lunedì 27 ottobre 2025

RAI: le pagine "nere"

By Bloggorai ©

La storia recente della Rai, in perfetta sintonia con quella del Paese, è costellata di pagine “nere” o, meglio che vada, opache. Si dice spesso che "la Rai è lo specchio del Paese" e forse, oggi più che mai, è vero. Ci sono tante "pagine nere" di ogni genere e riguardano la gestione economica ovvero le risorse di cui dispone, lo sviluppo tecnologico, l’offerta editoriale e, infine, gli assetti istituzionali.

La prima “pagina nera” o meglio, lo schermo nero, è tornata in evidenza proprio ieri sera con la proiezione su La7 del docu-film Magma- Il delitto perfetto relativo all’omicidio di Piersanti Mattarella avvenuto il 6 gennaio 1980. È bene ricordare il tema e perché si tratta di una “pagina nera” della storia Rai. Perché Mattarella è stato ucciso e da chi? Rispondere al perché porta dritto ai colpevoli, ai mandanti e agli esecutori materiali. Da allora le “piste” si sono contrapposte: da un lato una forte spinta a sostenere il solo “delitto di mafia” e dall’altro una forte spinta al “delitto politico” e segnatamente di destra in collaborazione con apparati dello Stato deviati e/o collusi. Ad un certo punto delle indagini, 1988, in Commissione Antimafia, il Giudice Giovanni Falcone collega l’assassinio di Mattarella con l’eversione nera. Anche recentemente, abbiamo letto sul Fatto.it che la presidente dell’attuale Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, si è espressa in termini di “ …alleanza del male” ha condizionato tutte le stragi italiane, che ha avuto un epicentro fondamentale in Sicilia, che la vedova Mattarella nel riconoscere Fioravanti come esecutore materiale del delitto deve essere presa sul serio”. A farla breve: la Rai che pure avrebbe potuto/dovuto trasmettere Magma, come peraltro era previsto, non lo ha fatto. Perché? Semplicemente perché “rinfrescare” la pista dell’eversione nera, dei neofascisti collusi con la mafia e apparati deviati, è fastidioso e sgradito a tanta “destra” attuale.

Allo stesso modo, sembra essere molto fastidioso e sgradito mandare in onda il film Premio Oscar No other Land sulla tragedia del popolo palestinese. Era previsto prima il 7 ottobre, lo stesso giorno in cui la Meloni è andata in onda due volte da Vespa. Poi sembrava che dovesse essere trasmesso il 21 e non è avvenuto. Abbiamo letto di una “telefonata politica” arrivata in Via Asiago. Fatto sta che, al momento, non è ancora possibile sapere con certezza se e quando potrà essere trasmesso: “faranno sapere” come usano ripetere quando qualche anima gentile gli pone la domanda.

Un altro bel capitolo ricco di “pagine nere” si riferisce alla gestione economia e finanziaria del Servizio Pubblico. La Rai ha poche risorse, sono incerte e quelle che ci sono vengono gestite male. La Corte dei Conti (relazione luglio 2025) lo scrive ogni anno “… ribadisce la necessità che l’Azienda realizzi ogni misura organizzativa, di processo e gestionale idonea ad eliminare inefficienze e diseconomie”. Notizia fresca di stamattina: il Fatto riporta il compenso di circa 730 mila euro l’anno per Maria Latella per la sua trasmissione che invece incassa ascolti introno al 2% di share. Quali inefficienze e quali diseconomie siano state sanate non dato sapere. Sappiamo invece che i conti non tornano. Come abbiamo scritto nei giorni scorsi riprendendo un articolo del Fatto a firma Gianni Dragoni, il buco della perdita netta del bilancio 2024 è di circa 47 mln. Nella recente semestrale è stato detto che la capogruppo Rai sarebbe in utile ma non si specifica se questo risultato è determinato dalla ripartizione dei profitti riconosciuti a terzi (gli azionisti di Rai Way). Non è una osservazione di poco conto. Sempre in ambito economico sono opache le pagine relative al sostegno finanziario del Piano Industriale. Da rileggere attentamente la Nota illustrativa del Piano (vedi  https://www.primaonline.it/wp-content/uploads/2024/01/RAI_nota.pdf ) e la nota presentata in Vigilanza Rai laddove si fa riferimento alla “… trasformazione in Digital Media Company. Tale trasformazione, che è il punto centrale del Piano industriale, richiederà investimenti per circa 113 milioni di euro in nuove tecnologie per il rinnovo dei modelli produttivi”. Ma il documento più interessante (Piano Industriale 2024-26, inquadramento strategico e Piano di sostenibilità) è quello presentato il 14 febbraio 2024 dove, a pag. 12, dove si legge che gli “interventi di Piano, cumulati 2024-26” prevedono 190 mln di “valorizzazione asset aziendali” e dove si prevede la “cessione di quote di minoranza di Rai Way”  che, come noto, non è avvenuta e nessuno è in grado di sapere se e quanto potrà avvenire (rinviato di altri sei mesi il MoU relativo alla trattativa con Ei Towers).

Quest’ultima nota ci porta dritti al cuore di altre “pagine nere” scritte nel capitolo “tecnologia”.  A che punto è la trasformazione della Rai in Digital Media Company (attenzione: non viene mai specificato “di Servizio Pubblico”)? Non sembra essere in nessun punto: dove era prima, pressoché li è rimasta. Esempio: i Data Center. Bloggorai si avvale di autorevoli consulenti e citiamo la sintesi di quanto ci hanno riferito: “I Data Center, ormai sono una componente strategica essenziale per tutto il sistema di diffusione e Rai, semplicemente, non ne ha abbastanza in termini di qualità e quantità. Senza Data Center non si va da nessuna parte. Grosso modo, in sintesi, ne occorrono di due tipi: un primo “tipo” si rivolge all’interno dell’Azienda, cioè un “luogo” dove girano, si lavorano e si conservano i dati e i contenuti digitali, ovvero la “cassaforte coni beni di famiglia” Rai. Il secondo “tipo” di Data Center è rivolto all’esterno, al mercato, ai telespettatori ovvero la cosiddetta CDN (Content Delivery Network). A suo tempo Bloggorai ha dedicato uno speciale a questo tema. Allora, lo stato dell’arte fotografa che quelli del primo tipo in parte già ci sono, di modeste dimensioni e già “datati”. Il secondo tipo invece è affidato in “noleggio” esterno (Akamay ad un costo stimato di oltre 6 mln l’anno). I Data Center sono voraci di tecnologia e di energia. Quindi il tema del make or buy è ancora irrisolto. Un Big Data Center, come pure per la CDN, per un solo cliente non ha senso. Per intenderci: la BBC ha una CDN propria e poi si appoggia per l'overflow a CDN di terzi. La CDN come commodity ha il vantaggio dell'aggiornamento tecnologico e dei costi a bit decrescenti (la CDN ha 3 elementi di costo: traffico, elaborazione, canone) dove un elemento cala sempre e gli altri due crescono. 10 anni fa Mediaset aveva proposto una CDN comune per i broadcasters nazionali tramite un loro consorzio, ma Rai ha mancato l'occasione”.

Conclusione. Se Rai e se Rai Way proseguono a sostenere la strada delle sole antenne (il ferro vecchio) è destinata all’estinzione. Mancano le risorse? È vero. Ma quelle che ci sono in parte rimangono incerte se non minacciate di riduzione (canone) e in altra parte gestite male. Inefficienze e sprechi, appunto, come scrive la Corte dei Conti.

In sintesi: il “dossier “Rai Way” è una grande pagina nera che nessuno ha voglia di leggere e le sole righe che sembrano interessare sono i lauti dividendi che la società distribuisce agli azionisti grazie anche al vantaggioso canone che Rai paga ogni anno alla quotata per oltre 210 mln.

Andiamo avanti con altre “pagine nere”.

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domenica 26 ottobre 2025

RAI: in attesa di "pagine nere" ... attendere prego

ByBloggorai ©

Anche oggi siamo in "lavorazione".
Vi segnaliamo però che questa sera andrà in onda la prima puntata della nuova stagione di Report (inattesa che il Cda Rai ripristini le quattro puntate che gli sono state tolte.
ATTENZIONE. Purtroppo su La7 va in onda il docu-film Magma - Il  Delitto perfetto sull'omicidio di Piersanti Mattarella, proprio in questi gioni riaperto clamorosamente e del quale vi abbiamo parlato spesso. Era stato già "attenzionato" dalla Rai che poi invece ha deciso di non trasmetterlo ed è stato poi acquistato da La7 e da Netflix. Ne riparleremo appunto, nelle "pagine nere".

bloggorai@gmail.com

 

sabato 25 ottobre 2025

RAI. attendere prego !!!

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Il Post di oggi potrebbe essere pubblicato in giornata ...
rimanete sintonizzati:  ci occuperemo di "pagine nere". 

