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Si sa, dopo ferragosto “la stagione si rompe” e il clima
cambia. Si sa, dopo ferragosto, si comincia a pensare al ritorno alla brutale
normalità. Si sa, dopo ferragosto, occorre fare attenzione alla temperatura e
non raffreddarsi. Si sa, dopo ferragosto arrivano le prime pioggerelline e si
anticipa settembre.
Si sa pure che nel mondo RAI, prima e dopo ferragosto,
succedono cose strane, bizzarre, e non succedono perché qualcuno ha preso un colpo
di sole ma solo perché si spera nel favore della distrazione estiva per far passare qualche “bizzarra”
vicenda con il silenziatore innestato. Si sa pure che ad agosto molti
colleghi giornalisti sono in ferie e gli articoli sui temi importanti sono pochi (solo Domani
a firma Lisa di Giuseppe ha scritto un pezzo).
E così a Bloggorai non resta che porre domande, sollevare
dubbi e alimentare il dibattito. Il primo interrogativo è banalmente e semplicemente:
perché il Consigliere Natale ha pensato bene di “fare una proposta” alla
Meloni, ovvero al capo del Governo per una nuova trasmissione giornalistica? Il
secondo interrogativo (casualmente coincidente in ordine temporale con il
precedente) è perché la Maggioni si è dimessa in cambio di un contratto quinquennale
con la RAI?
Andiamo con ordine. Il Consigliere Natale nei giorni scorsi ha
scritto sul Corriere “… Ma poiché sognare non costa nulla aggiungo una proposta
che riguarda proprio la Presidente del Consiglio e che va in direzione
esattamente contraria al fuorionda di Washington. Provi ad immaginare un
appuntamento mensile in prima serata (ovviamente Rai), con domande vere di
giornalisti e giornaliste di testate (Rai e no) del più diverso
orientamento, come capitava ai segretari di partito nelle «Tribune elettorali»
di un tempo”. Cioè, se abbiamo letto bene, il Consigliere Natale si rivolge
proprio alla Meloni, al Governo, per suggerire “l’immaginazione” di una nuova trasmissione
giornalistica.
Bene. Cerchiamo di capire. Il consigliere Natale interloquisce
con la Meloni e con il Governo. Interessante. Non nascondiamo un certo stupore.
Ricapitoliamo qualche punto che, supponiamo, Natale dovrebbe conoscere
benissimo non solo e non tanto perché è stato segretario nazionale dell’Usigrai
(lo stesso sindacato che alcuni mesi addietro ha chiesto le dimissioni del Cda,
comprese le sue!) quanto perché, proprio perché Consigliere RAI dovrebbe essere parte del suo compito.
Anzitutto in RAI non esiste un Piano editoriale per l’informazione
da anni. All’inizio ci fu il tentativo con il Piano Verdelli (da chi è
stato affossato? Chi ha passato la “soffiata” all’Espresso? Chi erano i
personaggi che erano interessati a quell’operazione e che hanno remato contro
per affossarlo? Ci si può scrivere un romanzo, ancora sono ignoti gli esecutori
materiali. Bloggorai lo sa. Tant’è che il Piano venne ritirato e non se ne
seppe più nulla, salvo leggere il libro dello stesso Verdelli, e del suo perno più
rilevante ovvero la “newsroom” si sono perse le tracce (salvo ritrovarle con il
titolo della trasmissione della Maggioni, per puro caso).
Succede poi che poco
tempo dopo viene proposto il Piano Industriale 2018 dove, per la prima volta,
si legge un corposo allegato (247 pagine) Piano per l’informazione. Di grande interesse,
ricco di dati e informazioni preziose. Scomparso, svanito, eclissato. Succede
poi ancora che poco tempo dopo viene approvato il precedente Contrato di Servizio
dove, esplicitamente, si dispone (art. 22, e) che si debba predisporre “… un
piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero
delle testate giornalistiche”. Carta straccia, tempo perso, una clamorosa presa
per i fondelli.
