sabato 12 marzo 2022

Guardano la Tv ... temendo l'atomica

Foto di Wendelin Jacober da Pixabay 

Sembra di essere ancora a Viale Mazzini dove, come abbiamo scritto ieri, la notte appare sempre più lunga del buio che la circonda. Vi raccontiamo una sera di ordinaria paura vissuta attraverso la televisione con i timori e i terrori della guerra alla porta di casa e le scie dei missili nucleari in volo sulle nostre teste.

A lume di candela e con una lanterna ad olio lampante, di quello da supermercato in offerta a 2,89 euro al litro (non come il mio, extra vergine di alta gioielleria, frantoio personalizzato, rigido controllo di filiera e disciplinare, si acquista aprendo un mutuo da restituire in comode rate mensili) ieri sera mi sono preparato a passare una nuova e lunga notte televisiva di tensione e preoccupazione. Ci cominciamo ad abituare ad un “economia di guerra” come Draghi comincia ad anticipare, non si sa mai. Ma pure ad una “psicologia di guerra” per cercare di capire cosa passa per la mia testa e in quella di tanti miei vicini di casa, amici, nemici, parenti e conoscenti. Impresa ardua, durissima.

Chi vi scrive è gravemente “malato”. Non ho mai capito bene la sua origine: si tratta di una patologia oscura, misteriosa e  forse inguaribile che si manifesta con la dannata e cattiva abitudine di pormi più domande di quante risposte riesco a trovare. Ho il vizietto di usare con maggiore frequenza  il tasto con il punto interrogativo che non quello con il punto esclamativo, come se mi partisse in automatico. Possiedo pure la pessima abitudine di andare a cercare punti di vista diversi dal mio che poi si rafforza con questo incubo ricorrente del “perché”.  Ogni tanto mi chiedo: “Ma per quale motivo non ti attieni a quello che passa il convento, le immagini dei tg non ti sono sufficienti come invece succede alla più gran parte della popolazione?” e torno al punto di prima. No, non sono in grado di guarire da queste gravi malattie di cui soffro, da tanti anni, da quando, da piccolo, ho cominciato a chiedermi se fossero state proprio necessarie le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki dell’agosto ’45 quando la guerra in Europa era finita a marzo e il Giappone non aveva più nemmeno i materassini gonfiabili da spiaggia con i quali attaccare gli americani. Con questi pensieri nella mente, a fine pomeriggio, intanto, per non saper leggere e scrivere, sono andato a fare un po’ di spesa rafforzata, magari limitandomi a crackers integrali, parmigiano stagionato 24 mesi (in offerta speciale a 12.50) e buon caffè. Poi, si vedrà.

Al ritorno dal supermercato, è tempo di cena, tra un padella e l’altra, ho fatto un po’ di zapping tra Tg1 e La7, tanto per predisporre al verso giusto la serata. Servizi importanti, collegamenti dai vari luoghi di orrore e sofferenza: peccato che fossero tutti, chi più chi meno, sempre e solo con le stesse caratteristiche e con quasi le stesse immagini, magari ripetute pure più volte. Civili innocenti in fuga, feriti, uccisi, devastazioni, mezzi militari (per lo più russi, con le V e le Z in bella vista, quasi mai ucraini). È la guerra, drammaticamente, e le immagini della televisione non potrebbero essere diverse. Mi torna sempre in mente il citato libro della Sontag, Davanti al dolore degli altri, dove si ricorda quel noto e fastidioso atteggiamento che molti assumono quando osservano la sofferenza umana “dall’altro lato della corsia di autostrada dove è avvenuto un incidente”. Fa piangere vedere bambini soffrire (che per loro natura sono innocenti), pugnala al cuore il volto di una persona anziana e disperata sulle macerie della propria casa mentre ascolti il corrispondente che, inquadrando una persona sdraiata in terra dice “Ecco, vedete, questa persona dorme”. Già, questo è l’orrore della guerra.