 

venerdì 24 ottobre 2025

RAI: Cassa Integrazione e Consiglieri di amministrazione, un futuro probabile

 

By Bloggorai ©

C’è da essere seriamente preoccupati per il futuro della Rai e di molti suoi lavoratori. Se un giorno mai dovesse succedere che viene risolto il giallo di Garlasco e allo stesso tempo sono finite le repliche delle repliche di Montalbano, Techedeche non va in onda in inverno e il perfido gioco d’azzardo dei pacchi su Rai continua a precipitare contro il suo antagonista su Canale 5, si può prospettare un rischio di Cassa Integrazione per qualche centinaio di lavoratori del Servizio Pubblico. In particolare Garlasco tiene banco tre o quattro serate su sette e le altre si dividono tra un Montalbano e un Ballando. Correte ai ripari.

Però, a quanto sembra, l’AD &C si affannano a sostenere che “Tout va très bien Madame la Marquise”. Nei giorni scorsi, come vi abbiamo accennato, è stato presentato ai direttori al CdA un documento, riservato, sullo stato di aggiornamento del Piano Industriale. Per ora vi possiamo solo riferire commenti, forse parziali, ma sufficienti a capire l’aria che tira. A fronte di un moderato ottimismo di Rossi &C gli altri ascoltavano silenti. E non aggiungiamo altro di cui ci hanno riferito.

Bene, o meglio, male. Lo abbiamo già fatto una volta e però sembra necessario oggi ripetere un interrogativo fondamentale: cosa hanno fatto, cosa fanno e cosa dovrebbero fare i Consiglieri di Amministrazione. Ovviamente, ci occupiamo solo di quelli dell’opposizione. 

Abbiamo individuato tre aree di riflessione: il dovere “amministrativo” previsto dal Codice civile, quello “politico” previsto dal ruolo che ricoprono come espressione di partiti che li hanno nominati e quello “etico morale” che potrà essere strettamente personale ma anche pubblico per gli interessi collettivi che dovrebbero rappresentare e tutelare.

La prima domanda trova facile risposta, almeno sul piano dell’informazione disponibile: per lo più abbiamo ritrovato qualche comunicato stampa del Consigliere Natale e qualche intervento in occasioni pubbliche. Quali risultati ne sono scaturiti dalle tante domande rivolte all’AD non è dato sapere. Dell’altro consigliere di Majo si sono perse le tracce da tempo, ci dicono di averlo intravisto a Sanremo e a Venezia ma non ne siamo sicuri che fosse proprio lui o uno che gli somiglia e si spacciava per consigliere Rai.

Gli altri interrogativi trovano facili risposte anzitutto nel Codice Civile (es. art. 2381 che prevede l’agire in modo informato e, a questo proposito, abbiamo chiesto a suo tempo se erano stati informati dell’affare Maggioni e, ovviamente, non abbiamo avuto risposta) che sostanzialmente, in sintesi, definisce il loro compito in termini di vigilanza, controllo, partecipazione alla definizione e tutela degli interessi pubblici che dovrebbero rappresentare. Se provate a porre questo interrogativo all’IA troverete ampia e sodisfacente risposta.

La seconda riflessione, quella relativa al “dovere politico” è molto semplice. Di Majo e Natale sono stati nominati a seguito di un patto scellerato. I due partiti che li hanno espressi fino a pochi giorni prima del 26 settembre erano unisoni nel sostenere “prima la riforma Rai e poi le nomine” e dopo quel pomeriggio hanno invertito la posizione e intanto si sono presi le nomine. Se non che, avrebbe dovuto seguire la riforma Rai e vi abbiamo documentato passo passo, giorno per giorno che fine ha fatto: se tutto va bene sarà una riforma targata Governo Meloni. Qualcuno ha qualche dubbio? Vogliamo parlare delle proposte di riforma dell’opposizione? I consiglieri si sono posti il problema della possibile legittimità del loro operato in presenza di una vistosa anomalia istituzionale che vede la presenza di due presidenti, uno designato ma non ratificato (la Agnes) e uno facente funzioni (Marano)? Si accontentano di quanto è stato riferito dall’AD o hanno richiesto un parere pro veritate esterno all’Azienda?    

Veniamo alla terza area, quella etica/morale. Premesso che ognuno può avere la sua, strettamente personale e insindacabile, in questo caso trattandosi di un ruolo pubblico, la questione è più complessa. Ad esempio, visto che ce ne siamo occupati spesso: il gioco d’azzardo e la ludopatia sostenuto ogni sera e mandato in onda da RaiUno. È etico/morale che un’Azienda di Servizio Pubblico si faccia sostenitrice di una delle piaghe sociali più devastanti presenti nel Paese? Altro esempio: è etico/morale che il prodotto editoriale televisivo che va tanto per la maggiore sugli schermi Rai è il genere “crime”? Nei giorni scorsi è esplosa la bomba di fronte alla casa di Ranucci e non solo Bloggorai si è posto una domanda: ma quando la Rai ha deciso di tagliare 4 puntate e spostare la collocazione di palinsesto di Report quale è stata a suo tempo la risposta etico/morale dei consiglieri?

Ognuno si ponga le proprie domande e ne tragga le debite conseguenze. 

A marso scorso l’Usigrai, che Natale conosce bene, ha scritto chiaro e tondo “L’unica strada per uscire dal pantano sono le dimissioni di questo vertice…” e lo stesso concetto è stato ribadito nei giorni scorsi dal M5S con “ … e' necessario che tutelino i principali programmi di giornalismo d'inchiesta, confermandoli e valorizzandoli nel prossimo palinsesto primaverile, da Presa Diretta a Petrolio fino a Il Fattore Umano. Sarà importante vedere che l'impegno dimostrato oggi si traduca in scelte concrete a tutela dei programmi e dei giornalisti che li realizzano. Se questo non avverrà per quanto ci riguarda sarebbe opportuno che i consiglieri facessero un passo indietro". Quanto tempo sarà necessario per sapere una risposta? Ripetiamo: basta una telefonata e il gioco è fatto. 

Cari Consiglieri di Majo e Natale, dimettetevi e fatelo subito, ogni giorno che passa, bene che vada, vi rende partecipi di quanto avviene se non oltre. Se non siete in grado di fare di meglio e di più, lasciate a loro, a questo Governo, la responsabilità del passato, del presente e del futuro Servizio Pubblico.

bloggorai@gmail.com

ps. Il palazzo che si vede nell’immagine del titolo NON è quello della nuova sede di Via Severo (anche se gli somiglia). Però ci sarà utile ad introdurre l’argomento. È iniziato l’esodo e c’è molto da sapere e da capire. Chissà quanto ne sanno, appunto, i consiglieri di Majo e Natale?

giovedì 23 ottobre 2025

RAI: dacci oggi una sana dose di stanchezza quotidiana

By Bloggorai ©

Stanchezza patologica. Abbiamo scoperto l'esistenza di questo fenomeno proprio stamattina all’alba, ascoltando la radio (che non è Radio Rai). Abbiamo scoperto che si tratta di un ramo importante di studio delle neuroscienze. Improvvisamente ci si è illuminata la scena. Abbiamo scoperto la causa che spesso impedisce di andare avanti con lucidità ed entusiasmo. Tutto appare faticoso, anche i semplici gesti mentali ci preoccupano per l’impegno che richiedono. E, purtroppo, sembra, che non ci sono terapie in grado di funzionare. Fintanto che si tratta di fatica muscolare, magari è sufficiente un buon riposo o una pasticcona di reintegratori vitaminici e ti rimetti in sesto. Ma per la stanchezza mentale è altro problema e non è determinata solo dall’età che avanza implacabile.

Seguire costantemente i “fenomeni” e le vicende Rai e del Servizio Pubblico è stancante, faticoso e poco divertente. Non parliamo poi delle persone, di coloro che “fanno” o dicono le cose. Fanno passare ogni briciolo di buona volontà: come puoi commentare le frasi di “Cora” sui palestinesi che si mitragliano da soli, cosa vuoi dire delle battutine di De Martino, come vuoi valutare chi ha deciso l’ulteriore rinvio della messa in onda di No Man’s Land? Cosa vuoi dire di più sulla riforma Rai che potrebbe rappresentare la Caporetto del Servizio Pubblico e non per sola colpa della destra di Governo? Cosa vuoi pensare quando vedi che alla manifestazione sulla libertà di stampa c'erano otto gatti e pure "diversamente giovani"?

Tanto per capirci, ieri sera, per l’ennesima volta, su Rai Uno è andata in onda la replica della replica di Montalbano. Siamo rimasti paralizzati con il telecomando in mano: ci è preso un attacco violento di stanchezza patologica a tal punto che facevamo fatica a cambiare canale. Come al solito, ci siamo chiesti perché tutto il mondo audiovisivo, tutta la televisione, tutto il panorama delle mille offerte editoriali disponibili in mille device va avanti in tutte le direzioni, solo la Rai e segnatamente Rai Uno va indietro e non riesce ad andare oltre la nostalgia di un recente o lontano passato. Da Techedeche al prossimo Sandokan, da Benigni a Celentano, lo sguardo è sempre rivolto al bel tempo che fu. Il presente di RaiUno è una chimera e il futuro è solo una astratta declinazione verbale. Ed ecco che arriva la stanchezza patologica che non è più solo un fenomeno individuale ma interessa milioni di persone. Un fenomeno che facilmente e fatalmente si estende dai consumi televisivi ai comportamenti elettorali o viceversa. Rai Uno, la rete ammiraglia del Servizio Pubblico, non ha un programma di approfondimento/dibattito/confronto giornalistico sui grandi temi di attualità e quello che ha lo ha consegnato “in appalto esterno” a Bruno Vespa. Amen.

