venerdì 19 aprile 2019

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In un quadro, una fotografia, un film, ci sono dettagli che spesso rivelano molte più cose di quante non consenta la visione generale che, proprio perchè tale, comprende troppi elementi che possono indurre ad una visione confusa, opaca. Quando si parla di Rai, di Servizio Pubblico, è facile cadere in questo tranello. Ci sono momenti (Concessione, Contratto di servizio, Piano Industriale) in cui siamo trascinati a dibattere su grandi temi, complessi, pieni di dati, numeri e tabelle come pure di erudite citazioni giuridiche o ingegneristiche e, in questo modo, tralasciamo dettagli, appunto, molto significativi e rivelatori. Questo il caso di Rai Way, della società del Servizio pubblico quotata in Borsa. Sarebbe utile, forse necessario, rivedere dettagliatamente cosa avvenne nel 2014. E' successo, in buona sostanza, che per la prima volta il Governo si appropria del canone Rai pagato dai cittadini i modo illegittimo, incostituzionale (tre pareri: Ainis, Pace e Cheli lo hanno scritto in modo chiaro e inconfutabile). Ciononostante, ad alcuni, non pare vero di "mettere sul mercato" cioè vendere un pezzo della gioielleria di famiglia. Si getta, in questo modo, un pilastro granitico di uso privato di risorse pubbliche, una malversazione in grande stile dagli effetti nefasti che ancora oggi producono danni (vedi esproprio extragettito).

La storia di Rai Way, un piccolo ingranaggio di un organismo complesso, la dice lunga  su come, appunto, in molte zone grigie anche interne all'Azienda si intende, si concepiscono e si utilizzano le risorse pubbliche per interessi privati. Ieri si è svolta l'Assemblea della quotata dove il 100% degli utili sono stati riversati agli azionisti (il primo ovviamente è Rai e porta a casa un assegno di oltre 30 milioni). Ciò che a molti sembra non essere del tutto chiaro è che si tratta di una partita di giro: da una parte Rai versa oltre 180 milioni l'anno per i servizi resi (un ricavo per Rai Way crescente da diversi anni) e dall'altra se li riprende con il dividendo. Solo che, di mezzo, a godere ci sono i fondi di investimento che, tramite il sostegno del cliente unico Rai (i ricavi da terzi sono costantemente decrescenti) portano a casa laute cedole. L'azionista di maggioranza in tutto questo come esercita il dovere di indirizzo e controllo sulla quotata? al momento, il solo cenno di vita è stato con la firma del Memorandum con Open Fiber per "la sperimentazione" di nuove tecnologie!!! Roba da far tremare i polsi: il mondo tecnologico avanzato la sperimentazione la fa sempre dopo aver conquistato i mercati, consolidato i prodotti, definiti gli standard. Acqua fresca, foglie di fico, fumo, fuffa. Il solo fatto incontrovertibile è che dei dividendi di Rai Way non un solo euro è destinato a investimenti, ricerca, sviluppo mentre da qui a breve dovranno essere impegnati decine di milioni euro per adeguare il refarming ai 700 Mhz. Chi paga? e a chi rimarranno gli impianti? La questione è sempre la solita, semplicemente: in gioco c'è il denaro pubblico, non c'è solo il"mercato" al quale molti dentro Rai Way guardano sempre con grande attenzione.
Tra questi, l'AD, Aldo Mancino che dall'alto dei suoi oltre 490 mila euro di compenso annuo (lordi, ci mancherebbe... si tratta del doppio di quanto percepirà il nuovo Presidente Mario Orfeo appena nominato) ha buon gioco a sostenere che tutto va bene: appunto, ci mancherebbe che andasse pure male. A Roma si usa una espressione un tantinello volgare che rende bene il concetto: sono tutti capaci a usare comportamenti sessuali di un certo tipo con gli attributi di altro tipo. L'ingegnere è toscano e, come si dice dalle sue parti ..."fai il buonino" e, aggiungiamo, dovrebbe ricordare che buona parte del suo stipendio lo pagano i cittadini.
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