lunedì 21 luglio 2025

RAI: il Filosofo ride, Sanremo piange e l'opposizione medita

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“Eppur si muove” o “non si muove” ??? Avrà pensato e dubitato sulla Rai il Filosofo di Colle Oppio quando ha rilasciato l’intervista al Corriere nei giorni scorsi mentre rideva alla domanda sulla ludopatia. Ci stiamo ancora chiedendo perché rideva e perché ha “dovuto” farsi intervistare. A chi è convenuto? Solo a lui?

La situazione Rai sembra essere tra farsa e tragedia, e forse un tantinello pure tragica se non proprio drammatica. Ieri ci sono giunte notizie riservate da Sanremo dove sembra che la trattativa con il Comune sia in stallo. Il Sole di oggi scrive “…al momento le posizioni risultano ferme e distanti con un dialogo che si sarebbe sostanzialmente interrotto”. Il Secolo XIX scrive Dalla Rai, invece, finora è trapelato nervosismo. Conseguenze di un bando imposto dal Tar e Consiglio di Stato, che ha cambiato tutto e che ha permesso al Comune di alzare la posta in gioco, ottenendo la conferma della titolarità del marchio, anche se è quasi certo che Rai non intenda cedere sulla questione del format”. Già, questo forse il nodo principale: cedere su questo punto significa ancorare al Comune la titolarità del format nella Convenzione per i prossimi 5 anni (tre più due), ovvero precludere ogni altra futura opzione che si potesse palesare a vantaggio Rai. In soldoni: se sbracano su questo punto, sbracano su tutto. Nel Poker moderno si chiama “all in” e in quello “antico” si chiama “piatto”. Prendere o lasciare. Su tutto questo poi grava una spada di Damocle non irrilevante: se a seguito della trattativa in corso cambiano profondamente le “regole di ingaggio” previste nella gara è verosimile supporre che chiunque può ricorrere al TAR e chiedere l’immediata sospensione della procedura.

Possiamo aggiungere qualcosa in più: ci sarebbero almeno due “soggetti” interni (per non dire di quelli esterni) che remano fortemente contro l’ipotesi che si possa chiudere un accordo entro fine luglio (o anche dopo) e realizzare Sanremo 2026. Si tratterebbe della Direzione Produzione e di Rai Pubblicità. Sono due soggetti che pesano molto nell’influenzare la decisione da prendere. La prima per un verso è storicamente avversa all’Ariston per i mille problemi logistici e organizzativi noti da sempre e, per altro verso complementare, vede benissimo l’espandersi della sua “area di intervento” in una sede più adeguata e logisticamente più sostenibile. Un dettaglio che vi abbiamo già riferito: la scenografia deve chiudere subito i contratti ed è necessario ordinare i materiali, provvedere alla logistica, ai tempi di allestimento etc. Il secondo soggetto Rai Pubblicità, ragiona per quella che è la sua area di competenza: portare in cassa più contratti (soldi) possibili e Sanremo più di tanto ormai non può più dare. Viceversa, spostandosi in una sede diversa non solo non è più costretta ad elargire l’1% di gabella al Comune (vista come il fumo agli occhi). Una grande città, ad esempio Torino, aprirebbe nuovi spazi, nuovi clienti e maggiore interesse. Per non trascurare un dettaglio che giusto ieri ci è stato riferito: il teatro Ariston “vende” circa 800 biglietti mentre il PalaOlimpico di Torino (dove si è svolto Eurovision 2022) ne contiene 15.657 (avete letto bene).

L’altro grande tema sul quale lo stesso Filosofo di Colle Oppio ha poco da stare allegro è Milano dove, come abbiamo scritto, le prospettive, bene che vada, si allungano e non poco: l’operazione vendita Sempione e avvio lavori al Portello non è semplice e non è veloce. Come pure l’altro grande tema strategico: la vendita/cessione di Rai Way di dicono essere ferma al palo. Il 30 settembre, quando scadrà il MoU (Memorandum of Understanding) è dietro l’angolo e i nodi importanti, in particolare sulla governance non sono sciolti, anzi. Infine, un piccolo dettaglio della serie “non l’abbiamo visto arrivare”: in autunno dovrebbe iniziare l’esodo verso la nuova sede Rai all’Eur che non sarà proprio una passeggiata. Era proprio necessario? Si potevano fare altre scelte forse più razionali e convenienti? Forse si ma sembra che nessuno se ne sia occupato per tempo. Forse un giorno sapremo qualcosa di più. Ad esempio: perché non è stata scelta la vecchia sede Sky sulla Salaria, edifici già strutturati e tecnologicamente attrezzati e contigui agli altri insediamenti Rai a Saxa Rubra? Forse un giorno sapremo.

