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ieri notte, dopo le 24 del 25 giugno, (abbiamo saputo, per la precisione, che la cadenza temporale si riferisce all'arco di tempo compreso tra le 23.30 e le 01.08) si sono interrotte le trasmissioni dei tre canali Rai per oltre un 'ora. Gli impianti sono gestiti da Rai Way che ora sarà chiamata a giustificare un grave disservizio: se una cosa del genere fosse avvenuta durante un giorno "normale" magari nel pieno di una crisi politica istituzionale, cosa sarebbe successo?
Precisazione (ad uso e consumo di chi ci tiene alle fasi temporali): se dico "questa notte" intendo dire la notte appena trascorsa, cioè quella iniziata al termine della sera del 25 e che si è conclusa con le prime luci di questa alba, cioè questa mattina, cioè il 26.
Se dico invece "ieri notte", si intende chiaramente la notte precedente, cioè quella conclusa all'alba di ieri mattina, cioè la notte trascorsa tra la sera del 24 e il prima mattino del 25.
E così via... o no? non sembra molti difficile da comprendere.
Rimane comunque la notizia che è tale e non smentibile: il black out c'è stato ed è stato grave e non si può minimizzare alla stregua della rottura di un aspirapolvere come qualcuno vorrebbe sostenere..
L'elettrodomestico è in mano ad un privato che può decidere liberamente se fare manutenzione, tenerlo in ordine oppure se obsoleto e buttarlo e comprarne uno nuovo. Per il Servizio Pubblico vale esattamente il contrario: è obbligatorio mantenere sempre e comunque gli impianti in efficienza al 100%, senza margine di rischio. Se questo margine viene ridotto si tratta di grave inadempienza.
Ora passiamo al problema connesso: la comunicazione. In questi casi (e chi fa questo mestiere lo dovrebbe sapere molto bene) si tratta di "comunicazione in caso di crisi" sulla quale si sono consumate montagne di parole, testi, lezioni accademiche, casi aziendali etc etc... Un principio fondamentale di queste teorie è che il tentativo di insabbiare la notizia, minimizzarla, confonderla con giochetti tipo le precisazioni irrilevanti (ieri notte, questa notte etc etc) non solo non serve a nulla ma, anzi, si rivela spesso controproducente. In qualsiasi corso di comunicazione pubblica o aziendale lo insegnano come l'ABC. Allora, chi dovrebbe comunicare Rai o Rai Way? a voler salvare capra e cavoli (povera capra) il comunicato dovrebbe essere congiunto. Il tema è salvare il cavolo che sull'argomento ha un solo dogma: redistribuire il 100% dei dividendi (provenienti per la maggior parte grazie al "canone" Rai) agli azionisti e non un Euro agli investimenti, compresi quelli destinanti alla manutenzione e aggiornamento degli impianti. Che in Rai ci fosse qualche problemuccio di comunicazione era noto da tempo ... questo episodio lo conferma.
Non ultimo: sia la Convenzione Rai Mise, art. 4, sia il contratto di Servizio dicono chiaramente che “La Rai ha l’obbligo di operare,
anche tramite la propria
partecipata Rai Way ..." e a seguire art.1.2: “La Rai per lo svolgimento
delle proprie attività inerenti al servizio pubblico può avvalersi di Società ad essa partecipate …". Ora è tutto molto semplice: visto che non sussiste un obbligo di legge, perchè non andare a cercar sul mercato chi è in grado di fornire lo stesso servizio e magari a prezzi più concorrenziali. Una sana e trasparente asta non farebbe male a nessuno, anzi .. il Servizio pubblico potrebbe anche risparmiare qualche decina di milioni ... scusate se è poco.
bloggorai@gmail.com
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