi (frutto o meno indiretto delle sanzioni). A giugno dello scorso anno l’Istat ci dice che “Torna a crescere la povertà assoluta. Nel 2020, sono in condizione di povertà assoluta poco più di due milioni di famiglie (7,7% del totale da 6,4% del 2019) e oltre 5,6 milioni di individui (9,4% da 7,7%)” poi c’è la povertà relativa, quella chi pur avendo un reddito, fatica a raggiungere fine mese. Senza andare troppo indietro nel tempo, in questi giorni siamo tutti tanto preoccupati per la Guerra in Ucraina quanto più per la nostra sopravvivenza economica. Trasportatori, pescatori, agricoltori etc sono allarmati per il loro e nostro futuro ma, nell’agenda del Tg1 questo genere di notizie vanno sempre in secondo piano e nella gerarchia di importanza si pongono a margine degli altri fatti della giornata.
Vedi la votazione di ieri alla Camera sullo stanziamento a favore degli armamenti: qualcuno ha spiegato perché siano così necessari e prioritari rispetto ad altre “emergenze” nazionali? Vogliamo fare un piccolo elenco? Scuola, trasporti, sanità etc. Andiamo avanti: dal Tg1 è scomparso un tema: “Nel 2021 sono 67.040 i migranti sbarcati sulle coste italiane, poco meno del doppio rispetto ai 34.154 dell’anno scorso. Dall’1 gennaio al 27 dicembre, i minori stranieri non accompagnati sbarcati sono stati 9.478” Che fine hanno fatto? Dove sono, da chi e come sono stati accolti? I famosi “convogli” umanitari per chi sbarca dall’Africa non vanno bene?…puf .. Svaniti nel nulla, la notizia non è più rilevante.
Lasciamo perdere le bufale, le copertine farlocche del TIME, i filmati di videogiochi spacciati come veri, la scalinata di Odessa e i soldati dello Zar del 1905 confusi per “bolscevichi” di vent’anni dopo. Nei giorni scorsi, il 9 esattamente, viene “scoperto” casualmente che lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, ha diramato una circolare interna dove si preallarmano le nostre Forze Armate. Non è una notiziola da poco , vista l’aria che tira e, per dare man forte, si è aggiunto ieri il capo di stato Maggiore dell’aeronautica che invita i nostri piloti NATO distanza in Romania di “porre attenzione a non sconfinare in territorio Ucraino” … non si sa mai … . La prima notizia semplicemente “evapora” cioè non esiste, il Tg1 la dimentica totalmente perché, si verrà a sapere dopo (e oggi sul Corriere viene confermato), il Ministro Guerini è “sorpreso della sorpresa”. Gia, anche noi siamo “sorpresi che lui sia sorpreso”.
Andiamo avanti e occupiamoci degli inviati, corrispondenti o collaboratori del Tg1. Sapevano, dall’inizio della Guerra che erano in Ucraina 12 giornalisti RAI di cui 7 del Tg1. Erano sufficienti? Forse no? E allora perché non inviarne altri? Fatte le debite proporzioni e considerate le diverse edizioni del Tg, nonché delle possibili “sinergie” con le altre testate, sarebbe presumibile che buona parte dei servizi video siano sotto la “supervisone” Rai. Come si spiegano invece le copertine, i tanti servizi di primo piano affidati a giornalisti esterni dei quali non si sa nulla di loro. Come sono stati scelti? Hanno vinto un concorso? Sono stati estratti a caso? Sul campo ci sono decine di inviati di tante testate, anche di altri servizi pubblici europei, ma invece si legge sui sottopancia del Tg1 solo un generico quanto ambiguo “giornalista”. Di chi? Per conto di chi altri fanno i pezzi? Come viene pagato? Un tanto a minuto? A seconda della zona “pericolosa” dove si trovano? Ma poniamo pure che la loro storia ed esperienza professionale sia di grande interesse, a chi rispondono di quanto affermano?
Dobbiamo supporre che la catena di comando (caporedattore e direttore) possano visionare prima i loro contributi ma quando invece si collegano in diretta?
Nei giorni scorsi, a
qusto proposito, l’Usigrai ha posto 10 domande all’AD Fuortes, tra le quali:
Continua nei programmi di rete e nei telegiornali Rai il ricorso ai freelance dalle zone di conflitto. Cosa sta succedendo?
La Rai ha forse ritirato le inviate e gli inviati dall'Ucraina ?
Se non lo ha fatto, perché ricorre a risorse esterne?
Perche la Rai non riprende le corrispondenze da Mosca, dopo che i media internazionali ed italiani sono tornati a trasmettere dalla capitale della Federazione Russa?
Cosa deve ancora accadere perché i vertici della Rai capiscano che sono alla guida di un'azienda di servizio pubblico e devono spiegare le ragioni del proprio operato?''
Qualcuno ha risposto?
Segue …
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