Chiudiamo questo capito e apriamo quello sul fronte “opposizione” dove pure c’è poco da ridere, anzi. Per il prossimo giovedì era prevista la seconda puntata del “tavolo di lavoro”. Al momento, ad oggi, nessuno sa nulla su nulla: chi vi dovrebbe partecipare per fare cosa e come, ovvero da che parte iniziare. Sul tavolo ci sono tutt’ora due nodi ciclopici da sciogliere: il canone e la Fondazione. Questi due nodi sono anzitutto interni ai partiti, PD e M5S, e di conseguenza tra loro nella coalizione. Il tema canone è mastodontico: il M5S ha scritto chiaro e tondo nella sua proposta (Bevilacqua) che va abolito e sostituito con la fiscalità generale. Come è possibile andare avanti se non ci si accorda su questo punto tanto fondamentale quanto non negoziabile? Perdere tempo ora con dettagli rilevanti quanto ora subordinati (numero e durata dei consiglieri etc) appare solo come inutile scorciatoia perché, comunque, lascia scoperto l’altro nervo sul quale ancora non c’è una parola chiara e netta: la Fondazione NON è un modello da proporre nella nuova governance Rai.

C’è da mettere mano ad un nuovo “articolato”, del tutto diverso dai precedenti, da che parte si inizia e chi ci mette mano? Gli “uffici legislativi” dei partiti, la cosiddetta “società civile”??? Quando?

Bloggorai, come sempre, è animato da un sincero, profondo ed entusiasta pessimismo: il nostro personale sale della terra.

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Il Meglio di Bloggorai 2 e notizie in breve

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La settimana scorsa il Meglio di Bloggorai ha ricevuto un notevole successo. Lo riproponiamo, sempre consapevoli che può essere un valido aiuto a rinfrescare la memoria che, specie ad un certa, tende a smarrirsi facilmente.

Il Post di oggi sarà diviso in due parti: la prima con il Meglio di Bloggorai 2 e la seconda con brevi flash meritevoli di attenzione.

Il meglio di Bloggorai 2

Martedì 15 luglio - Riforma RAI: una pericolosa mano di Poker

Documento riservato del PD: si individuano 6 punti: 1. Autonomia e indipendenza 2. Rilevanza e autorevolezza 3. Meccanismi di gestione 4. Missione 5. Finanziamento 6. Meccanismi di controllo.  Il canone. Il PD lo vuole abolire e sostituire con la fiscalità generale si o no? 

Nel documento, al punto 5, leggiamo: “La nuova legge deve assicurare alla Rai risorse certe, sia in quantità che nei tempi di stanziamento. Mediante canone o in carico alla fiscalità generale purché saldamente ancorata al principio di utilità pubblica”. Canone e fiscalità generale sono due “concetti” profondamente diversi tra loro seppure riconducibili alla stessa matrice: il canone è pagato dai cittadini e la fiscalità generale attinge ai fondi pubblici composti dalle tasse pagate sempre dai cittadini. Ci stiamo avvicinando ad un accordo PD e M5S sul tema canone??? Parliamone.

Mercoledì 16 luglio 2025 - Il "sassolino" Lega nello stagno RAI

Cosa c’è di nuovo in questa proposta? Di nuovo c’è l’abolizione della figura dell’AD come voluto dalla Legge Renzi e il ritorno al DG con maggiori poteri ... Di nuovo c’è il “malloppo” grosso: la “valorizzazione delle società controllate” con “l’obiettivo di attrarre i privati mantenendo fermo il controllo pubblico”. Di “nuovo” c’è sempre “chercher l’argent”. Poi c’è il “problemino” Agnes che Fi e FdI vorrebbero subito insediata alla presidenza e invece alla Lega questa “faccenda” non sembra interessare gran che: Marano, è stato detto più o meno esplicitamente, sta bene dov’è e l’Azienda funziona benissimo così. 

Giovedì 17 luglio 2025 – I Fantasmi sul palcoscenico RAI: Sanremo e Riforma

“Sanremo 2026 ??? Si certo, lo faremo noi … quello è robbbba Rai … però, oddio ... ad essere sincero non ne sarei proprio così sicuro, forse, dipende, vedremo”. Il Festival è Rai e senza le telecamere della Rai sarebbe una sagra di paese colorata di fiorellini fiorellini. Ma il bello ora è tutto nelle mani di un qualche solerte avvocato che si volesse divertire a far saltare il banco… “Almeno per il 2026 Sanremo lo farà la Rai … poi … si vedrà”. Già, vedremo.

Come pure si sta profilando molto incerta la partita sulla riforma Rai.  L’8 agosto è dietro l’angolo e non c’è alcuna possibilità che si possa concordare una proposta di riforma quale che essa sia.

Ieri è stata presentata la Relazione annuale dell'Autorità per le comunicazioni (Agcom) sull’attività 2024 del Garante e illustrata dal suo presidente Giacomo Lasorella. Leggiamo quanto scritto sul Corriere a firma Antonella Baccaro “«La tv — ha spiegato Lasorella — non è più lo strumento con il quale i cittadini si informano in via prioritaria: un italiano su due (il 52,4%), utilizza la rete», anche se i media tradizionali vengono ritenuti più affidabili”.

Venerdì 18 luglio 2025 - RAI: la gallinella milanese dalle uova d'oro

Un soffietto, un accenno, un barlume di relativo e moderato ottimismo si è acceso nelle fila dell’opposizione sul tema “riforma Rai”. Ieri è iniziato il “cantiere” dove cercare di costruire una ipotesi di testo comune da incardinare in VIII Commissione Senato dove sono depositate 10 proposte di riforma Rai: 4 dell’opposizione e 6 della maggioranza... I punti derimenti e fondamentali sui quali concordare sono due: Fondazione o “sistema duale” e canone o fiscalità generale.

