Un silenzio assordante si avverte intorno a Viale Mazzini. Tutti tacciono in attesa delle nomine. Se qualcuno sussurra qualcosa, si ascolta un bisbiglio sommesso, un pò confuso. Forse, qualcuno pensa che è meglio tacere e fare la figura del cretino piuttosto che parlare e confermare di esserlo veramente.
Eppure, ci sarebbe molto da dire, da proporre, da riflettere. La Rai si sta giocando il suo futuro in termini di risorse, di tecnologie, di contenuti, di piattaforme di distribuzione e non si avverte un segnale di fumo. Esempio: ieri alla presentazione del 15o Rapporto Censis sulla comunicazione è intervenuto Gian Paolo Tagliavia, il CDO di Viale Mazzini. Provate a trovare traccia del suo intervento su qualche giornale, una riga che possa far sapere al pubblico quali sono le riflessioni, le proposte, le idee sull'innovazione digitale che circolano in Azienda. Niente, nada, nisba, niet. Allo stesso modo, provate a cercare una posizione pubblica del vertice Rai sulla questione dei 700 Mhz, come pure sui temi legati alle ricorse economiche necessarie a fronteggiare l'adeguamento tecnologico degli impianti piuttosto che fronteggiare il confronto con la televisione non lineare. Si accettano scommesse. Silenzio totale. Non parliamo delle risorse umane: qualcuno ha mai trovato qualcosa di interessante da leggere su come la più grande Azienda culturale del Paese provvede a formare, ad aggiornare, a qualificare i propri dipendenti? Fantasie.
Tutto questo dovrebbe, potrebbe, essere Servizio Pubblico. Non lo è e serpeggia il dubbio che potrà esserlo nel prossimo futuro, in queste condizioni.
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