Sul primo, sappiamo per certo solo quanto comunicato ufficialmente dalla Rai con il comunicato stampa del 24 gennaio. Sarebbe stato utile, necessario, doveroso, che venisse reso pubblico l'intero documento. Ci sono due buone ragioni: la prima è che non è scritto da nessuna parte (Legge, Concessione o Contratto di servizio) che questo debba essere "secretato". Non valgono ragioni su i rischi connessi al possibile vantaggio rispetto alla "concorrenza": si tratta di due aziende che pur competendo sullo stesso mercato, hanno caratteristiche e peculiarità del tutto originali tali per cui non è mai avvenuto che i piani industriali/editoriali dell'uno potessero influire uno sull'altro o viceversa. Salvo, come pure è avvenuto, le azioni di governo delle rispettive aziende venivano coordinate telefonicamente tra i diretti interessati, ma questo è un altro tema. Non valgono poi ragioni in ordine ai contenuti perchè si tratta a quanto si legge di "linee di azione" prive di alcun riferimento operativo "sensibile", posto che individuare una fonte di ricavo o sostenere un progetto possa ritenersi rilevante per la tutela degli interessi aziendali.
Diciamocela ora tutta in altri termini: o i piani sono fondamentali, di assoluta rilevanza rispetto all'interesse pubblico e quindi debbono necessariamente riferiti a questo ambito, oppure sono acqua fresca e allora ancor più, proprio per questo hanno ancor più interesse pubblico ad essere noti, conosciuti e dibattuti per il danno potenziale che ne potrebbe derivare. Tertium non datur. Tutto il resto sembra appartenere a quella melma fosca, oscura, privata ed arbitraria dove ognuno fa quello che cavolo vuole, ignaro, al di sopra e al di fuori, di qualsivoglia spirito di trasparenza e pubblicità. E' proprio in questo ambiente, nell'ombra, nel detto e non detto, dell' "auhmmmm ...auhmmmm", degli amici degli amici, dei parenti e dei conoscenti che è cresciuto e sviluppato quel malmostio di malaffare che rende il Servizio pubblico quello che conosciamo e quello che è percepito da chi paga il canone.
Il piano industriale e quello editoriale sono già noti e operativi prima ancora di essere ordinati e messi in bella copia. Sono quelli che, forse già prima del loro insediamento, sono attuati millimetricamente ogni giorno che il sole illumina la terra. Sono le scelte compiute e ancor più quelle non compiute ogni momento, ogni istante, della vita aziendale che compongono di fatto, più che di diritto, il piano industriale e quello editoriale. Qualche esempio a raffica: i format e il loro rinnovo (vedi Fazio, oppure la fascia dopo il Tg1); il contenimento delle spese e i conflitti di interesse (vedi Sanremo), le risorse pubblicitarie e quelle da canone (vedi Legge finanziaria); innovazione tecnologica (vedi Rai Way); gestione delle risorse umane (vedi i criteri di nomina dei vari direttori) e così via.
Siamo solidali con chi si preoccupa di tutelare gli interessi del Servizio Pubblico. Difficile non pensare a loro quando la sera, al termine di dure giornate di lavoro, sono costretti a farsi un velocissimo esame di coscienza e magari pure ad interrogarsi su quali siano i limiti di ciò che interessa tutti e di ciò che interessa pochi. Nel silenzio del bosco, anche quando cade una foglia produce grande rumore. E' proprio vero: il silenzio della ragione genera mostri.
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