martedì 13 giugno 2023

NO !!!


Forse non è del tutto vero che di fronte alla morte siamo tutti uguali. Forse, non è del tutto vero che ad un certo punto tutto si livella, e si debba provare lo stesso sentimento di indistinta e umana commiserazione.

NO !!! è lecito supporre che oggi buona parte degli italiani possa non provare nessuna commozione, nessun dolore, nessuna costernazione per la scomparsa di Silvio Berlusconi. 

È lecito supporre che buona parte degli italiani non parteciperà al lutto nazionale e alle esequie di Stato. È lecito supporre che buona parte degli italiani e, in particolare delle italiane, non proverà nessuna emozione al pensiero che quella che ci ha lasciato è solo una immagine fisica e corporea, un sembiante, una sintesi di ciò che di peggio si possa rappresentare nella politica, nella cultura e nell’economia.

Citiamo Gian Piero Alloiso (non Gaber): “Non temo Berlusconi in se, ma Berlusconi in me”. Il soggetto di cui parliamo, le vesti umane che sono scomparse, non è la persona ma la sintesi di ciò che ha proposto, alimentato, nutrito, diffuso e incancrenito nel Paese: il berlusconismo. Citiamo pure Petrolini “Io nun ce l'ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t'hanno buttato de sotto” e giriamo la frase: non nutriamo alcun sentimento per la persona (e pure ce ne sarebbero buone ragioni) ma per chi gli ha concesso di esserlo in quanto tale, per quello che ha sinteticamente rappresentato, proposto, promosso e diffuso nel pensiero profondo degli “italiani” ovvero di quegli “italiani” cui non è parso vero di trovare qualcuno in grado di rappresentarli al meglio o al peggio delle loro sembianze.

Attenzione: il Berlusconismo non è un fenomeno nuovo che nasce nel vuoto, dal nulla: è ben presente e radicato nel DNA profondo di questo Paese da decenni, forse secolare. È connaturato a quel famoso “carattere degli italiani” che non si è mai ben capito come è composto e di quali “italiani” si dibatte. Gli “italiani” della cintura alpina dove mangiano alle 7 di sera e il sole lo vedono in cartolina o gli “italiani delle coste mediterranee dove i ristoranti aprono alle 21 e al sole di mezzogiorno ci puoi cuocere un uovo al tegamino? Gli italiani che al 54% hanno votato per la repubblica o quelli che al 45% hanno votato monarchia? Gli italiani delle grandi aree metropolitane o gli italiani della provincia profonda, lontana, distinta e distante dalle grandi dinamiche del Paese? Gli “italiani” onesti, lavoratori subordinati e pensionati o gli italiani furbetti, maramaldi, evasori, puttanieri e traditori? Eccolo il Berlusconi che come un paguro si insidia dentro le pieghe di questo Paese dove ha trovato il terreno fertile per piantare le sue piante malate che poi sono cresciute alimentate dal concime di una politica spesso volentieri connivente e complice. Ci sarebbe stato un Berlusconi vincente se non ci fosse stata una classe politica sconfitta, corrotta e dispersa? Mani pulite non nasce invano e proprio dalle sue ceneri, nel 1994, prende forma Forza Italia. Attenzione: non nasce un nuovo modo di fare politica come alcuni sostengono: nasce un nuovo modo di essere e proporre un partito a sua immagine e somiglianza che non è un partito ma una sua azienda di famiglia.

No, semplicemente no: in un Paese sano tutto questo non sarebbe potuto avvenire. Berlusconi avrebbe potuto partecipare e vincere alle elezioni se il suo impero, il suo potere politico e mediatico non fosse cresciuto a dismisura senza i vari “patti” più o meno occulti con i partiti (e non solo i partiti) che lo hanno fiancheggiato e sostenuto? Forse anche no. Avrebbe potuto sviluppare le sue ambizioni smisurate se ci fosse stato qualcuno in grado di ostacolarlo invece che scendere a patti con lui? Necessario ricordare il “patto del camper a Milano” oppure il “grande inciucio per la riforma costituzionale” oppure ancora il recente “patto del Nazareno”? Necessario ricordare, infine, che non si è mai voluto mettere mano al ciclopico conflitto di interesse tra Berlusconi e il resto del mondo?

Il palazzo dove sorge il governo di destra di questo Paese ha solide fondamenta nel berlusconismo. Senza di lui la Meloni sarebbe ancora una giovane militante della Garbatella. Ma non tanto in termini elettorali, quanto in termini sociali e culturali. Questa “nuova” destra nasce, si sviluppa e si afferma su quel sistema di valori, linguaggi e comportamenti che poi si traducono in voti. Nessuno ha avuto la voglia, la forza e il coraggio di contrastare non la persona o il suo partito, ma il suo modello sociale, la sua visione del mondo e dei rapporti tra uomini e donne. Il suo impero e il suo campo di battaglia dove ha vinto è stato, non a caso, la televisione e il sistema mediatico. Se mai si volesse cercare un suo merito (ovviamente un demerito per la parte opposta) è proprio nell’aver individuato il fianco debole della politica contemporanea: la modalità con cui si comunica e dialoga con i propri elettori. In questo campo Berlusconi ha vinto certamente perché era forte di suo ma anche perché non ha avuto avversari: ha giocato contro i chierichetti e i Boy Scout. Per dirla meglio e tutta: i suoi avversari non sono mai “scesi in campo” ma sono rimasti invece comodamente in tribuna a guardare attoniti e stupiti, increduli e meditabondi, su quanto avveniva intorno a loro.

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ps: torneremo su quanto potrà ora avvenire sul futuro della RAI
 

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