Ecco dispiegarsi le vele del cambiamento che viene da
lontano e andrà ancora più lontano. Per cominciare c’è stata la riforma della governance
Rai fortemente voluta da Renzi con la quale si santificava il passaggio della
sfera di riferimento dal Parlamento alla maggioranza di Governo. Era il 2015, l’anno
de “l’uomo forte al comando”, preludio ai referendum costituzionali poi presi a
sganassoni dall’elettorato. Quella Legge contiene il Lievito madre del
cambiamento: l’Amministratore Delegato con ampi poteri rispetto al Consiglio di
Amministrazione (ne ricordiamo solo uno: la firma di contratti fino a 10
milioni, vedi contratto a Fazio che ora si ridiscute). Questo cambiamento ha
portato alla nomina con il metodo “chissenefrega”: nomino chi mi pare alle
direzioni di reti e testate senza alcun criterio di selezione, di valutazione, di
comparazione fra curriculum, con metodo trasparente, chiaro, basato sul merito,
sulle capacità, sulle esperienze. Ora siamo ad un passaggio cruciale: la
stesura del nuovo piano industriale che, sempre secondo questo cambiamento,
avviene con metodo nebbioso, confuso, misterioso (la Spectre): sono state comunicate
solo le linee guida che hanno detto il nulla ripassato in padella. Da quanto
poi si è riusciti a capire, il contenuto del nuovo piano sarà un minestrone
dove dentro ci si butterà quel che capita sotto mano: un po’ di avanzi del
frigorifero con qualche offerta speciale del supermercato. Il problema è che
per quanto abbiamo saputo sarà un Piano
Industriale Unico, non un minestrone ma un polpettone, forse anche
avvelenato, che contiene al suo interno tutti gli altri piani messi insieme. La
settimana scorsa AD e Presidente hanno partecipato ad un Convegno proprio sul
tema del cambiamento e abbiamo scritto che non è emerso nulla di significativo.
Ci correggiamo e chiediamo scusa: non è emerso nulla in quella sede ma due
giorni dopo su Repubblica a firma di Aldo Fontanarosa, solitamente bene
informato: in accordo con l’AD il
Presidente Rai ha in mente "un super direttore a capo di tutti i programmi
di approfondimento Rai". Eccolo svelato il cambiamento: cambia tutto per
non cambiare nulla. Viene l’orticaria quando si leggono queste cose, come pure
quando si leggono i nomi di chi si vorrebbe far condurre lo spazio informativo
dopo il Tg1. Il piano industriale, il piano editoriale, il piano news e tutti
gli adempimenti previsti dal Contratto di servizio per buona parte li stanno
già mettendo in atto.
Di quale cambiamento si vorrebbe parlare? Di quale
ristrutturazione “per generi” si vorrebbe dare fiducia a questo vertice (anche
la direzione Format è stata spacciata come “genere” per non dire della
direzione Documentari: vedremo ottimi servizi sul comportamento sessuale degli
ippopotami o sulla fabbricazione artigianale delle ocarine nei paesi sperduti
del Sud d’Italia, e infatti Netflix o Amazon Prima sono pieni di documentari, a
Villa Arzilla non aspettano altro).
Veniamo al coraggio: nei giorni scorsi abbiamo ricevuto una
mail importante da parte di un dipendente Rai che apprezza il nostro lavoro e
ci incoraggia “blogga più forte … abbi coraggio e voce
alta, se puoi . Si vede che amavi questa Rai ora ridotta a rottame ed allora,
facci un favore, aiutaci con un po' meno di moderazione”. Anzitutto
Grazie !!! grazie a tante persone come lui che questo piccolo blog ha un senso
e sembra essere sempre più apprezzato. Non basta però solo il mio coraggio,
occorre anche quello di tutti coloro che sono dentro l’Azienda ad uscire allo
scoperto, a parlare, a partecipare. Penso anche ai consiglieri di
amministrazione (la mail cita Laganà): cosa fanno? Cosa dicono? Cosa pensano? Come
rendono conto pubblicamente del loro operato a chi li ha nominati? del gettone
di presenza che percepiscono?
Per la cronaca: nei giorni scorsi sono usciti dati
importanti: ricerca Swg sul canone (gli italiani preferiscono che sia pagato
con la fiscalità generale) oltre il già citato articolo sulla riduzione della platea
televisiva.
bloggorai@gmail.com
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