Però c’è un “affare” Milano che interessa la Rai sul quale, forse, sarà necessario/opportuno rinfrescare la memoria per capire cosa è successo e quanto avvantaggia o penalizza le casse Rai. In due parole: a dicembre 2023 Rai (Sergio AD e Soldi Presidente) e la Fondazione Fiera Milano firmano un accordo per il trasferimento degli studi Tv da Corso Sempione al Portello. L’accordo prevede l’affitto dei nuovi spazi per 27 anni (27) e ballano cifre notevoli che vanno dai 97 mln per i lavori complessivi dell’area ai 5,9 mln di affitto annui che Rai dovrà pagare per il periodo previso dal contratto (totale 159 mln).

Chissà se potrebbe valere la pena riaprire quel dossier e capire se e quanto conviene a Rai aggiornare quel contratto: con quel costo di affitto per 27 anni ci si poteva costruire una piramide che almeno poi sarebbe rimasta di proprietà Rai...

Sabato 19 luglio 2025 - RAI: oggi lezione di Alta Filosofia

Intervista concessa da Giampaolo Rossi, AD Rai, oggi sul Corriere a firma Antonella Baccaro. Cosa ha detto di interessante, di nuovo, di rilevante? Nulla. Il vuoto cosmico, il niente allo stato solido: “Cosa deve fare una tv pubblica? «Esprimere la realtà plurale della nostra nazione, orientandoci nel tempo complesso in cui viviamo”. L’Alta Scuola di Filosofia Contemporanea Multimediale TecnoNarrativa Supercazzola di Colle Oppio ha dichiarato. Da questo punto in poi la Rai non sarà più come prima. Riforma Rai, Contratto di Servizio, Piano Industriale ed editoriale, "riforma" dei generi, informazione e newsroom, Rai Way, investimenti in innovazione di prodotto e di tecnologie, nuova Convenzione e risorse etc etc?

Domanda: “Serve più rinnovamento?" risposta "Per cambiare in un mercato competitivo servono più coraggio ed equilibrio…" dove la parte più rilevante di questa frase sono i puntini, si proprio i tre puntini … originali che si leggono nel testo.

Veniamo ora alle cose serie. Gli si chiede “Affari Tuoi induce ludopatia?” e lui risponde “Solo quando straccia la concorrenza” e Rossi, leggiamo testuale, mentre risponde “ride”. A uno così che ride su un tema di tale rilevanza e gravità sociale che gli vuoi dire? Rossi ride!!!  Questo è l’AD del Servizio Pubblico Radiotelevisivo.

Domenica 20 luglio 2025 - RAI: non tutte le uova d'oro riescono con il buco

Oggi leggiamo su Libero un’interessante intervista al Senatore Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “Tra l’altro c’è un altro grosso fronte che va chiarito al più presto” Quale? “Quello del nuovo Centro di produzione della Rai, la sua nuova sede che dovrebbe vedere la luce nei prossimi anni … viso che c’è un indubbio blocco generale del settore urbanistico milanese siamo molto preoccupati …Nel Piano Industriale (Rai ndr) è prevista la dismissione, quindi la vendita del Palazzo Rai di Corso Sempione e il contestuale trasferimento nel quartiere di Portello. Ma se al Portello non viene realizzato nulla, evidentemente non può essere venduto lo stabile al Sempione e allora l’operazione va vista anche sotto il profilo finanziario. Non è una bazzecola”.

Poniamo infine una domanda alla quale non riusciamo a trovare risposta: perché un consigliere a caso (scegliete voi, meglio tra quelli di “opposizione”) non si indigna, non si fa girare le scatole quando legge un’intervista a Rossi come quella di ieri, non si “irrita”, non batte i pugni sul tavolo, non protesta, non si preoccupa di approfondire, di verificare ovvero di esercitare il suo diritto/dovere di “indirizzo, vigilanza e controllo” come peraltro previsto semplicemente dal Codice Civile?

Notizie in breve.

Interessantissimo articolo su La Stampa a firma Ilario Lombardo con il titolo “Renzi – Franceschini: idea nuovo partito”. C’è tanta voglia di “centro” di “moderati”, di alternativa alla destra del PD e tutto il ragionamento si colloca in un arco temporale significativo: il 2027. Guarda caso è lo stesso anno del rinnovo della Concessione Rai e della scadenza del Contratto di Servizio. Ottima materia da campagna elettorale.

Notizie dalla BBC: “Altre 300.000 famiglie hanno smesso di pagare il canone …Mentre l'emittente continua a contrastare l'ascesa di YouTube e dei servizi di streaming che hanno suddiviso il pubblico su numerose piattaforme, il suo rapporto annuale ha rivelato che alla fine dell'anno erano in vigore 23,8 milioni di licenze, in calo rispetto ai 24,1 milioni del 2023-24. Il calo si traduce in una perdita di circa 50 milioni di sterline di fatturato per l'azienda” (The Guardian).

