Ostinati, ottusi e confusi. Parliamo del Contratto di
Servizio RAI. Ovvero, non parliamo, non possiamo parlarne perché sono molti
coloro che si trincerano dietro un muro di silenzio sui contenuti, sugli obiettivi,
sulle finalità e le prospettive entro le quali si dovrebbe connotare. Di un
atto pubblico di primario interesse collettivo ne stanno facendo una faccenda privata, di bassa cucina, di pochi
ma buoni, di presunta “riservatezza” ovvero di ahumm aummm. Invece di sollevare
dibattito, aprire il confronto, fare circolare idee e proposte, si sono rintanati
nelle ovattate stanze di Viale Mazzini con la segreta speranza che nessuno se
ne accorga, che possa passare inosservato come il Piano Immobiliare approvato
sotto la calura della scorsa estate sul quale sarà opportuno fare qualche riflessione
a parte: non è stato detto tutto ciò che è necessario sapere. La logica è “io
so ciò che tu non sai ciò che invece egli sa ma che è bene che non si sappia”.
Lo stato dell’arte: lo scorso anno il ministero e l’AgCom si
sono espressi sulle linee guida. Lo scorso maggio il presidente AgCom Giacomo
Lasorella, ha sollevato un nodo cruciale del Contratto, i KPI (Key Performanc
Indicator) ed ha sostenuto che è necessaria “…l’individuazione di parametri
misurabili, che in qualche misura possano garantire l’attuazione del contratto
di servizio e far sì che questo contratto non resti un elenco di buone
intenzioni ma possa essere costantemente monitorato e verificato”. Ora, per
quanto abbiamo saputo, questo passaggio tanto caro alla Presidente Soldi, sembra
sia stato escluso dalla bozza in lavorazione a Viale Mazzini con suo grande “disappunto”.
Non è cosa da poco: si tratta di mettere in relazione le prestazioni cioè i vincoli
e le richieste con l’erogazione del canone. “Monitorare e verificare” sono in funzione
di un presupposto di scambio: ti do una cosa in cambio di un’altra. In una nota
recente dell’USIGRAI si legge: “ “Quali impegni ha contrattato la Rai per
svolgere il suo ruolo di Servizio Pubblico? Quali attori sociali o stakeholder
sono stati consultati per definire gli impegni previsti dalle linee guida del
Contratto di Servizio? Quali risorse saranno garantite alla Rai per ottemperare
agli obblighi derivanti dalla stipula del contratto? In che modo le risorse
saranno garantite per tutta la durata del contratto che scadrà fra cinque anni,
alla fine nel 2027? – continua la nota dell’Usigrai- Nel contratto di servizio
dovrebbero per la prima volta fare la loro apparizione i Kpi – Key Performance
Indicators – per misurare gli obiettivi raggiunti dall’azienda: chi li misurerà
e come sono stati definiti?”. Ma la domanda centrale è sapere chi e perché vorrebbe
introdurli, con quale scopo, con quale visione, con quale prospettiva?
Il Ministro Urso si è recentemente impegnato a far sapere
qualcosa entro giugno. Mancano pochi giorni. Vedremo, sapremo… boh … forse…
dipende … da che dipende?
Nota margine: nei giorni scorsi è stato diffuso un comunicato
finanziario di RAI Way dove si legge che all’ex AD Aldo Mancino è stata
corrisposta una buona uscita di oltre un milione mezzo (1,5 mln) più altre
bazzecole di centinaia di migliaia di euro. Tutto in regola, tutto secondo norma…
nulla da eccepire. Una sola semplice domanda: era proprio necessario? I soldi
di Rai Way, quotata in Borsa, vengono pure dal lucroso Contratto di Servizio
con Rai (cliente pressoché unico) del valore di quasi 200 milioni di euro l’anno. Perché
è stata fatta la sostituzione con il nuovo AD Roberto Cecatto? Mancino non poteva tornare in RAI dove poteva essere utilmente utilizzato invece di agevole la sua uscita? Pochi hanno voglia
di rispondere. Noi abbiamo più di una risposta.
bloggorai@gmail.com
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