Tanto per capirci ancora. Bloggorai appartiene a quella categoria umana in via di estinzione che ancora preferisce leggere la carta piuttosto che lo schermo. A Bloggorai piace andare all’edicola e salutare Maurizio dove incontro qualche amico di quartiere con il quale subito dopo prendere il caffè in piazza. A Bloggorai piace il rumore dei fogli che girano tra le mani, avvertire il “profumo” dell’inchiostro. A Bloggorai piace segnare le frasi o i titoli più interessanti con una vecchia matitona a mina bicolore rossa e blu (ministeriale) e magari poi ritagliare gli articoli. Certo, poi usiamo il tablet, il PC e lo smart phone. Ma i due mondi, per nostra intima fortuna, sono ancora ben distinti. È successo allora che ieri mattina quando abbiamo aperto il Corriere abbiamo avuto una sorpresa: abbiamo trovato due prime pagine perfettamente uguali. Abbiamo subito scoperto il trucco: era una invenzione pubblicitaria di Netflix che ha comprato ben quattro pagine intere per promuovere il suo prossimo prodotto. Geniale! Non sappiamo quanto efficace ma certamente geniale. Ed è in questi momenti che cerchiamo in quale recondito anfratto si cela la “genialità” del Servizio Pubblico.

Per oggi ci siamo stancati. Per fortuna non ci sono altri stimoli interessanti di cui occuparci. I medici e i filosofi (Schopenhauer e Kant) raccomandano di passeggiare. Già, una buona passeggiata anche se il tempo non è proprio dei migliori, forse, ci restituisce un filo di energia.

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mercoledì 22 ottobre 2025

Bombe RAI 5: la Terra di Mezzo tra confusione e incertezza

By Bloggorai ©

Se i concetti non sono giusti le opere non si compiono. Se le opere non si compiono arte e morale non prosperano e se questo avviene la giustizia non e' precisa e se la giustizia e' precisa il paese non sa dove poggiare.

Percio' non si deve tollerare che le parole non siano in ordine.

Oggi sembra una giornata di mezzo. Nel mezzo della stagione che cambia. Nel mezzo di un momento politico che non prende forma tra una destra in apparente solida maggioranza e una sinistra che non cresce. Nel mezzo di un Paese sempre più povero, con oltre 5 milioni di indigenti. Nel mezzo di un paese sempre più anziano dove si nasce sempre meno. Nel mezzo di un Paese dove va a votare solo una minoranza, vicino alla soglia critica del 50% di astensione.

In questa giornata di mezzo abbiamo visto la “mezza” manifestazione di ieri sera in solidarietà a Ranucci e Report: Piazza Santi Apostoli era mezza piena (o mezza vuota) e le persone che hanno aderito erano ben oltre la mezza età. Erano completamente assenti i “giovani” che invece abbiamo visto numerosi in tutte le recenti manifestazioni di solidarietà con il Popolo Palestinese. Perché poche persone e perché pochi o nulli i giovani? Eppure il tema, la libertà di stampa, è universale e fondamentale (tant’è che ieri sera sono apparsi pure esponenti di governo). Eppure la manifestazione è stata si promossa dal M5S ma vi hanno aderito conviti anche il PD e AVS e ciononostante i pochi che vi hanno partecipato non “sembravano” rispecchiare tutte le anime politiche dell’opposizione. Eppure, i “giovani” non dovrebbero essere insensibili al tema. Insomma, qualcosa non torna, come abbiamo scritto ieri.

Cosa c’è che non torna? Ci possono essere tanti buoni motivi, politici anzitutto proprio come le “piste” più o meno criminali che vengono seguite (come se la criminalità, appunto “organizzata” non fosse contigua a certa politica).  

Proviamo a cercare una possibile risposta nel solo ambito che, forse, conosciamo bene: la Rai. Non torna, ad esempio, la “solidarietà” dei vertici a Ranucci e Report che prima gli tolgono quattro puntate, lo spostano di collocazione (dal lunedì alla domenica), gli impongono intralci burocratici ed editoriali (vedi l’Espresso dello scorso luglio “Ci tengo a informarvi direttamente per evitare fraintendimenti. Dopo circa 10 anni, la Rai ha deciso, per motivi noti, di togliermi la responsabilità della firma per quello che riguarda presenze, contratti, trasferte, acquisti, questioni legali penali civili, rapporti con autority’’ o gli impongono un “supervisore” su servizi (vedi https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/01/26/supervisore-programmi-rai-norma-anti-report-opposizioni-attaccano/7852292/ ). E poi non torna l’immagine del Cda che si fa fotografare in Via Teulada vicino a Ranucci e che invece non si convoca urgentemente in via straordinaria per ripristinare subito le quattro trasmissioni tolte e la ricollocazione al lunedì sera. 

Come abbiamo letto in un comunicato del M5S sul Cda Rai: “…  e' necessario che tutelino i principali programmi di giornalismo d'inchiesta, confermandoli e valorizzandoli nel prossimo palinsesto primaverile, da Presa Diretta a Petrolio fino a Il Fattore Umano. Sarà importante vedere che l'impegno dimostrato oggi si traduca in scelte concrete a tutela dei programmi e dei giornalisti che li realizzano. Se questo non avverrà per quanto ci riguarda sarebbe opportuno che i consiglieri facessero un passo indietro". Se ci possiamo permettere un modesto consiglio: alzate il telefono e chiamate subito il vostro consigliere di Majo, magari poi l’altro consigliere Natale lo viene a sapere si accordano e insieme si dimettono.

In questa terra di mezzo, ovviamente, si colloca anche il tema della riforma Rai. Ieri sera l’abbiamo sentita invocare più volte. È una riforma di mezzo, nel senso che la proposta dell’opposizione è o appare del tutto dimezzata rispetto a quella della maggioranza. Queta mattina sono completi gli emendamenti al testo di riforma dove il solo che spicca di luce propria è quello della Lega sul canone. Ne abbiamo scritto tante volte e non ci ripetiamo più di tanto. In sintesi: gli emendamenti proposti da PD, M5S e AVS sono prevalentemente a dir poco inaccettabili, irrilevanti, irricevibili e ai limiti dell’illegittimità costituzionale. E non ha alcun senso invocare “lo spirito unitario” dell'opposizione  raggiunto dagli Uffici legislativi dei partiti e non dal dibattito pubblico come invece è avvenuto: quale "unità " ci può essere se i contenuti sono inverti e confusi?  Chi, come e perché si “inventa” un Contratto Obiettivi e Mezzi (poi diventato Attività e Risorse) senza capo né coda? Da una parte si scrive che dura 5 anni e in altra 10? Come e perché si inventa un “canone scorrevole anno per anno” da una parte e dall’altra si scrive che il finanziamento Rai avviene con “risorse statali” e, infine, come si deve intendere l’art. 64 della Costituzione laddove dice chiaro e tondo che il Parlamento non prevede votazioni con il criterio dei “due terzi”???

Ci sono volte, ci sono avvenimenti, che si comprendono molto più facilmente di quanto invece non appaiono complessi.

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martedì 21 ottobre 2025

RAI: i "corni non tontano"

 By Bloggorai ©

Annegheremo nel porto delle nebbie prima di sapere chi è stato e perché è stata messa una bomba davanti casa di Ranucci. Siamo quasi certi che ogni giorno verrà fuori una nuova pista che necessariamente dovrà essere seguita ... della serie “non escludiamo nulla” e siamo quasi certi che ci porterà lontano, talmente lontano che forse un giorno ci dimenticheremo tutto. Sarà verosimile, giocoforza, che la vicenda si aggiungerà alla lunga lista di misteri italiani che non verranno mai svelati.

Ma, come abbiamo detto ieri, l’attenzione doverosa sulla bomba a Ranucci ci induce a distogliere forzatamente lo sguardo da altri problemi verso i “corni  che non tontano”: non tornano molte cose dentro e fuori la Rai. Non tornano molti conti a partire del primo e proprio oggi, forse, più rilevante.

