martedì 2 ottobre 2018

cerimoniale

I meccanismi che portano alla nomina dei direttori in istituzioni complesse come la Rai sono assai complicati da decifrare. Si racconta di un direttore delle Relazioni Pubbliche di alcuni anni addietro che era solito portare sempre la moglie alle anteprime degli spettacoli, alle presentazione dei programmi, alle trasferte importanti del Prix Italia, con un compito specifico: sedere accanto alla moglie dell'ospite di riguardo con la quale avviare amena conversazione per poi magari invitarla per un the e così via fino a stringere forti legami para familiari. Da qual momento in poi il gioco è fatto: zacchete e arriva il soffietto: "sai ...mio marito .. ci tiene tanto a quella nomina" .. oppure, per interposta persona "tizio è tanto bravo, sarebbe un vero peccato non valorizzarlo". Et voilà, le jeux son fait ... rien va plus.
Questo è solo un nanetto, ma semplificando, gli ambiti di svolgimento di queste dinamiche sono sostanzialmente tre.

Uno tutto esterno: far arrivare al politico forte di turno la certificazione della propria esistenza in vita (come si fa per le perone anziane che devono far riscuotere la pensione ad u familiare). Questo avviene in modo bidirezionale. Da un lato il soggetto freme di attività relazionale tramite amici di amici e, per lo stesso canale, gli stessi politici saltellano come grilli per far sapere che loro sono in grado di arrivare non tanto e non solo ai direttori, quanto più ai capiredattori o ai capistruttura delle reti, che sono spesso quelli che, alla fin fine, decidono se un certo nome o un certo servizio possa andare in onda o meno.

Due, tutto interno. si tratta di appartenere, partecipare, o far sembrare, di essere parti di una cordata, di una lobbyna, di una parrocchia. Non importa la certificazione, è sufficiente che lo si percepisca, magari solo perchè qualcuno ha visto che Tizio parla con Caio. I sodalizi aziendali sono spesso determinanti. A viale Mazzini la Scuola Socialista ha fatto epoca più di quella Democristiana che pure non scherzava. Erano vere e proprie catene, io chiamo te e tu chiami me, tu segnali un amico a ame e io ricambio la cortesia. Fatto sta che chi ne era fuori, non aveva speranza. nel corso del tempo, le congreghe cambiano e gli equilibri mutano, però .. chi ha avuto ha avuto ha avuto ... e la posizione è occupata. Hai voglia ad aspettare il cambiamento.

Tre, il fattore Culo. Chi ce l'ha ce l'ha e chi non ce l'ha non ce l'ha. Si tratta di trovarsi al posto giusto nel momento giusto. In questo caso, i due fattori precedenti possono anche non avere peso. Merito, capacità, responsabilità, non contano una pera. Si racconta di un alto dirigente X, molti anni addietro, che ha ricevuto una nomina importante solo perchè il DG dell'epoca voleva a tutti i costi assumere un dirigente dall'esterno e, allora, per compensare, ha dovuto firmare la nomina allo stesso X che in altri momenti se lo sarebbe sognato. Tombola, tredici al totocalcio. Of course, succede pure il contrario: si racconta di una nomina già "alla firma del DG" con tanto di ordine di servizio e compagnia cantando ... se non che, quel giorno il DG viene chiamato per un importante impegno esterno, rinvia la firma alla settimana successiva e, nel frattempo, il suo diretto contendente allo stesso incarico riesce a far slittare poi bloccare definitivamente la nomina.

Per quest'ultimo fattore, ogni altra considerazione appartiene al sovrannaturale.

Auguri per chi, in queste ore è alle prese con questi problemi ed è in lista di attesa per poter almeno scambiare un saluto, fosse pure nel corridoio del VII piano,  con l'AD o mal che vada con il Presidente ... però può andare bene pure un consigliere ... non si sa mai !!!


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