Da questo punto di vista, per paradossale che possa apparire, aveva ragione Draghi quando ha definito “illusi” coloro che immaginavano che il mondo fosse diverso da quello che è. Se il mondo produce, vende o regala armi, buone o cattive che possano essere, è giocoforza che queste, prima o poi, per offesa o per difesa, possano uccidere e causare devastazioni. O no? Argomento troppo sofisticato e magari, per alcuni, in questo momento fuori luogo. Ora è necessario anzitutto fermare la guerra, la filosofia verrà dopo anche se i pacifisti da combattimento di questo aspetto sembrano curarsene poco.

Per fortuna però che, ad un certo punto i telegiornali finiscono. Ci spostiamo sulla Gruber, dove almeno c’è speranza di trovare qualcuno che prova a ragionare senza le immagini drammatiche a supporto di quanto esprimono. Ieri sera c’erano Edith Bruck e Lucio Caracciolo, due persone che non hanno bisogno di presentazioni e non certo sospette di essere simpatizzanti di Putin e tantomeno sostenitori dell’aggressione all’Ucraina. Aiutano a ragionare, a comprendere, a riflettere. Dopo di che, intorno alle 21. 30, la Rai va in “pausa guerra” per un paio d'ore e sulle tre reti ben che vada c’è “Il cantante mascherato” (qualcuno ha osservato: “Meno male, così ci si riposa”) mentre i dibattiti e gli approfondimento continuano solo su Rete4 e La7. Tralascio, per cattiva abitudine, il canale Mediaset e mi soffermo sulla trasmissione del venerdì condotta da Diego Bianchi. La banalità del male e la superficialità dell’orrore prendono il sopravvento: il diario della tragedia, il documentario del dramma umano, sapientemente rafforzato da una musica lugubre ci spingono a cambiare canale velocemente e spostarci su 9 dove va in onda la satira e la farsa di Maurizio Crozza (vedi https://www.youtube.com/watch?v=TGjgFDpEty4) . Magari con le sue battute su Salvini non sapremo molto di più ma quel poco che sappiamo possiamo vederlo da un altro punto di vista, seppure comico, e tanto ci basta. Perché il punto è esattamente questo: la narrazione della guerra non prevede dibattito e confronto, non è prevista analisi, approfondimento, documentazione, e la verifica puntuale di ogni notizia o immagine messa in onda appare del tutto superflua o irrilevante. E già solo porre questa osservazione ti fa correre il rischio di essere tacitato come guerrafondaio e aggressore mentre i pacifisti da combattimento annaspano nel buio della retorica con lo sconto di Twitter, in sintesi, un tanto a battuta.

“Il mondo è un tantino più complesso di come ce lo vogliamo raccontare” ha detto ieri sera Caracciolo convenendo con la Bruck sulla pericolosità dell’invio di armi a Kiev. Dopo di che, la serata si conclude sempre sul canale 9 dove un noto intellettuale di origine e matrice marxista leninista, Vittorio Feltri, osa sostenere che la guerra si poteva evitare e che Zelensky avrebbe potuto e forse dovuto fare di più per impedirla. Eresia: se qualcuno dice in pubblico una cosa del genere chiamano i Carabinieri. A quel punto, la candela si stava spegnendo, il sonno si stava facendo strada e per agevolarlo mi sono spostato su RaiTre e, di fronte alle solite e drammatiche immagini di morte e devastazione, ho cercato di addormentarmi tranquillo, con nelle orecchie le domande che molti si pongono: “Scoppierà la terza Guerra mondiale?” ovvero “Ci sarà la guerra Nucleare?”. Ci sono momenti in cui in cui si avverte che, pur di fermare Putin, molti sarebbero disposti a correre questo rischio. Con questo pensiero sereno, rassicurante, mi sono addormentato. Non è stato un sonno tranquillo.  

bloggorai@gmail.com


 

1 commento:

  1. Brillante e spumeggiante Chroniqueur...come al solito...
    Ma per quanto tu possa indagare e sviscerare, , non troverai mai una logica che possa stare in piedi più di qualche attimo, nel nostro agire umano... caro il mio Patrizio ...

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