I “corni non tontano” sul fronte dell’informazione. Ranucci e con lui pochi altri suoi colleghi (Giammaria, Carfagna, Zanchini, Inciocchi,  etc e si aggiunga pure Giorgino che pure è direttore e non potrebbe andare in video) sono gli unici giornalisti interni Rai a condurre una trasmissione di approfondimento/inchiesta/dibattito. Tutto il resto, ed è tanto, è saldamente in mano a giornalisti esterni alla Rai, al Servizio Pubblico: a partire dal monopolio di Vespa su Rai Uno per arrivare alla “neo esterna” Maggioni, passando per i vari Giletti, Iacona, Damilano e per finire al prossimo Sottile tutti insieme ad altri numerosi nomi. Non è un caso poi che proprio agli interni Rai vengono riservati “trattamenti speciali” come la riduzione delle puntate (- 4 a Report) o la chiusura del tutto (Petrolio) e nel mezzo la riduzione di spazio. Nel frattempo, si collezionano “in-successi” clamorosi di giornalisti esterni che dopo qualche puntata vengono chiusi senza che nessuno paga pegno per averli mandati in onda. Ma, come ripetiamo spesso e volentieri, i “corni non tontano” su tutto il perimetro dell’informazione Rai: manca qualsivoglia progetto, o Piano editoriale, uno straccio di strategia o “visione” che dir si voglia. Completamente disattesi o dimenticati i piani industriali e il Contratto di servizio che prevedeva la “rimodulazione delle testate giornalistiche” e non dimentichiamo la famigerata “newsroom” di cui è rimasto solo il nome della trasmissione assegnato per diritto divino alla Maggioni (ora esterna). Superfluo ricordare il caso di Rai News24 e i suoi ascolti da prefisso telefonico pur con oltre 200 giornalisti in redazione. Superfluo ricordare, come abbiamo riportato spesso e volentieri, i dati di ascolti dei Tg Rai che perdono telespettatori come un tubo forato.  

I “corni non tontano” sul fronte, appunto, dei conti economici. Ci avviciniamo velocemente a quando si dovrà definire l’importo del prossimo canone Rai e ancor nessuno, ragionevolmente, è in grado di immaginare quale sarà. Le proposte di riforma Rai in discussione al Senato oscillano tra un “canone scorrevole” proposto dall’opposizione PD, M5S e AVS mescolato ad una “fiscalità generale” rivista e corretta in salsa “stanziamento di risorse statali” proposta sempre dai partiti di opposizione (sic!!!) per arrivare alla proposta di riduzione progressiva già avanzata dalla Lega (senatrice Bizzotto, un suo cavallo di battaglia) e ora riproposta in un apposito emendamento della maggioranza.  Come posso  tornare i conti senza alcuna certezza del loro futuro?

Ma i “corni non tontano” non solo per il futuro ma anche per il presente e per il passato. Ieri il Fatto ha pubblicato un breve articolo che la dice lunga con il titolo “Il Cda Rai dice: siamo in utile senza dare i dati. Tutti i dubbi”. Ha ragione a sollevare un grande dubbio: Rai dice solo “siamo in utile” senza specificare nulla più. L’articolo ricorda che il bilancio 2024 è stato chiuso in perdita di circa 47 mln e non si capisce come sia possibile che nel breve giro di sei mesi possa essere recuperata la differenza (ovvero la tendenza visto anche l’anno precedente). Ma ciò che è più rilevante notare è che non si fa cenno alla ripartizione dei profitti agli azionisti esterni alla capogruppo, segnatamente quelli di Rai Way per circa 16 mln. E, a questo proposito, non si può non ricordare l’ulteriore rinvio di sei mesi del dossier sulla vendita/fusione della quotata Rai da dove sarebbe dovuta arrivare una boccata di ossigeno indispensabile a sostenere il Piano Industriale. È proprio il caso di dire che i “corni non tontano”.

I “corni non tontano” infine sul fronte degli ascolti. Ormai il fenomeno è consolidato, inarrestabile e forse irreversibile e vale un po’ per tutte le emittenti (la platea si riduce) ma è più interessante per il Servizio Pubblico: i telespettatori emigrano dagli schermi della Tv generalista, dai telegiornali, e quelli che rimangono sono sempre più anziani. Si usa dire che “ogni persona che ci lascia era un telespettatore Rai e ogni nuova persona che nasce sarà un telespettatore di un’altra Tv”. Il Servizio Pubblico guarda sempre più al passato più o meno lontano: dalle innumerevoli repliche di Montalbano a Ballando con le stele passando per Techedeche in onda tutta l’estate aspettando Benigni e sperando in Celentano. La "rincorsa" al pubblico giovane è finita prima ancora di iniziare. A Villa Arzilla brindano a prosecco. Necessario ricordare pure il fallimento della “riforma per generi” come pure certificato nel famigerato documento di gennaio scorso sull’offerta editoriale 2025. Segnatamente per Rai, ormai la disfatta nel day time rischia di diventare un dato affermato: “Tv: nel 2024 Mediaset batte Rai per ascolti, Rai prima nel 'prime time” (Sole 24Ore di maggio 2025) mentre nel prime time (peraltro ora sempre più notturno) la situazione inizia a vacillare, per non dire dell’access time dove il nefasto gioco d’azzardo dei pacchi di Rai Uno è stabilmente sotto Canale 5.

Già … molti “corni non tontano” ed è ragionevole dubitare che possano “cornare” fors’anche perché mancano i "contabili”. Non ci sono più i “ragionieri di una volta”.

bloggorai@gmail.com

domenica 19 ottobre 2025

Bombe RAI 4: parliamo d'altro

 

By Bloggorai ©

Ieri durante la sua partecipazione alla trasmissione Newsroom (sic !!!) Ranucci ha affermato di non credere molto alla pista politica per l’attentato sotto casa sua. Testuale: “Io credo che sia un'opera di qualcuno legato alla criminalità o comunque che si serve della criminalità. Non vedo invece scenari o mandanti politici, come pure è stato ipotizzato, perché la politica ha altri strumenti se vuole... Starei quindi con i piedi a terra. Tuttavia è possibile che qualcuno possa pensare di fare un favore a qualche amico, questo sì...»

Avrà le sue tante, ragionevoli, meditate e buone ragioni per fare queste affermazioni molto di più di quanto non ne possano avere tutti gli investigatori e gli osservatori messi insieme. Quindi le piste prevalenti potranno essere le varie mafie, le lobby interessate a qualche piccolo o grande affare oppure qualche scapestrato cialtrone terrorista camuffato da professionista (o viceversa) che armeggia con la polvere dei fuochi artificiali senza sapere bene perché e per conto di chi. Non ci spiega però quali sono i ragionamenti che lo inducono su questa “pista” che escluderebbe quella politica e poi che significa esattamente “… che si serve del criminalità”. Chi se ne serve? E perché supporre a priori che la “politica ha altri mezzi” che non siano quelli già utilizzati in passato? Infine: chi farebbe quale favore a quale amico?

Prendiamo atto di queste osservazioni di Ranucci però qualcosa non torna. Non tornano anzitutto alcune considerazioni fondamentali: è vero o no che spesso e volentieri la criminalità organizzata è state e forse è ancora in stretta collusione con una certa “politica” che non si fa scrupolo di utilizzarla a suo uso e consumo? È vero o no che nella storia di questo Paese la criminalità organizzata ha agito sotto mentite spoglie e magari pure indisturbata o almeno non “vigilata” quanto invece avrebbe dovuto essere? 

In sintesi: è vero o non è vero che la criminalità organizzata è “politica” e forse lo è allo stato bestiale e primordiale e che senza una adeguata “politica” compiacente, complice e di copertura non potrebbe prosperare e diffondersi?

Ieri abbiamo proposto una “convergenza”, una similitudine di ragionamento con il caso del delitto Mattarella quando ancora si vuole sostenere che si è trattato di una “pista” mafiosa e che la “politica” nera, nerissima, non c’entra nulla. È utile e interessante ricordare quanto dichiarato dall’onorevole Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare Antimafia (nota bene: appartiene a Fratelli d’Italia, il partito della Meloni) quando a maggio scorso sostenne che “ … l'alleanza del male ha condizionato tutte le stragi italiane, che ha avuto un epicentro fondamentale in Sicilia, che la vedova Mattarella nel riconoscere Fioravanti come esecutore materiale del delitto deve essere presa sul serio” (dal Fatto.it del 26 maggio). A discapito di quanti invece stanno indagando sui esecutori per mano di mafia (senza peraltro avere riscontri dopo quasi 10 mesi dalla recente "notizia" pubblicata da Repubblica lo scorso gennaio). Qualcuno, forse, potrebbe non aver preso bene queste dichiarazioni della Colosimo.

Speriamo di chiudere presto questo capitolo di Bombe Rai per tornare ad occuparci solo di Servizio Pubblico e poi di Rai. E ce n’è in abbondanza. Ce n’è talmente tanto che non ci sembra poi tanto fantascientifico aggiungere una “pistina” complementare, subordinata, terziaria e financo accessoria alle tante che vengono seguite sull’attentato contro Ranucci: distogliere o alleggerire le attenzioni sui tanti “problemini” Rai che crescono, si amplificano e si estendono in tante direzioni.

La Rai, il Servizio Pubblico non sta bene, non accenna a guarire e la prossima riforma targata Meloni potrebbe aggravare la situazione. Non foss’altro perché non c’è un bravo medico e non si trova un farmaco adeguato.

Parliamo d’altro … già … parliamo d’altro.

