Ieri abbiamo scritto sui conti che non sembrano essere del tutto chiari. Questa mattina, con un breve trafiletto, il Sole riprende l'agenzia ADN e parla del futuro e dei famosi 40 milioni che il Governo potrebbe elargire alla casse Rai. Dimentica però, curiosamente, di ricordare che si tratta di materia a dir poco problematica (e al Sole dovrebbero saperlo molto bene) in quanto si configura come aiuto di Stato espressamente vietato dalle leggi comunitarie. Non ci dovrebbero essere ambiguità: o questi soldi sono certi e si ragiona in un modo o sono incerti e allora tutto cambia e buona parte dell'impalcatura sulla quale regge il Piano industriale rischia di sfracellarsi al suolo.
Aggiungiamo il tema Rai Way e gli investimenti in tecnologie: nel giugno dello scorso anno in un documento di Viale Mazzini sulla ristrutturazione della rete DTT, del quale abbiamo scritto più volte, si leggeva in ultima pagina che sarebbero stati necessari circa 200 milioni a quadro invariato. Il quadro, a seguito di quanto avvenuto in sede AgCom, è variato e la stima di spesa si dovrebbe essere ridotta di circa il 50%, cioè intorno 100 mln. La domanda è: chi deve sostenere questa spesa? questo importo è parte di quanto previsto nel Piano dove si legge di 200 mln previsti per adeguamento infrastruttura tecnologica? cosa significa, che parte di questo importo dovrebbe essere girato a Rai Way per l'adeguamento degli impianti? Tradotto: Rai paga con i soldi pubblici e gli azionisti godono? Privatizzare i guadagni e pubblicizzare le spese: niente di nuovo. Ma, per quanto è noto, da queste orecchie a Viale Mazzini sembrano tutti essere un pò duri di comprendonio e vanno avanti come se nulla fosse. Compresa la nomina del nuovo presidente e la sostituzione del rappresentante degli azionisti in Cda di Via Teulada che, durante il suo mandato ha lasciato un segno indelebile per quanto ha espresso nel doveroso impegno di indirizzo e controllo della quotata.
Sul tema investimenti in tecnologia di Rai nel suo complesso torneremo presto con approfondimento sul ruolo del CTO che nel recente documento di riorganizzazione di corporate ha visto una sostanziale riduzione di ruolo, peso e competenze..
Veniamo ora ad un'altra ruota bucata del Piano industriale: la coesione sociale. Ci siamo presi la briga di rileggere, una ad una, le pagine del Piano per cercare di capire dove, in che modo, con quale filosofia, questo stesso segue le indicazioni del Contratto di servizio, e prima ancora della Concessione, nella necessità di sopportare la crescita, lo sviluppo il rafforzamento della coesione sociale del Paese. Ne abbiamo trovato traccia solo in alcune pagine e solo in riferimento, appunto, a quanto disposto dal Contratto di servizio. Alcuni hanno osservato che un piano industriale deve, per sua natura, mirare alla sua natura economica, finanziaria, produttiva e organizzativa mentre la coesione sociale attiene ad una componente etica, morale e, per aspetti correlati, anche religiosa per quanto concerne la solidarietà, l'appartenenza ad una comunità. Ieri abbiamo scritto della necessità di "riportare la Chiesa al centro del villaggio" ... a quanto sembra, questo Piano non solo non si indirizza verso questa direzione ma, in un certo senso, la allontana nel momento in cui mette al centro altri sistemi, altri ordini di valori, altri riferimenti.
E qui, come al solito, la buttiamo in politica: chi, quali forze e con quali progetti, si sostiene una visione, una missione di servizio pubblico prossimo venturo diverso, alternativo, a quello attuale? cercheremo di vederlo punto per punto, a partire dal PD e da di chi lo rappresenta in Cda, fino alle forze di Governo alle quali la Legge gli affida la Rai.
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