Questa settimana si potrebbe concludere la trattativa tra Rai e Comune di Sanremo. Obiettivo è chiudere entro al fine di luglio. Ci sono ostacoli sulle “manifestazioni collaterali” richieste dal Comune e che Rai invece non ha alcuna intenzione di riprendere.

Questa settimana ci dovrebbe essere il secondo appuntamento sul “tavolo di lavoro” dell’opposizione per la stesura di un testo di riforma Rai condiviso. Tutto da capire da dove si inizia e dove si va a parare: i temi canone e modello di governance sono centrali e dirimenti e le idee non sono tutte convergenti.

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domenica 20 luglio 2025

RAI: non tutte le uova d'oro riescono con il buco

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Big, big trouble sotto la Madonnina per la Rai. Bloggorai lo aveva saputo in anticipo e oggi lo confermiamo: il “dossier” aperto dalla Magistratura di Milano sul tema edilizia può interessare, seppure indirettamente, anche le casse del Servizio Pubblico. E non poco, e forse non solo le casse. Altro che “gallinella dalle uova d’oro”: c’è vaga idea che almeno un uovo potrebbe andato a male e comincia  a mandare uno sgradevole odorino.

Oggi leggiamo su Libero un’interessante intervista al Senatore Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “Tra l’altro c’è un altro grosso fronte che va chiarito al più presto” Quale? “Quello del nuovo Centro di produzione della Rai, la sua nuova sede che dovrebbe vedere la luce nei prossimi anni … viso che c’è un indubbio blocco generale del settore urbanistico milanese siamo molto preoccupati …Nel Piano Industriale (Rai ndr) è prevista la dismissione, quindi la vendita del Palazzo Rai di Corso Sempione e il contestuale trasferimento nel quartiere di Portello. Ma se al Portello non viene realizzato nulla, evidentemente non può essere venduto lo stabile al Sempione e allora l’operazione va vista anche sotto il profilo finanziario. Non è una bazzecola”.

Già, non è per nulla una bazzecola e chissà se l’AD di Via Asiago Giampaolo Rossi se la ride anche su questo tema come ha fatto ieri sul Corriere quando ha risposto alla domanda sulla ludopatia (non la perdoneremo). Abbiamo scritto (e fatto vedere con la slide relativa) che il Piano industriale Rai poggia su due pilastri: la dismissione di immobili e la cessione di una quota di RaiWay: tutti e due traballano tra incertezze e confusione. Questa storia di Milano è tutta da scrivere.

E già che ci siamo a parlare di casse Rai, di soldi che non ci sono, forse è utile una rinfrescata di memoria. Rai paga a Rai Way un sostanzioso contratto di servizio per oltre 210 mln di euro. Ci piacerebbe tanto ritrovare un documento di qualche anno addietro dove si leggeva che lo stesso servizio fornito da Rai Way sul mercato costerebbe circa 100 milioni di meno. Perché allora non ridiscuterlo per adeguarlo ai valori correnti prima ancora di parlare di fusione/cessione?

E, già che siamo a ridiscutere contratti, perché non si mette mano alla rinegoziazione dei contratti artistici dove ci sarebbero tanti soldi da recuperare. E, già che ci siamo, con tutti i geni della Tv che si aggirano nei giardini di Viale Mazzini, perché uno tra loro non ci si mette d’impegno a realizzare una trasmissione di intrattenimento/informazione giornalistica da prima serata su Rai Uno senza doverla affidare ad una casa di produzione esterna? E già che siamo a parlare di informazione (e dei suoi costi, ovvero del suo specifico piano editoriale, della fantasmica newsroom), perché qualcuno prima o poi non si occupa di Rai News24 che con oltre 200 giornalisti non riesce a superare gli ascolti da assemblea di condominio? Già, già che ci siamo ... hai voglia a porre domande.

E già che ci siamo, ancora una volta poniamo una domanda alla quale non riusciamo a trovare risposta: perché un consigliere a caso (scegliete voi, meglio tra quelli di “opposizione”) non si indigna, non si fa girare le scatole quando legge un’intervista a Rossi come quella di ieri, non si “irrita”, non batte i pugni sul tavolo, non protesta, non si preoccupa di approfondire, di verificare ovvero di esercitare il suo diritto/dovere di “indirizzo, vigilanza e controllo” come peraltro previsto semplicemente dal Codice Civile? Non fosse altro per tutelare l’Azienda, l’organo al quale appartiene e se stesso qualora la Corte dei Conti un giorno volesse metterci le mani e chiarire una volta per tutte se gli atti compiuti da questo Cda con un presidente/nonpresidente siano del tutto legittimi.

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sabato 19 luglio 2025

RAI: oggi lezione di Alta Filosofia

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In una bella e calda giornata d’estate come questa merita dedicare attenzione all’intervista concessa da Giampaolo Rossi, AD Rai, oggi sul Corriere a firma Antonella Baccaro? Forse anche no, o meglio non più di tanto. Vediamo appena appena “quel più di tanto” che lo farà entrare nella storia.