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Bombe RAI 3: il fuoco artificiale

By Bloggorai ©

“Io credo che le sole cose sicure in questo mondo siano le coincidenze” 

Leonardo Sciascia

Tanti moventi, molti mandanti, un solo esecutore. Moventi e mandanti si voglio spesso mescolare in un calderone indistinto dove l’uno può valere ed è in funzione dell’altro. Mafia/camorra/n’drangheta o criminalità più o meno organizzata e sofisticata o cialtrona e arruffona, nazionale o internazionale che arriva fino ai cartelli dei narcos oppure limitarsi agli affari del litorale romano. Non sarà facile venirne a capo e non si può escludere che la bomba davanti casa di Ranucci possa finire negli archivi polverosi dove ne giacciono già tanti. 

Come già avvenuto in passato, si faranno carte false per alzare polvere, distogliere l’attenzione sulla verità prevalente e fastidiosa a vantaggio di quella utile e comoda a molti. Un cialtrone travestito da finto terrorista o un vero terrorista vestito da falso cialtrone che maneggia fuochi artificiali fa comodo a molti. Fa certamente comodo a molti buttarla “in caciara”. Per non dire di quanto già di suo l’attentato a Ranucci è in grado di distogliere l’attenzione su tanti altri problemi interni ed esterni alla stessa Rai. Con una bomba sola tanti risultati a valere per il passato e monito per il futuro. Solo menti sopraffine, sofisticate e “intelligenti” sono in grado di mettere a terra un piano del genere.

Non ci stupirebbe se qualcuno volesse affermare che "non ci sono prove che la bomba sotto casa di Ranucci le ha messe un terrorista" adombrando il sospetto che magari se l'è messa da solo per autoammonirsi o farsi pubblicità. Poi magari qualcuno prende le sue difese e sostiene ch lo ha detto "a titolo personale".

Bloggorai, come noto, è complottista per natura e cultura, pone domande e solleva interrogativi. Leggendo i giornali di ieri e di oggi, ci stupisce come una pista tra le tante non trova sufficiente attenzione. Facciamo qualche passo indietro a partire dall’altra sera quando Ranucci dalla Gruber su LA 7 rivela che gli sono giunte intimidazioni pesanti su un tema specifico: “lascia perdere il caso Moro e Mattarella”. Argomento molto spinoso e complesso sul quale, dopo oltre 45 anni, non ci sono ancora verità e non c’è stata giustizia. Allora, succede che il 4 gennaio scorso, su Repubblica compare un lungo articolo a firma Lirio Abbate, con il titolo “Omicidio Mattarella svolta 45 anni dopo indagati due killer” e si legge “Ci sono due nuovi indagati nell’inchiesta sull’omicidio del Presidente della Regione Piersanti Mattarella, assassinato il 6 gennaio1980 a Palermo. Si tratta di soggetti legati alla mafia accusati di essere i sicari dell’esponente della DC, fratello del Capo dello Stato Sergio Mattarella”. L’articolo è “pesante”: intende riportare una pista, segnatamente quella mafiosa, alternativa e opposta a quella del magistrato Falcone che invece indicava quella politica e segnatamente quella della destra fascista e terroristica che potrebbe aver utilizzato la mafia.  Sono trascorsi 10 mesi e di quella “notizia” per certi aspetti clamorosa non si è saputo più nulla: perché dalla Procura di Palermo non è “trapelato” più nulla su questo argomento? A che punto è l’indagine sui presunti colpevoli dell’omicidio Mattarella individuati in due nomi di mafiosi importanti?

Per una singolare coincidenza, il giorno 9 gennaio scorso, era prevista a Roma la proiezione in anteprima del docu- film “Magma. Mattarella, Il delitto perfetto” (vedi e leggi bene https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/cinema/2025/01/04/il-delitto-perfetto-un-docufilm-su-piersanti-mattarella_8c099f6f-f57d-4bb8-8772-2f209525eee6.html). Attenzione, il film era previsto che venisse messo in onda sugli schermi Rai e invece, misteriosamente, viene tolto e vale la pena rileggere quanto scritto a Bloggorai a gennaio scorso: https://bloggorai.blogspot.com/2025/01/omicidio-piersanti-mattarella-lo.html  . Una nota del M5S e del consigliere Natale chiede perché è saltata la diffusione ma, ovviamente, nessuna risposta è mai pervenuta. Pochi mesi dopo, il 18 maggio scorso, Ranucci e Report (a firma Paolo Mondani) se ne occupano e mandano in onda un servizio con il titolo “Il passato che ritorna” e si chiede “E si chiede: “Com'è possibile che, a 45 anni dall'omicidio di Piersanti Mattarella, il fratello del Presidente della Repubblica, non si sappia ancora chi siano i mandanti politici e mafiosi di quel delitto? Possibile che lo Stato, in tutto questo tempo, non sia riuscito scoprire la verità?”. Report si è chiesto perché si cerca di offuscare la pista nera sull’omicidio Mattarella. La puntata di Report merita di essere rivista integralmente: https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Un-passato-che-ritorna-e23b7bc9-6d55-4889-9693-b6554d8ea413.html .

Già, perché la Rai non ha trasmesso Magma che invece è stato trasmesso su La7 ed ora è disponibile su Netflix? Il Servizio Pubblico non è nuovo quando si tratta di offuscare e sottovalutare argomenti scomodi a destra: vedi il recente caso del film premio Oscar No Man’s Land, già previsto in onda il 7 ottobre scorso (giorno in cui la Meloni era inonda prima da Vespa alle 20.30 e poi a tarda notta a Porta a Porta) ed ora misteriosamente rinviato a non si sa quando.   

Bene, ieri in una nota del M5S si è letto che “Sarà importante vedere che l'impegno dimostrato oggi (dal Cda Rai) si traduca in scelte concrete a tutela dei programmi e dei giornalisti che li realizzano. Se questo non avverrà per quanto ci riguarda sarebbe opportuno che i consiglieri facessero un passo indietro”. Il problema è molto semplice: la scelta concreta è una sola ovvero ripristinare per intero Report e altre trasmissioni del genere come Petrolio e il passo indietro doveva già avvenire quando Report è stato indebolito con tagli e spostamenti di palinsesto e Petroli è stato cancellato. Comunque, hanno un loro consigliere di riferimento, Alessandro di Majo: basta fare una telefonata. Al consigliere Natale le dimissioni le aveva suggerite pure Bloggorai.

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sabato 18 ottobre 2025

Bombe RAI 2: chi, come, dove, quando e perché

By Bloggorai ©

Chi, dove, come, dove, quando e perché. Elementare quanto fondamentale: se non si riesce a mettere insieme in pezzi, se non si riconnettono i punti essenziali, se non si comprende (come sempre) il contesto e la sua genesi, difficile comprendere gli avvenimenti e costringe e limita alla constatazione e alla solidarietà.

Chi è stato colpito? Anzitutto la persona, Sigfrido Ranucci, la sua persona e le persone che gli sono vicine: la sua famiglia e i suoi colleghi. Ma l’obiettivo sotteso è chiaro ed evidente e trascende le persone: è la “sua” trasmissione, Report, e quel “modo” di fare giornalismo, quello stesso per cui nel recente dibattito sul Contratto di Servizio Rai si è concentrato sul “giornalismo d’inchiesta” e che non pochi volevano limitare se non chiudere del tutto. 

Dove è avvenuto l’attentato? Davanti casa sua, dove vive la sua famiglia, dove era parcheggiata anche la macchina della figlia. Una casa nella provincia sud della Capitale, vicino ai quei “litorali” dove ora si cercano i possibili mandanti ed esecutori, quei clan malavitosi/mafiosi che governano quelle zone. Saranno, speriamo, gli inquirenti che indagheranno. Però, a naso, ci appare una pista “comoda”, buona a per tutti gli usi. Un “professionista” avrebbe potuto colpire dovunque e invece lo ha fatto proprio in quel posto, davanti casa di Ranucci e nella zona in cui abita: due risultati in un colpo solo ovvero intimidire Sigfrido e la sua famiglia e mandare un “messaggio” al territorio. Ma il “territorio” è proprio quello dove abita Ranucci oppure è ben più esteso, non solo geograficamente.

Come? Si legge per lo più di un ordigno confezionato con polvere pirica, roba da fuochi artificiali, innescato con una miccia. Qualcuno ha scritto invece "tritolo", che non si trova proprio al supermercato. Sembra roba da cialtroni camuffati da terroristi o da professionisti camuffati da cialtroni del terrore. Non è la prima volta che succede dove le due “categorie” si mescolano e si confondo, l’una in funzione dell’altra e il “come” diventa la chiave di lettura dell’attentato.

Quando? La scelta del tempo non è mai casuale. Raramente nella storia succede qualcosa per fatal combinazione o per caso fortuito. Tutto ha sempre una sua logica e un tempo. Il momento storico di questo Paese, il momento storico dell’Azienda in cui lavora Ranucci e si diffonde Report sono molto particolari e, in qualche modo, si intrecciano. Intorno a noi ci sono guerre devastanti e drammatiche: Report si è spesso occupato di traffico di armi. Tra i tanti nemici della persona e della trasmissione, alcuni sono dentro l’ex palazzo di Viale Mazzini: Report, come pure Petrolio condotto da Duilio Giammaria, hanno subito tagli pesanti e non è un mistero che la “politica”, quasi tutta, ha vissuto le sue/loro inchieste in modo “fastidioso”.  Allora perché la bomba proprio oggi? Evidente che non c’è una sola risposta ma tante messe insieme. difficile credere per “vendetta” su qualche inchiesta passata, più facile credere per qualche inchiesta prossima a venire. Più facile credere meglio, supporre, ad un “depistaggio”, un classico modo di far deviare lo sguardo, rivolgere l’attenzione da altre parti. In questo momento, forse più che nel recente passato, è utile e conveniente “esprimere solidarietà” a Report ed occupare quello spazio che altrimenti si dovrebbe concentrare su altri temi, nazionali e internazionali e financo interni alla stessa Rai. Chi si ricorderà più nelle prossime ore o nei prossimi giorni di quanto avvenuto e avviene nel Servizio Pubblico?