Basterebbe quanto scritto per sollevare dubbi sul perché della
proposta Natale al Governo Meloni. Perché Natale non si preoccupa di proporre, di
sostenere fortemente la necessità, l’obbligo, per Rai di avere un Piano
editoriale per l’informazione degno di questo nome e degno di un’Azienda di
Servizio Pubblico? Nel recente Piano industriale non c'è alcun riferimento.
A questo interrogativo, se occorre, ne possiamo collegare
tanti altri: ad esempio perché il Consigliere Natale non si preoccupa del calo
degli ascolti dei Tg? Vedi dati Agcom. Ad esempio, perché
il Consigliere Natale non si preoccupa di RaiNews24 dove a fronte di oltre 200 giornalisti
non riesce ad andare oltre gli ascolti da prefisso telefonico? Lasciamo perdere.
Ma la domanda fondamentale è: perché il Consigliere Natale si rivolge e “dialoga” con la
Meloni e il suo Governo, perché “suggerisce” proprio a loro una trasmissione giornalistica?
Ma non era Natale che aveva sempre sostenuto l’autonomia della Rai dal Governo
e poi aderito con passione alla proposta “prima la riforma e poi le nomine” salvo
poi essere nominato “in quota” AVS il famigerato 26 settembre? Bloggorai pone domande,
solleva interrogativi. Di più non può fare.
Bene. Chiudiamo sul secondo ordine di grande perché della
giornata: le “dimissioni” della Maggioni. Una vulgata, volgare, sostiene che si
tratta solo di soldi, tanti soldi. “Pecunia non olet” e di benefattori della Patria,
per il Servizio Pubblico, in oltre 40 anni di frequentazioni RAI ne abbiamo
conosciuti pochini pochini. Ci sta: se il suo “collega artistico” Bruno Vespa
prende quanto si legge in giro perché lei dovrebbe prendere di meno, con tutto il
suo CV? Chiudiamo il tema soldi, su questo fronte non c’è dibattito e, molti
lettori di Bloggorai arrivano a sostenere “ha fatto bene”. In soldoni: una
volgare questione di soldi, tanti soldi.
Ma oltre alla brutalità degli euri (tanti) c’è dipiù ed è
proprio quello che forse si vuole tenere sottotraccia. Perché la Rai ha accettato un contratto
del genere (5 anni) il cui valore (milioni) sarà custodito più del Segreto del Graal?
Quale è la sua convenienza economica? Ma l’interrogativo più rilevante è capire
quale è poi il valore “politico” dell’operazione che indubbiamente si pone? Le trasmissioni
di informazione, alla vigilia delle prossime lezioni politiche avranno un peso
enorme (proprio come ha scritto Natale ricordando le Tribune politiche) ed è
del tutto evidente che avere una figura di relativa “garanzia” come la Maggioni
(già, perché dicono alcuni che piace pure tanto ad una certa “sinistra”) può
far comodo a tanti. Attenzione ad un dettaglio sui titoli di coda: chi è il maggior
candidato alla sua successione? Apriamo le scommesse: dicono che sia in pista,
in pole position, un certo Francesco Giorgino, già direttore dell’Ufficio Studi
RAI, quello che ha pubblicato sul volume sull’AI un CV che per leggerlo tutto
ci vuole più tempo che non fare una pagina di parole crociate.
Della mancanza del Presidente del Cda sembra non interessare più nulla a nessuno. Prendiamo atto, forse fa comodo a molti.
Settembre è alle porte, preparate un bicchiere di prosecco e
pizza del fornaio con fettine di buona mortadella tagliata fina fina.
bloggorai@gmnail.com
ps: della serie "bizzarrie" di agosto: solo ieri dopo mezzogiorno Dagospia ha saputo dele "dimissioni " della Maggioni. Non c'è più Dagospia di una volta.