Cosa ha detto di interessante, di nuovo, di rilevante? Nulla. Il vuoto cosmico, il niente allo stato solido: “Cosa deve fare una tv pubblica? «Esprimere la realtà plurale della nostra nazione, orientandoci nel tempo complesso in cui viviamo”. L’Alta Scuola di Filosofia Contemporanea Multimediale TecnoNarrativa Supercazzola di Colle Oppio ha dichiarato. Da questo punto in poi la Rai non sarà più come prima. Riforma Rai, Contratto di Servizio, Piano Industriale ed editoriale, "riforma" dei generi, informazione e newsroom, Rai Way, investimenti in innovazione di prodotto e di tecnologie, nuova Convenzione e risorse etc etc? Robetta, chiacchere da bar, inutili perdite di tempo. 

Domanda: “Serve più rinnovamento?" risposta "Per cambiare in un mercato competitivo servono più coraggio ed equilibrio…" dove la parte più rilevante di questa frase sono i puntini, si proprio i tre puntini originali che si leggono nel testo. Geniale !!! I concorrenti tremano, Mediaset ha convocato gli Stati Generali per fronteggiare la minaccia e Netflix ha ventilato uno sciopero globale planetario.

Veniamo ora alle cose serie. Gli si chiede “Affari Tuoi induce ludopatia?” e lui risponde “Solo quando straccia la concorrenza” e Rossi, leggiamo testuale, mentre risponde “ride”. A uno così che ride su un tema di tale rilevanza e gravità sociale che gli vuoi dire? Rossi ride!!! Cosa gli vuoi obiettare? Magari, è possibile, che nemmeno si rende conto sia del problema che del peso della sua risposta. A Colle Oppio questo tema non era contemplato, si parlava d’altro.  Questo è l’AD del Servizio Pubblico Radiotelevisivo. Tiè !!!

Chiudiamo. Gli si chiede “Il festival resta a Sanremo?” e lui risponde candido candido “Siamo nella fase negoziale con il Comune”. Il Terrore corre sul filo: un leone si aggira tra i fiorellini della cittadina ligure. Negoziare sta a significare trattativa e in una trattativa qualcuno guadagna e qualcuno rimette fino al punto di equilibrio. E se la “fase negoziale” non si conclude?

Domanda finale e fondamentale: ma chi glielo ha fatto fare a rilasciare questa intervista?

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venerdì 18 luglio 2025

RAI: la gallinella milanese dalle uova d'oro

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Un soffietto, un accenno, un barlume di relativo e moderato ottimismo si è acceso nelle fila dell’opposizione sul tema “riforma Rai”. Ieri è iniziato il “cantiere” dove cercare di costruire una ipotesi di testo comune da incardinare in VIII Commissione Senato dove sono depositate 10 proposte di riforma Rai: 4 dell’opposizione e 6 della maggioranza. In verità, i “cantieri” sono 3: il primo è quello “istituzionale” ovvero quello costituito all’interno della stessa Commissione (1 componente per ogni partito), uno interno alla maggioranza e uno, appunto quello di ieri, interno all’opposizione. Si tratta di “cantieri” molto difficili da allestire perché il “materiale grezzo” da impiegare è poco malleabile e difficile da amalgamare. Ci sono di mezzo visioni, concezioni e prospettive a volte contrapposte sul futuro del Servizio Pubblico dove si aggiunge la prospettiva di non incorrere in un possibile procedimento di infrazione comunitario, del rinnovo della Concessione del 2027 e, non irrilevante, per la pressione della maggioranza a chiudere subito il dossier in chiave della conferma della Agnes come presidente al posto di Marano (Lega).

Un solo punto appare assolutamente chiaro: chiunque ipotizza che si possa addivenire ad un testo condiviso, sia interno agli schieramenti, sia in Commissione Senato entro il prossimo 8 agosto mente sapendo di mentire. Come pure sembra assai improbabile il proponimento di Gasparri di andare al voto parlamentare entro la fine dell’anno. In sostanza, si tratta di mettere a punto un nuovo articolato che annulla e sostituisce tutti i precedenti PdL che, qualora possa essere definito, dovrebbe poi andare in Aula per il voto finale. Sembra verosimile in tempi brevi? No, a nostro giudizio no.

Cosa è successo ieri? Anzitutto potrebbe essere stato sgombrato il campo da inutili scorciatoie: si parla di ponderare il “peso” delle 4 proposte dell’opposizione (due PD, Nicita e Martella, 1 M5S Bevilacqua e 1 De Cristofaro di AVS) e valutare se e come possibile abbandonarle del tutto in parte, riunificare i punti comuni ed elaborare un nuovo testo, un nuovo “articolato” che deve necessariamente tener conto dell’EMFA che invece, ad esempio nelle proposte PD non viene mai citato. Sottolineiamo l’uso del condizionale: sappiamo che non sarà facile superare nei due partiti, Pd e M5S, affrontare questi due scogli sui temi Fondazione e canone. Se, per quanto abbiamo intuito, da parte di Graziano PD, della Boschi IV e Vita AVS è stata accennata una apertura invece da parte di Carotenuto (5S) non è stato avvertito nulla di rilevante.  

I punti derimenti e fondamentali sui quali concordare sono due: Fondazione o “sistema duale” e canone o fiscalità generale. Come noto, il tema “fondazione” ha trovato grande credito, specie nel PD (proposta Nicita, già Commissario Agcom, firmatario della prima proposta e dimissionario come relatore sul Contratto di Servizio, forse il vero "tecnico" del partito) laddove questo orientamento si è pure accompagnato al tema "fiscalità generale” cioè il perno della proposta M5S che pure è stata bandiera del PD come abbiamo scritto nei giorni scorsi. 

Ieri sembra che su questi due punti si è aperta una breccia di dubbio: la Fondazione è senza dubbio l’anticamera della privatizzazione, totale o parziale dell’Azienda. La fiscalità generale è antitetica rispetto al concetto di canone come imposta di scopo, sono due concetti radicalmente diversi. Al termine dell’incontro di ieri è stata diffusa una breve nota riassuntiva dove si legge “ … i partiti di opposizione che si sono impegnati a scrivere bozza di riforma superando ipotesi fondazione, slegando il mandato del cda dai tempi dell'insediamento dell'esecutivo e sulla certezza del canone come tassazione di scopo”. Almeno su questi punti fondamentali, pilastri granitici, non ci dovrebbero essere più dubbi, confusioni o incertezze. Poi si potrà discutere di tempi del mandato, modalità di elezione e numero dei consiglieri ed ogni altro punto che possa pienamente aderire a quando disposto dall’EMFA. La prossima settimana è previsto un nuovo incontro. Vedremo.

Bene, veniamo ai giorni nostri e ad una notizia di grande attualità che riguarda Milano. Come noto la Magistratura ha aperto un procedimento su grossi “affari immobiliari” in corso nel capoluogo lombardo. Come si dice “la magistratura farà il suo corso” e vedremo cosa succederà. 

Però c’è un “affare” che interessa la Rai sul quale, forse, sarà necessario/opportuno rinfrescare la memoria per capire cosa è successo e quanto avvantaggia o penalizza le casse Rai. In due parole: a dicembre 2023 Rai (Sergio AD e Soldi Presidente) e la Fondazione Fiera MiIano firmano un accordo per il trasferimento degli studi Tv da Corso Sempione al Portello. L’accordo prevede l’affitto dei nuovi spazi per 27 anni (27) e ballano cifre notevoli che vanno dai 97 mln per i lavori complessivi dell’area ai 5,9 mln di affitto annui che Rai dovrà pagare per il periodo previso dal contratto (totale 159 mln)

A parte una nota politica a margine: questa operazione nasce sotto la presidenza Rai di Marcello Foa (Lega), con un consigliere di amministrazione Igor de Biasio (Lega) e dal 2019 AD di Arexpo, società fondata nel 2011 per acquisire le aree destinate a ospitare Expo Milano 2015, e Roberto Cecatto (noto per essere accreditato in “quota” Lega) nominato a ottobre 2021 Direttore della Direzione Infrastrutture Immobiliari e Sedi Locali. Ora Cecatto è AD di Rai Way, altra “gallinella dalle uova d’oro” dove sembra molto ambita la sua successione, prevista nei prossimi mesi ed è difficile supporre che la Lega si lasci sfuggire questa “poltroncina”.

Ma lasciamo perdere (si fa per dire) le implicazioni “politiche” che pure non sembrano irrilevanti e concentriamoci su quelle “economiche”. Chissà se potrebbe valere la pena riaprire quel dossier e capire se e quanto conviene a Rai aggiornare quel contratto: con quel costo di affitto per 27 anni ci si poteva costruire una piramide che almeno poi sarebbe rimasta di proprietà Rai, sempre che ce ne sia stato effettivo bisogno e necessità tutta da verificare, visto che a Milano si produce ben poco e a poca distanza c’è il Centro di produzione di Torino efficiente. Non c’è dubbio: qualcuno ha fatto un ottimo affare e, come si dice a poker, quando non capisci subito chi è il pollo, in genere il pollo sei tu, ovvero il Servizio Pubblico.

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giovedì 17 luglio 2025

i Fantasmi sul palcoscenico RAI: Sanremo e Riforma

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"Dove non son cani .. la volpe è Re" 
(Barbanera, proverbio del giorno)

“Sanremo 2026 ??? Si certo, lo faremo noi … quello è robbbba Rai … però, oddio ... ad essere sincero non ne sarei proprio così sicuro, forse, dipende, vedremo”. Il tono della voce del nostro autorevolissimo interlocutore tradisce un sottilissimo filo di preoccupazione: mancano pochissimi giorni all’inizio delle “procedure operative” per avviare la complessa macchina del Festival di Sanremo e già entro il prossimo 31 luglio si dovrà fare la prima scelta strategica e di elevato impegno logistico e amministrativo: la scenografia e le conseguenti gare per la fornitura dei materiali, il montaggio etc. 

Sul fondo c’è la difficilissima trattativa con il Comune di Sanremo sulla quale pende una spada di Damocle formidabile. Riassumiamo: il Comune ha formulato un bando con richieste molto specifiche cha vanno dal costo, 6,5 mln, alle manifestazioni televisive collaterali e all’1% degli introiti pubblicitari. Per Rai si tratta di “bocconi” difficili da digerire sia perché richieste ritenute “troppo esose” sia perché sostengono un concetto inaccettabile: il Festival è Rai e senza le telecamere della Rai sarebbe una sagra di paese colorata di fiorellini fiorellini. Fatto sta che la sola Rai ha presentato una busta che ora è in trattativa con il Comune. Ora è evidente che le parti vogliano mantenere la posizione: il Comune con le sue richieste e la Rai con le sue proposte (che ad esempio, non vorrebbero prevedere le manifestazioni collaterali e, tanto per far capire l’antifona, da Via Asiago giunge voce che Sanremo Giovani sarebbe in procinto di essere cancellata.

Ma il bello ora è tutto nelle mani di un qualche solerte avvocato che si volesse divertire a far saltare il banco. Poniamo il caso che un cittadino qualsiasi, un Bloggorai a caso, facesse un semplice ragionamento: io sottoscritto Pinco Pallino quando avete proposto il bando e indicatole condizioni non ho presentato la busta con la proposta perché, si fa per dire, non avevo disponibili proprio i 6,5 milioni ma un pò meno … tipo in cassa ne avevo solo 5,5. Se ora tu Comune e tu Rai vi accordate per un importo inferiore, quale che esso sia, mi fate girare le scatole: se l’importo era oggetto di trattativa al ribasso magari un pensierino lo avrei pure fatto a presentare la busta. Magari, va sa sapere, ci sarà pure un TAR disponibile ad accogliere un ricorso di urgenza per dire: “fermi tutti, sta roba non s’ha da fare”. Allora sono dolori, molti dolori. Comunque, il nostro amico “interlocutore autorevole” ostenta fiducia e sicurezza: “Almeno per il 2026 Sanremo lo farà la Rai … poi … si vedrà”. Già, vedremo.

A Via Asiago, ne siamo pressoché certi, ne sono avveduti di questo rischio e sono al lavoro per cercare un “piano B” per il Festival, comunque si possa chiamare, quale che esso sia e dovunque si possa svolgere. Sembra siano in corso sopralluoghi in incognito, verifiche tecniche di fattibilità, analisi dei costi e, non ultimi, “sondaggi” politici perché assolutamente evidente che si tratterebbe di un “grosso guaio” per alcuni e un enorme vantaggio per altri. Ci dicono che anche la Meloni sia interessata alla vicenda: il suo uomo, l’AD Rossi, si gioca una carta pesante dagli esiti molto incerti.

Come pure si sta profilando molto incerta la partita sulla riforma Rai. Con la presentazione della proposta Lega il quadro ora è completo e la partita si apre in VIII Commissione Senato. L’obiettivo che tutti vorrebbero cogliere è trovare la quadra con un testo comune: mission impossible!!! L’8 agosto è dietro l’angolo e non c’è alcuna possibilità che si possa concordare una proposta quale che essa sia. Bloggorai ha aperto un banchetto scommesse (non è azzardo come il gioco dei pacchi su RaiUno. Le quote partono da 5 euro): non ci sarà alcuna riforma Rai almeno prima dell’8 agosto 2026!!! Attenzione all’anno: potrebbe essere anche aprile 2027, alla vigilia del rinnovo della Concessione, il vero fantasma sul palcoscenico.

Ieri è stata presentata la Relazione annuale dell'Autorità per le comunicazioni (Agcom) sull’attività 2024 del Garante e illustrata dal suo presidente Giacomo Lasorella. Sommariamente, un quadro positivo, almeno sul fronte economico. Sono aumentate le entrate complessive rispetto allo scorso anno per oltre il 3% arrivando ad oltre 12 miliardi, per buona parte derivate dall’on line. Continua la riduzione delle copie vendute dai quotidiani e si afferma sempre più la divergenza tra la televisione lineare, tradizionale, digitale terrestre, e quella in streaming. Leggiamo quanto scritto sul Corriere a firma Antonella Baccaro “«La tv — ha spiegato Lasorella — non è più lo strumento con il quale i cittadini si informano in via prioritaria: un italiano su due (il 52,4%), utilizza la rete», anche se i media tradizionali vengono ritenuti più affidabili”. Come dire: mi informo on line ma ci credo poco. La stessa AgCom nel suo Osservatorio 1/2025 ci dice che “… emerge come, sia in termini di tempo speso, sia di ascoltatori medi, i livelli delle principali edizioni del giorno e della sera dei telegiornali risultino nettamente inferiori ai livelli registrati nel 2020”. La Televisione sarà ancora più affidabile ma sembra che la vedono sempre meno. Tempi moderni.

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mercoledì 16 luglio 2025

Il "sassolino" Lega nello stagno RAI

by Bloggorai ©

Per quanto possibile, caldo permettendo, è necessario stare laddove le “notizie” si formano, prendono sostanza e iniziano a diffondersi. Occorre vedere gli sguardi, percepire le battute sottintese, fare domande e avvertire analogie e differenze con le “notizie” simili per avere anche solo una vaga idea della loro consistenza e del peso che le “notizie” assumono ne loro contesto. Come piace fare Bloggorai: connettere i punti.

Ieri è stata presentata la proposta di riforma della Lega, buon’ultima rispetto a quelle degli altri partiti di Governo e in seconda battuta, ad adiuvandum, dopo la precedente proposta del 2023 con la quale si proponeva l’abolizione progressiva del canone del 20% annuo fino alla sua completa estinzione. Cosa c’è di nuovo in questa proposta? Poco e quasi niente eppure quel poco è assai interessante e, come spesso succede, l’interesse vale più per quello che non si dice, che non prevede, piuttosto che per quello che si propone. In questo caso vale più il silenzio, ovvero una sorta di ammiccamento, che non le dichiarazioni ufficiali.

Di nuovo c’è l’abolizione della figura dell’AD come voluto dalla Legge Renzi e il ritorno al DG con maggiori poteri. Di nuovo c’è l’abolizione del tetto dei compensi ai dirigenti che ora potrebbero essere più attratti dalla Rai. Di nuovo c’è un Cda di 9 membri di cui 6 eletti dal Parlamento, due dalla Conferenza Stato regioni e ANCI e uno dai dipendenti. Di nuovo c’è il “malloppo” grosso: la “valorizzazione delle società controllate” con “l’obiettivo di attrarre i privati mantenendo fermo il controllo pubblico”. Di “nuovo” c’è sempre “chercher l’argent”.

Come noto, nel mirino della Lega c’è anzitutto Rai Way (con il loro uomo di riferimento Roberto Cecatto, prossimo alla pensione e, ci riferiscono, con forti ambizioni di rimanere in sella alla quotata in vista di una possibile fusione con Ei Towers). Ma, ci dicono, ora il perimetro di interesse leghista si potrebbe estendere ad un’altra gallinella dalle uova d’ora delle consociate: Rai Cinema. Un bel bocconcino.

Dunque, c’è roba ma non tanta quanta se ne poteva attendere. Sullo sfondo di questa iniziativa della Lega c’è anzitutto il confronto con i loro alleati su temi non da poco conto. Il primo e forse il più rilevante riguarda il canone. Come noto e come detto prima, il tema canone è un “problema identitario e primigenio” della Lega e sul punto è stato ribadito chiaro e tondo: vogliamo abolirlo, seppure progressivamente come previsto dalla loro precedente proposta di Legge. Viceversa Forza Italia (Berlusconi Jr dixit) da questo orecchio non ci sente e non se ne parla proprio: creerebbe molti problemi su tutto il fronte editoriale (a loro per primi, of course). Poi c’è il “problemino” Agnes che Fi e FdI vorrebbero subito insediata alla presidenza e invece alla Lega questa “faccenda” non sembra interessare gran che: Marano, è stato detto più o meno esplicitamente, sta bene dov’è e l’Azienda funziona benissimo così. Punto, ovvero “hic manibimus optime” ovvero che fretta c’è? La sottigliezza emersa ieri è che la Lega propone che il voto in Vigilanza Rai per la ratifica della presidenza sia con “maggioranza qualificata” come ora è previsto mentre FI propone la “maggioranza semplice” cioè quella che già hanno e che gli consentirebbe di votare la Agnes subito.

Ci sarebbero tante altre osservazioni su quanto invece è stato/non è stato detto: ad esempio non c’è una parola su come si debbano scegliere i consiglieri, con quali criteri, se obbedendo o meno a quanto stabilito dall’EMFA. Si tratta, come si può bene immaginare, dell’anello più debole di tutte le proposte di riforma che mirano a rompere il perverso cordone ombelicale con la “politica” che in questo caso non solo si riferisce ai 6 consiglieri di fonte Parlamentare ma si estende pure ala Conferenza Stato regioni e all’ANCI. Come si selezionano i candidati? Chi e come si valutano i criteri “aperti, trasparenti e non discriminatori” previsti dall’EMFA nonché “autonomia, indipendenza e professionalità”?

Morale della favola: mancano pochi giorni all’8 agosto e la Lega, per quanto abbiamo saputo e interpretato, ha “semplicemente” gettato un sasso nello stagno con due obiettivi: anzitutto per rafforzare il “concetto” da spedire a Bruxelles ovvero “abbiate pazienza, stiamo lavorando alla riforma e, per favore, attendete un attimo prima di metterci sotto infrazione”. Il secondo obiettivo è rivolto agli alleati: non vi immaginate di fare “inciuci” con l’opposizione e fare i conti senza di noi, ci siamo (e stiamo bene così) e ci saremo, poi … in futuro ... si vedrà.

Comunque, care lettrici e cari lettori, lo abbiamo detto e lo ribadiamo: con questi chiari di luna si prospettano solo due ipotesi: o la maggioranza è in grado di “inventarsi” un percorso di riforma parlamentare rapido a sua immagine e somiglianza oppure di riforma Rai se ne parlerà “a babbo morto”. Non foss’altro perché non solo la maggioranza sta messa maluccio ma pure l’opposizione non sta messa gran che bene. Anzi.

Bloggorai@gmail.com  

ps: qualcuno ha notizie dei "consiglieri di opposizione"? Chi li ha visti?