lunedì 11 febbraio 2019

polvere di stelle

Piccolo mondo antico: chi vi scrive ha avuto negli anni '90 quell'istante di gloria e celebrità (non si nega a nessuno una volta nella vita) quando, per pochi istanti, è stato inquadrato in primo piano comodamente seduto in prima fila al Festival di Sanremo. Che brivido sublime, che goduria,  quando il giorno dopo molti mi fermavano per avermi riconosciuto (a quel tempo non c'erano molti cellulari) !!! ahhh ... bei tempi... la Rai di una volta ... allora si che era Servizio Pubblico ... etc etc etc etc etc, quando c'era mio nonno e si andava in carrozzella ...

Tutto questo per tornare alla brutale normalità del Contratto di servizio, del Piano industriale, di quello editoriale, della voglia di vendere qualche pezzo di Rai.

Il tema è: uscire allo scoperto subito con una iniziativa pubblica e affrontare la proposta di piano industriale per quanto è noto e confrontarlo con gli impegni previsti dalla Concessione e Contratto di servizio prima della scadenza del prossimo 7 marzo per avere qualche vaga possibilità di poter proporre aggiustamenti o integrazioni? oppure, attendere l'occasione della presentazione ufficiale per poi poter esprimere valutazioni più ponderate? Gli orientamenti sono articolati: alcuni pensano che questa bozza o traccia di cui si è a conoscenza sia troppo labile per essere vera, ai limiti della bufala o fake news che dir si voglia. Se fosse vero, rasenta l'incredibile per quanto leggero e privo di alcun fondamento industriale. Per non dire della mancanza del relativo piano editoriale che lo dovrebbe accompagnare. Altri, invece, ritengono che quanto del Piano industriale è noto contiene elementi positivi, in particolare la "ristrutturazione per generi" e quindi relativamente apprezzabile e relativamente sostenibile. Inoltre, a proposito della voce, non confermata e non smentita, diffusa da Aldo Fontanarosa sulla possibile vendita della quota restante, il 13%, di Rai Way, abbiamo letto da Franco De Chiara su Key4Biz che "E’ invece possibile e auspicabile che Rai (way) e F2i concordino nei prossimi mesi un’operazione parallela e gemella a quella Eitower. Per Rai si tratterebbe di una entrata straordinaria di diverse centinaia di milioni, ... ll ricavo di una operazione straordinaria non potrebbe essere utilizzato dalla Rai per spese correnti, ma per investimenti (e troppi e urgenti ne vengono in mente: dal turn over del personale, al rinnovo della bassa frequenza, all’estensione del magazzino diritti)."

In questo contesto, molto sintetico, a partire da oggi pomeriggio si svilupperà il dibattito.

Per quanto abbiamo scritto molte volte su questo blog, il problema non è fare cassa con i propri soldi (quello che si guadagna da un verso si spende dall'altro: dalla vendita si potrebbero incassare circa 160 mln mentre Rai versa nelle casse della quotata circa 180 mln anno) ma cosa si intende fare del cosiddetto "polo delle torri" e sotto quale proprietà e controllo debba essere. Ancora una volta: il dibattito è su quale debba essere il ruolo dello Stato: regolatore o gestore di beni pubblici.

bloggorai@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento