Puffete! svanita, sfumata, eclissata, è volata via come piuma
al vento, come una piccola bollicina di sapone la notizia dell’AD Giampaolo Rossi
ieri alla Camera che oggi non c’è più. Tanto clamore per nulla? Ordinaria amministrazione
(… così han fatto tutti prima di lui…) che non merita nemmeno un titoletto su un
giornale del giorno dopo? La valanga di nuove
notizie l’ha già travolta e sommersa? Poesse… poesse!!!
A Bloggorai invece non sembra così. Ricordiamo sempre un pensiero
fondamentale: sono le persone che “fanno” le cose e non viceversa. È Rossi
in quanto tale che si reca alla Camera per “incontri istituzionali” per trattare,
da solo, la riforma, l’EMFA e la prossima legge di bilancio è una notizia che ha
un valore specifico, un focus che merita ancora attenzione oltre il ruolo di AD
che ricopre. Quando si cerca costantemente di unire i punti, di collegare le
tessere di un vasto, complesso e dinamico mosaico alcuni “passaggi” sono centrali
e assumono una prevalenza rispetto agli altri, si crea una certa gerarchia che
dovrebbe essere rigorosamente perseguita, pena perdere di vista il quadro
complessivo.
Questo quadro complessivo, lo scenario che appare alla vista
sul futuro del Servizio Pubblico appare cupo, minaccioso e povero. Il disegno
del puzzle fatica a comporsi. Si aggiunga pure che non si intravvedono forze,
soggetti politici o della “società civile” pronti a venire in soccorso e
prospettare una alternativa o visione diversa. Diciamo, semplicemente, che non
c’è nulla, almeno per ora.
Allora, partiamo proprio da quanto Rossi è in grado di “rappresentare”
per il suo governo dell’Azienda al Governo che lo ha insediato. Anzitutto Rossi
deve “rappresentare” giocoforza un’Azienda traballante, incerta e sula strada
di un costante declino. Lo abbiamo scritto innumerevoli volte e non ci ripetiamo.
Nonostante si voglia fare tanti sforzi per sostenere il contrario, i numeri non
mentono. I suoi interlocutori, forse, ne sono consapevoli più di quanto lui stesso
vorrebbe affermare e gli chiedono conto: “Sei capace di tenere la Rai sotto
controllo?”. Hai voglia a leggere che “Lui parla direttamente con la Meloni”
mentre, filosoficamente parlando, se ne frega dei suoi colonnelli.
Allora, per quanto ci è dato sapere e leggere, Rossi è andato alla Camera seguendo due binari: il primo è ricevere indicazioni su come tenere in equilibrio la “guerra per bande” in corso a Via Asiago con Sergio solo “apparentemente” al suo fianco e con Marano solo “sostanzialmente” a lui avverso. Su questo capitolo, alleanze trasversali, trame e complotti si potrebbero scrivere capitoli enciclopedici.
Piccola nota a margine. Nei giorni scorsi si è svolto un incontro
“molto riservato” con tutti i i direttori e il tema era lo stato di avanzamento
del Piano Industriale e di quello immobiliare. Perché “molto riservato”?
semplice: perché è stata illustrata, ci hanno riferito, una situazione sostanzialmente disastrosa:
“I due piani, in combinato disposto tra loro, non avanzano. Quello industriale
perché non ha risorse e quello immobiliare perché non ha prospettive e soluzioni imminenti: vedi Milano
e vedi la vendita della sede di Venezia”. Meglio tenerlo “molto riservato”.
I due Piani hanno un rumore di “sottofondo” politico non irrilevante: le tensioni
con la Lega. Il Piano industriale è legato al dossier RaiWay (vendita/cessione quote
ovvero operazione fusione con Ei Towers) e quello immobiliare è legato ai tanti
“dossier” di specifico interesse di quel partito nelle sue aree geografiche
di riferimento, Lombardia e Veneto. In entrambi i piani c’è una figura prevalente
sullo sfondo, Roberto Cecatto, ed una subordinata, Roberto Sergio. Entrambi possono
avere molto interesse personale. È verosimile,
ci riferiscono, che Rossi possa aver trattato anzitutto questi temi con i “suoi”
interlocutori.
Il secondo filone, del quale abbiamo riportato già da
tempo notizie, si riferisce alla sua permanenza. Rimane o no? A questa domanda,
per quanto abbiamo cercato di capire e sapere, al momento, non c’è risposta. Forse
“faranno sapere”, come si usa dire.
Tutto questo si svolge in una scena che vede una quinta di assoluto
rilievo: la prossima riforma che, secondo quanto auspicato dalla maggioranza di
Governo (Gasparri dixit), potrebbe andare in Aula già entro al fine dell’anno. A
quel punto, andate in pace, la partita sarà chiusa e verrà riaperta ai primi
del prossimo 2027 con il rinnovo del Cda e della Concessione. Ecco, forse, chiarito
perché Rossi è andato alla Camera (ed ha tenuto a farlo sapere) e potrebbe aver
posto un drammatico interrogativo “Se devo rimanere cosa devo fare?”.
Alfine, oggi sappiamo che la prossima settimana è stata convocata
la Vigilanza per audire Ranucci. Fatto certamente importante. Difficile però
non osservare che la Vigilanza non riesce a risolvere il problema presidente, ormai
sospeso da oltre un anno, e invece riesce a convocarsi subito per questa
occasione. Abbiamo letto che questo fatto “potrebbe essere interpretato come un
segnale di disponibilità da parte della maggioranza”. Così come per le “visioni”
è necessario andare da un buon ottico, per i “segnali” è necessario rivolgersi
ad un Capo Indiano Cheyenne o Navajos.
Bloggorai@gmail.com

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