Quando succede che su giornali quotidiani non si legge nulla che interessa la Rai, non si sa bene se essere preoccupati o sereni. Eppure, non è che manca la materia: è (o dovrebbe) essere in corso il lavoro per la predisposizione del Piano industriale, di quello editoriale, dei nuovi canali. Per non dire che qualcuno dovrebbe essere al lavoro per la questione canone come pure per il problema del riassetto delle frequenze. Ne siamo certi ... come talpe, silenziosi, nell'ombra, scavano ... scavano, tessono trame, esercitano pressioni occulte, incontrano persone, vedono gente ...parlano.
Lasciamoli lavorare in pace.
Torniamo allora al Gomblotto di Rai Way. Abbiamo riportato uno stralcio del parere pro veritate del costituzionalista Michele Ainis con il quale si diceva, chiaro e tondo, che A il prelievo forzoso di 150 milioni del governo Renzi era palesemente incostituzionale B che la conseguente quotazione di Rai Way era irragionevole. Veniamo oggi al secondo parere pro veritate espresso da Alessandro Pace, noto costituzionalista di provata esperienza, richiesto dall'Usigrai. Prima si esprime contro il "preteso efficientamento , razionalizzazione e riassetto industriale non costituiscono affatto il conferimento alla Concessionaria ... della piena libertà di organizzare il Servizio Pubblico, ma anzi costituiscono il frutto delle gravi condizioni cui il Governo intende assoggettare la Rai ... in primis tramite l'indebita appropriazione di ben 150 milioni di euro". Anche lui, come Ainis, dice chiaro e tondo che NON si poteva fare. Punto.
Veniamo ora al terzo e misterioso parere. Il Cda di allora, tramite la sua Presidente Annamaria Tarantola, richiede ad altro noto costituzionalista Enzo Cheli un terzo parere (il primo era stato richiesto dallo Snater). Il parere viene richiesto ma il suo risultato risulta insabbiato, non se ne trova traccia, nessuno ne ha più saputo nulla e non un una sola riga è stata scritta in proposito. Inizialmente il parere era atteso per il 12 giugno, dopo di che si perdono le tracce e se ne riparla nel famoso Cda del 18 novembre, dove all'odg viene presentata e approvata la proposta di ricorrere contro il taglio dei 150 milioni e impegna il DG a presentare ricorso (per questa occasione Gubitosi disse che si è trattato di un voto "inopportuno"). Sei voti favorevoli, due contrari (Antonio Pilati e Luisa Todini che poi si dimetterà) e quindi via libera ala ricorso che, come noto, non avrà alcun seguito: giace inerte negli archivi del Tar.
Proviamo a porre qualche interrogativo: perchè prima lo Snater e poi l'Usigrai (che pure avevano titolo) non danno seguito al ricorso? perchè il Cda che pure ha deliberato, non esercita il diritto/dovere di procedere in sede giudiziaria contro il prelievo? Perchè il Sindacato dei dirigenti Rai, l'Adrai, tace (in quel periodo viene eletto presidente il renzianissimo Luigi De Siervo)? E, infine, perchè del parere di Cheli non si trova traccia? Infine, perchè Gubitosi rilascia la dichiarazione sull'inopportunità del ricorso e, anzitutto, perchè non trae le conseguenze dal voto in CdA che lo vede palesemente battuto? Le pere non sempre cascano dall'albero da sole, qualcuno le raccoglie.
Sullo sfondo di questa vicenda si stagliano due elementi, tutt'ora di grande attualità: il primo è il preteso controllo del Governo sull'Azienda di Servizio Pubblico, si capisce bene tutta la Legge attuale se si torna a quei giorni. Il secondo elemento riguarda il canone e la sua in-disponibilità per usi diversi da quelli consentiti (a memoria le dichiarazioni di Giacomelli sul canone, la tassa più odiata dagli italiani), più o memo esattamente ciò di cui si dibatte in questi giorni. Ecco allora la plausibilità di raccontare il Goblotto: alla prossima puntata-.
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