Perché? Così come per il quando, ci sono tanti buoni e ragionevoli motivi per trovare il perché. La pista “mafiosa” o malavitosa che manda un messaggio forte e chiaro?  Certo, perché no. Una potente e occulta quanto potentissima “lobby” (scegliete a caso, siamo pieni) che teme una prossima inchiesta? Certo, perché no. Apparati più o meno deviati (ce ne sono sempre stati e forse ce ne sono ancora) interni ed esterni che mandano un messaggio forre e chiaro “ci siamo e ci saremo, stai in campana”. Certo, perchè no. Infine, una banale “scheggia impazzita” un cane solitario, una specie di “unabomber” di periferia con la smania di protagonismo occulto? Perché no. Tutto va bene, tutti i perché possono avere una loro ragion d’essere. Gli uni può valere gli altri, il risultato si somma e non si sottrae.

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venerdì 17 ottobre 2025

Bombe RAI

By Bloggorai ©

Intorno alle 22 di questa notte un ordigno è esploso di fronte all’abitazione di Sigfrido Ranucci autore e conduttore di Report. Proviamo ad immaginare: se mai un giorno lontano si dovese organizzare un convegno sugli attentati ai giornalisti, ci potrà essere qualcuno/a che potrà sostenere “Non ci sono prove che siano stati i terroristi” e magari, a microfoni spenti, sussurrare ad un suo vicino “forse la bomba se l’è messa da solo”.

Quel giorno lontano non ci sorprenderebbe leggere una dichiarazione del genere. Ai giorni nostri c’è chi è stato capace di dire “Non esiste una sola prova che siano state effettuate mitragliate contro i civili inermi a Gaza”. Chissà, magari avrà pensato che se le sono fatte da soli come pure le immagini dei bambini moribondi per fame magari sono solo “comparse cinematografiche” e, al colmo dell'orrore, sostenere che "hanno fatto i funerali alle bambole". 

C’è poco da commentare sulla bomba contro Ranucci: le bombe appartengono ad una cultura consolidata nel nostro Paese da Piazza Fontana a Piazza della Loggia per finire a Bologna. Da decenni nei momenti cupi della storia, fascisti e complici vari hanno sempre prestato i loro servizi al soldo del terrore.

Cechiamo di andare avanti, o meglio indietro. Ieri c’è stato un Cda che avrà titolo ad entrare nella storia Rai, riprendiamo il caso di detta “Cora” per gli amici ovvero Incoronata Boccia capo Ufficio Stampa Rai. Ieri l’AD l’ha difesa sostenendo che “ha parlato a titolo personale”. NO !!! Come si legge nella locandina e si vede nelle immagini del convegno al CNEL dove ha pronunciato la citata frase si vede forte e chiaro che sotto il suo nome compare “RAI” e detta “Cora” non ha mai specificato di esprimersi a titolo personale come suo diritto. Come ha detto lei stessa “Vergogna, vergogna, vergogna ... lo affermo tre volte perché tre è il numero della completezza”. Vedi foto:

Ma ieri in Cda si è consumato uno scontro già sottotraccia da tempo e del quale vi abbiamo riferito: è guerra aperta tra l’AD Rossi e il suo nuovo “socio” Sergio contro il presidente facente funzioni/anziano Marano. Oggi Repubblica a firma Giovanna Vitale ricostruisce bene la faccenda. Leggiamo “Sono mesi che ci provano. Ieri l’assalto finale, fallito però piuttosto miseramente. È da prima dell’estate che la Lega ha messo nel mirino Roberto Sergio, il direttore generale della Rai che proprio Matteo Salvini aveva difeso quando, esattamente un anno fa, sulla poltrona di amministratore delegato venne insediato il meloniano Giampaolo Rossi e lui dovette arretrare di una casella”. Guerra per bande? Si certo ma forse non sembra del tutto vero che l’assalto leghista sia fallito miseramente. La nomina pesante che è passata ieri si riferisce ad Angela Mariella, di nota “quota” leghista, che ora lascia la direzione Relazioni istituzionali per andare a sostituire nientepopondimenoche la Maggioni alla direzione coordinamento giornalistico. Si tratta di direzioni “pesanti”: la prima perché si interfaccia direttamente con la politica e proprio in questo momento molto delicato per la discussione in corso sulla riforma Rai. la seconda, ca va sans dire, perché interferisce con le testate giornalistiche, con la nomina dei corrispondenti esteri etc. Chi si avvantaggia e chi ci rimette?

Sul fondo di tutto questo c’è l’esame del Piano industriale: un buco nero nel quale non si vede luce. Sarebbe interessante sapere o leggere cosa pensa il consigliere di opposizione (l’altro si è perso).

Passiamo ad altro tema. Ieri lo Studio Frasi ha reso noti alcuni dati interessanti sugli ascolti dei tg a confronto dal 14 settembre al 10 ottobre. Leggiamo che perdono tutti i tg ma con una differenza sostanziale: mentre i tg Rai perdono da un minimo di 114 mila telespettatori del Tg2 (Tg1 -118, Tg3 -187 e TgR -259 mila) i tg Mediaset perdono molto meno: Tg5 -34 e Tg4 -9 mila mentre il Tg de La7 perde solo -5 mila. Ma il dato che più colpisce è l’età media dei rispettivi tg: per il Tg1 è di 66 anni e per il Tg5 di 58 mentre per la TGR è addirittura di 68 anni.

Infine, una nota a margine merita il tema della trasmissione di Bruno Vespa a tarda notte: è una trasmissione di “Intrattenimento” come ha sostenuto l’avvocato Lovati, l’ex difensore di Sempio nel caso Garlasco, o si tratta di trasmissione giornalistica come sostiene lo stesso Vespa? Bella domanda: che tipo d contatto lega Vespa alla Rai: come conduttore artistico e come giornalista?  

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giovedì 16 ottobre 2025

RAI: il sonno della Ragione

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Quando la politica abdica al suo ruolo di levatrice dei valori per farsi puro strumento del consenso, sulla vita pubblica scende il sonno della ragione. M. Riva, Avviso ai Naviganti, La Repubblica 11 /2/94

Per paradossale che possa apparire, sul fronte Rai e Servizio Pubblico è la “politica” tutta che sembra abdicare al suo ruolo. Anzitutto a destra dove si tratta solo di occupare manu militari posti e potere ma anche a sinistra, spesso, è avvenuto lo stesso fenomeno. Quando si tratta di “prendere” o presidiare una posizione non si fanno prigionieri e non ci sono scrupoli. Bloggorai ha trascorso quasi 40 anni dentro, intorno e ora fuori la Rai. Potrebbe aprire fascicoli enciclopedici, capitoli di storia, vicende umane di vario genere assortite di nomine, cacciate, sostituzioni e promozioni avvenute in “quota” a qualcuno senza mai sapere e capire perché e con quali titoli e/o de/meriti fossero avvenute. Pochi, a nostro avviso, sono esenti da colpa e peccato.

Oggi e nei prossimi giorni si parla molto di “nomine” Rai (comprese quelle di nuovi dirigenti dove, ci riferiscono, spiccano alcune di forte matrice più che politica ... familiare) e di piano Industriale e immobiliare. La differenza tra i due argomenti è che il primo, le nomine avanzano spedite, e il secondo, i Piani, sono fermi al palo. Il Piano Industriale, giocoforza, è sostenuto dalla vendita/cessione quote di Rai Way, ancora molto lontana da venire, e dal Piano immobiliare (Milano, Venezia etc …) perso nelle nebbie padane. Sappiamo poi che nei prossimi giorni tutti i direttori Rai saranno chiamati a discuterne con il retropalco illuminato da una inedita alleanza che, ci riferiscono, essere al centro della scena: Rossi e Sergio contro Marano. Bah … andiamo avanti, vedremo.

Già, ma quale è o quale dovrebbe essere “il ruolo della politica” verso la Rai e il Servizio Pubblico? Come ha detto Riva solo “levatrice di valori”? Detta così, in termini generici, ci sarebbe da metterci la firma subito. Purtroppo, non è così semplice. Ma, doppio già, quali “valori” si dovrebbero promuovere, sostenere e diffondere? È del tutto evidente, ai limiti del banale, affermare che ogni parte politica ha i “suoi” specifici valori e che questi spesso non sono sovrapponibili o scambiabili tra loro. Vedi il caso “Cora” (per gli amici) Boccia, Capo Ufficio Stampa Rai: quando ha affermato che “l’aborto è un omicidio” ha espresso un “suo” valore che giocoforza rispecchia quello della sua parte politica. Libera di esprimere le sue opinioni a titolo personale ma non altrettanto libera quando lo fa per nome e per conto del Servizio Pubblico che invece deve rispettare la molteplicità di opinioni.

Accantoniamo i “valori” della destra e soffermiamoci su quelli a noi più vicini. Come stiamo scrivendo spesso e volentieri, siamo a cavallo di un momento storico sul futuro del Servizio Pubblico di particolare rilevanza. A molti potrà apparire un tema financo “noioso” ma cionondimeno è di assoluto rilievo strategico. Con la prossima riforma Rai si deciderà il suo futuro, le sue prospettive ovvero il suo ruolo in un panorama profondamente mutato dalle sue origini. E allora quali “valori” esprime la “sinistra” ovvero l’opposizione in questo ambito? Se le parole hanno un senso, se i testi pubblici esprimono una architettura di “valori”, allora per quanto sappiamo, per quanto abbiamo letto e dibattuto, le proposte (e non la “proposta” ovvero una proposta organica, ma i soli emendamenti al testo di maggioranza) esprimono “valori” a dir poco “discutibili. 

Il primo tra tutti, ovviamente, risale ad un antico pensiero di una certa “sinistra” che non ha mai abbandonato quel sottile fascino della privatizzazione, totale o parziale, della Rai. Ritorna spesso sotto mentite spoglie e, in questa novella edizione contenuta negli emendamenti, ha assunto le sembianze di un fantomatico e misterioso Contratto di Obiettivi e Mezzi o in altri termini Contratto Attività e Risorse (ma se è la stessa cosa perché chiamarlo in due modi diversi? Boh!). Appare del tutto evidente come in questo ambiguo e nascosto retropensiero ci sia quello sul canone: abbiamo ricordato più volte come il vicesegretario del PD, Boccia, a suo tempo ha espresso chiaro e tondo il suo pensiero: “Non penso sia più tollerabile un canone, al tempo della società digitale, interamente assorbito dalla Rai” (ANSA del novembre 2019). In questo caso, negli emendamenti, il pensiero sul canone oscilla, ovvero “scorre anno per anno” oppure “lo stanziamento Rai è assicurato da risorse statali…” come si legge in due emendamenti diversi.

Torniamo alla domanda iniziale: quali valori? Ieri abbiamo letto il “valore” della “proposta unitaria”. Un po' poco. L’unità dell’opposizione non è e non può essere un “valore” in se, autoreggente. Il “valore” è il contenuto, la proposta, il pensiero, la visione. Tutto il resto ci appare solo come “puro strumento di consenso”. Si comprende poi perché la “gente” non va più a votare.

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mercoledì 15 ottobre 2025

Il Grande Gioco RAI: rien ne va plus !!!

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Prologo, svolgimento, epilogo. Premessa, fatto, conseguenza. Non c’è nulla al mondo che avvenga per caso fortuito. “Dio non gioca a dadi” ebbe a dire un certo signore che la sapeva lunga e la sapeva raccontare molto bene (Albert Einstein) per poi scrivere meglio “Mi è insopportabile l'idea che un elettrone, esposto ad un raggio, possa scegliere in tutta libertà, il momento e la direzione di emissione. E, se ciò fosse, preferirei fare il calzolaio o, addirittura, il croupier in una sala da gioco” (lettera a Max Born, 1924). 

Tanto per intenderci e per fare un esempio chiaro e leggibile: Trump non è un “incidente” della storia moderna, non è capitato a caso, non è il prodotto di una combinazione alchemica magica. È il frutto avvelenato di un albero malato cresciuto nell’orto abbandonato dei democratici USA, di Biden candidato fino a pochi mesi prima delle elezioni e della nomina della Harris sul filo di lana.  

Allora è successo che nei giorni scorsi una certa Incoronata Boccia, detta “Cora” per gli amici, e attuale Capo Ufficio Stampa Rai, si è lasciata andare a dichiarazioni del genere “Non esiste prova che Israele abbia mitragliato civili inermi”. Chissà, forse voleva dire “Siamo quasi certi che quasi 70 mila persone, donne anziani, malati e bambini si sono mitragliati da soli” oppure forse intendeva dire che sono deceduti per eccesso di benessere per la libertà di cui godevano a Gaza da anni: troppo cibo, medicine, scuole e ospedali fanno male. Si sa, il troppo stroppia. Va bene. Ognuno è libero di dire quello che crede, ci mancherebbe. Se dovessimo scandalizzarci per tutte le scempiaggini che ascoltiamo non sapremmo da che parte iniziare. Se non fosse solo offensivo per le 70 mila vittime è certamente offensivo per il buon senso e l’intelligenza. 

Se non che “Cora” per gli amici, è la Capo Ufficio Stampa della Rai, del Servizio Pubblico e il suo pensiero non passa inosservato, ancor che espresso in una sede dove, forse, è intervenuta non tanto e non solo come libera cittadina che può dire appunto tutte le scempiaggini del mondo a titolo personale, ma proprio come “Rai” come si legge nel programma del dibattito svolto al CNEL lo scorso 12 ottobre (vedi  https://www.cnel.it/Comunicazione-e-Stampa/Notizie/ArtMID/1174/ArticleID/5767/MATTARELLA-7-OTTOBRE-RIMARR192-UNA-PAGINA-TURPE-DELLA-STORIA e locandina allegata).  Se ne può dedurre facilmente che detta “Cora” per gli amici abbia voluto esprimere, in tutto o in parte, il “pensiero” dell’Azienda di cui è dipendente? Forse si.

Allora, anzitutto chi è “Cora” detta in tal modo per gli amici e colleghi. Cerchiamo di sapere. Il “ritratto” migliore che abbiamo trovato di lei, lo ha scritto il Corriere a firma Maria Volpe ad aprile 2024 quando se ne usci con la frase “L’aborto è un delitto”. Leggiamo: “Il suo mentore, non lo nega, è Angelo Mellone, considerato astro nascente della destra nei vertici Rai, ora direttore del DayTime. Su Instagram Boccia lo definisce «comandante coraggioso e generoso». In quota Fratelli d’Italia, stimata dal direttore generale Giampaolo Rossi, fedelissimo di Giorgia Meloni”. Ad ottobre dello stesso anno, ad un incontro del sindacato di destra Unirai ebbe a dire “Ora tocca a noi” (La Stampa) ma non sappiamo se la frase è stata accompagnata da un sano saluto “alla romana”. E già questo sarebbe sufficiente per non andare oltre su di lei, le sue “esternazioni” e la sua fulgida e rapida carriera.

Ma il problema, appunto, non è “Cora” per gli amici ma, appunto, sono i suoi “amici” ovvero coloro che la sostengono, la promuovono e tacciono di fonte ai suoi pensieri in libertà. Non vale nemmeno citare Petrolini con il suo famoso “Io nun ce l’ho co’ te, ce l’ho co’ quelli che te stanno affianco e nun te buttano de sotto” perché quelli che gli stanno affianco, appunto, gli stanno affianco e non la butteranno mai di sotto. Anzi!

Non sappiamo con assoluta certezza se “Cora” per gli amici ha parlato a titolo rigorosamente personale o a nome e per conto dell’Azienda, ovvero ha voluto esprimere il pensiero della parte politica che rappresenta e governa l’Azienda. Come scritto in premessa, tutti i fenomeni hanno una loro “storia” e la storia di “Cora” è perfettamente compatibile con quella di questa Rai e di chi la governa. Che, ribadiamo ancora una volta a scanso di equivoci, chi governa questa Rai non è caduto dall’albero del pero, non sono un “caso” fortuito della storia ma una conseguenza diretta del tradimento del 26 settembre quando è stato possibile far nascere questo Cda.  

Sappiamo che, al momento in cui scriviamo, non c’è stata alcuna dichiarazione da parte della Rai, del suo direttore Fabrizio Casinelli e, su pe li rami, dell’amministratore Delegato Rossi. Sappiamo però che il consigliere Roberto Natale, ha “… atteso per tutta la giornata di ieri che la direttrice dell'Ufficio Stampa Rai o una nota aziendale spiegassero o circoscrivessero il senso delle affermazioni fatte da Cora Boccia al convegno del Cnel. Quel chiarimento resta indispensabile, perché è semplicemente inaccettabile la sommarietà dei giudizi tranciati sul modo in cui l'informazione italiana - anche quella Rai, par di capire - ha lavorato in questi due anni sulla tragedia israelo-palestinese''. Cosa c’era da attendere più di quanto non era già chiaro trenta secondi dopo le dichiarazioni di “Cora”? E perché solo trenta secondi dopo la notizia sulla scritta nell’ascensore contro Bruno Vespa sono fioccati comunicati solidali e indignati (due comunicati dell'Ufficio Stampa Rai diretto, appunto, da "Cora") e invece sulle dichiarazioni di “Cora” bisognava “attendere”? chi e cosa? Comunque, chissà, forse Rossi e Casinelli ci stanno pensando e, forse, “faranno sapere” come si usa dire.

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martedì 14 ottobre 2025

Il Canone RAI a colpi di cannone tra maggioranza e opposizione

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Non c’è scampo, impossibile comprendere il presente e intuire il futuro se prima non si guarda indietro e ci si rivolge al passato. Abbiamo scritto, e ne siamo convinti, che la proposta di riforma Rai in discussione al Senato è la Madre di tutte le battaglie sul Servizio Pubblico prossimo venturo e il “carro da guerra” ovvero l’obice pesante che potrà determinare le sorti del conflitto sarà anzitutto il canone ovvero le risorse economiche e non tanto la governance.

Allora, diamo prima uno sguardo indietro. “Rilanciare un servizio pubblico di qualità, liberato dalla schiavitù dell’audience, può essere il grimaldello per una riforma complessiva del settore televisivo, che spazzi via il duopolio dorato nella tivù free e apra a una vera rivoluzione nella produzione culturale multimediale italiana…Del resto, non si può pensare di toccare un pezzo importante come la Rai lasciando tutto il resto costante. È del tutto evidente che cambiando la Rai, a fattori invariati, si sposterà un flusso importante di risorse pubblicitarie sulle altre realtà, e quindi o si rafforzeranno i player dominanti o se ne creeranno di nuovi… Bilanciando le risorse con la mission, si potrebbero prevedere due reti a solo canone, la terza rete o si privatizza o può essere una rete commerciale parzialmente privatizzata… La prima rete mi piacerebbe che fosse uno specchio davvero plurale delle realtà culturali e sociali del Paese, soprattutto quelle non rappresentate oggi dalla televisione. Aperta a produzioni indipendenti, a prodotti di nicchia, a formati sperimentali, a espressioni culturali anche di tipo regionale; potrebbe anche raccogliere pubblicità in una quota molto limitata. La seconda rete, finanziata esclusivamente con risorse fiscali, potrebbe essere una grande all news, sul modello di France 24…Per la terza rete sul tavolo c’è da anni l’ipotesi della privatizzazione e sulla base di una consultazione larga si può stabilire quale strada seguire. Nel caso rimanga di proprietà pubblica, sarebbe sempre una rete commerciale e occorrerebbe quindi separarla societariamente dalle reti a canone. Potrebbe raccogliere pubblicità e, volendo, fare pay tv nel digitale” (Prima Com. di giugno 2014). Chi da detto tutto questo? Antonio Nicita, già commissario AgCom, e attuale senatore PD primo firmatario degli emendamenti di opposizione sulla riforma Rai. A quanto sembra e per quanto ci riferiscono, sarebbe lui il vero ispiratore di buona parte dell’architettura degli emendamenti “unitari” che proprio questa mattina verranno esaminati in VIII Commissione Senato.

La frase chiave è esattamente “Bilanciando le risorse con la mission” ovvero si tratta della proposta COM (Contratto di Obiettivi e Mezzi) o che dir si voglia “CAR” (Contratto Attività e Risorse) contenuta negli emendamenti firmati PD, AVS e M5S rivista e corretta o sotto mentite spoglie. Questo il cuore del tema/problema: le risorse, ovvero come il Servizio Pubblico debba essere sostenuto.

Attenzione: questo tema è lo stesso sul quale convergono altre forze. Nei giorni scorsi abbiamo avuto notizia di un solo emendamento “pesante” presentato dalla Lega, a firma della Senatrice Mara Bizzotto, la stessa che ripropone il vecchio cavallo di battaglia sul canone suo personale e del suo partito sull’abolizione del canone Rai: “Tagliare il canone Rai del 20% ogni anno, con l’obiettivo di arrivare al suo totale azzeramento nel giro di 5 anni” come si legge del DDL di giugno 2023.

Nei giorni scorsi abbiamo letto un articolo sul Fatto con il titolo “Pubblicità e ascolti, torna l’inciucio FI-PD per aiutare Mediaset”. Sorprendente. Leggiamo qualche stralcio “Nel disegno di legge Concorrenza, in discussione al Senato, la destra guidata da Forza Italia, in compagnia del Pd, ha presentato emendamenti bipartisan per imporre il controllo dell’Agcom sulla misurazione dell’audience delle piattaforme e, di conseguenza, mettere paletti alla loro raccolta pubblicitaria”… “I leghisti hanno presentato un emendamento per aumentare la quota di taglio del canone Rai: se oggi il testo prevede una riduzione massima del 5 per cento, il Carroccio chiede di aumentarla fino al 15”.

Sempre sul tema canone, è necessario una ulteriore precisazione e chiarimento sugli emendamenti presentati dall’opposizione: all’art. 6 del testo base del 9 ottobre, si propone che “…Il finanziamento del servizio pubblico generale radiotelevisivo è assicurato dallo stanziamento di risorse statali determinate sulla scorta degli oneri sostenuti nell'anno solare precedente l'affidamento per la fornitura del suddetto servizio” mentre nell’emendamento successivo 6.3 si legge che “Per l'assolvimento della Missione la RAI - Radiotelevisione italiana S.p.a. riceve sulla base di un contratto di Attività e Risorse a base quinquennale e scorrevoleanno per anno, il gettito dell'imposta di scopo denominata canone di abbonamento …". Ci stiamo arrotolando il cervello a decifrare il significato di “scorrevole” e capire come si adatta al concetto di “certezza delle risorse” previsto dall’EMFA. Dove e come “scorre”??? Che significa poi esattamente “stanziamento di risorse statali”??? e che differenza c’è tra i due emendamenti? Abbiamo vaga idea che ci sia una piccola “confusione” e che quelle “risorse statali” somiglino tanto alla proposta di “fiscalità generale” sostitutiva del canone già presente nella proposta Bevilacqua del M5S.

Infine, per la precisione e per ribadire il concetto di “balla”: abbiamo scritto che l’emendamento sullo Switch off DTT del 2030 è una balla. Abbiamo riverificato e confermiamo: alla WRC di Dubai 2023 è stato deciso che se ne riparla nel novembre 2031 con eventuali modifiche che potranno intervenire nel 2035 (per chi fosse interessato abbiamo ampia documentazione).

In queste condizioni, si potrà mai avere una riforma della Rai che non sia sotto il segno del Governo Meloni? Abbiamo qualche serio dubbio.   

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lunedì 13 ottobre 2025

La Ribollita RAI

By Bloggorai ©

Noia, indolenza, pigrizia e svogliatezza e magari pure un pizzico di sana e robusta incavolatura (eufemismo). Care lettrici e cari lettori di Bloggorai, vi sarete certamente accorti che da un po' di tempo a questa parte, ci sono giorni che non pubblichiamo il Post quotidiano che da oltre 7 anni vi abbiamo garantito.

Di cosa ci dovremo occupare? Di Gerry Scotti che supera De Martino? di un vicedirettore che va e uno che viene da una quota di partito all'altra? dell'ennesima replica di Montalbano o del ritorno di Sandokan?

Ogni tanto saltiamo il turno, come ieri. Tutto questo avviene per un semplice e banale motivo: spesso e volentieri non c’è più nulla da osservare, da riflettere, da approfondire più di quanto non abbiamo già fatto. Spesso e volentieri, dobbiamo prendere atto che il tema “futuro del Servizio Pubblico” interessa sempre meno dentro e fuori la Rai. Sembra di assistere ad una sua lenta agonia di marginalità e subordinazione, ad una disperata rincorsa ai “giovani” emigrati altrove. Sembra di assistere ad una disperata rassegnazione: un altro mondo audiovisivo è possibile anche senza la Rai e senza il Servizio Pubblico. Spesso e volentieri abbiamo sollevato dubbi di costituzionalità, cercato di approfondire temi solo apparentemente di secondo piano (vedi il dossier Rai Way) come pure i vari Piani inesistenti come quello industriale e quello sull’informazione. Spesso e volentieri abbiamo sollevato dubbi e posto domande sull’offerta editoriale, sui contenuti, sui programmi. Tutti muti. Spesso e volentieri, tutti tacciono e alcuni, quando parlano, vanno fuori tema, guardano ad altro e talvolta si scandalizzano per una scritta anonima in un ascensore. Spesso e volentieri, infine, tra le fila dell’opposizione abbiamo visto all’opera molti “esperti” europei e locali che al termine del loro lungo e faticoso lavoro sulla riforma Rai hanno prodotto obbrobri e strafalcioni (art. 64 della Costituzione, il canone “scorrevole”, balla dello “switch off” previsto per il 2030 inesistente, per non dire del COM o del CAR a geometria variabile a durata indeterminata ovvero da una parte si legge 10 anni e dall’altra 5). Con buona pace dell'EMFA.

In questo quadro desolante, in questa foresta disboscata con il lanciafiamme e diserbanti, in questa Fortezza Bastiani accerchiata dove pure i nemici sono celati dietro le dune e senza la prospettiva di qualcuno che possa intervenire in salvataggio che fai? Cosa scrivi? Ogni tanto sentiamo qualcuno che si preoccupa di TeleMeloni. Ha ragione. Con questa riforma prossima ventura TeleMeloni ce la terremo per i prossimi decenni.

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