Intendiamoci e parliamoci in modo semplice e chiaro per
tutti: dibattere sul futuro della Rai e del Servizio Pubblico radiotelevisivo è
materia assai complessa. Grosso modo gli interessati, gli interlocutori, appartengono
a due mondi complementari: anzitutto quello dei teleradiospettascoltatori e
quello anzitutto della politica, degli specialisti, dei ricercatori. Due mondi
che spesso e volentieri non si sono parlati e forse non si conoscono proprio. Esempio
n. 1: chi sa qualcosa su come si pagherà il canone nel 2023 e cosa potrà
significare per le casse di Viale Mazzini e per le tasche degli italiani? Non è solo un tema concettuale perché
mette a dura prova il rapporto già molto complicato tra cittadini e Azienda.
Con il nuovo metodo si prospetta il ritorno a una dose massiccia di evasione
calcolata, a spanne, circa 340 mln di Euro. La politica a questo proposito tace
e quando parla sarebbe meglio tacesse (vedi la Fedeli in Vigilanza). Come pensa
di intervenire? Per quanto abbiamo già scritto da tempo e per quanto abbiamo
potuto sapere, questo governo già traballante di suo non ha la forza e la
capacità progettuale di pensare ad un possibile soluzione e, bene che vada, rinvierà
tutto al prossimo Parlamento. E gli attuali amministratori Rai, Fuortes e
Soldi, se ne sono ben guardati dall’affrontare il problema … tanto, male che
vada, sarà una grana che cadrà in testa ai prossimi che verranno. Come pensano
di supportare un Piano Industriale che non ha alcuna certezza delle risorse sulle
quali contare? Esempio n.2: le proposte di riforma della governance. Sono oltre
7 quelle presentate in Commissione Lavori Pubblici del Senato e non c’è alcuna
speranza che possano essere riunificate e affrontate in questa legislatura. Il
nuovo Parlamento, la nuova destra che verosimilmente vincerà le elezioni quale
Servizio Pubblio avrà in mente? Quello della “sinistra” (???) ne avremo modo di
parlarne. Ci si avvicina sempre più ai genitori di tutte le battaglie del Servizio
Pubblico: il rinnovo della Concessione tra 4 anni e la sua possibile “messa all’asta”.
Allora, per farla breve, i due mondi non dialogano tra loro:
il grande pubblico, cioè coloro che pagano il canone e coloro che invece dovrebbero
proporre e ricambiare con un’offerta di servizio pubblico radiotelevisivo adeguata,
credibile, convincente e universale parlano lingue differenti e forse gravitano
su galassie distinte e distanti.
Bloggorai ci ha provato a sollevare il dibattito e chi ci
conosce sa che già una prima volta abbiamo sostenuto la promozione di Visioni2030.
Dopo è iniziata questa piccola ma significativa esperienza che ora, purtroppo,
deve prendere atto che non ha più molto spazio di interlocuzione. Sono tutti
spariti, intanati, ritirati e rassegnati. Ma la partita non è finita: nei giorni
scorsi abbiamo proposto 4 semplici domande sul futuro della Rai e qualcosa si è mosso e qualcuno ha
provato a rispondere.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo integralmente quanto
ci ha scritto Riccardo Laganà, Consigliere di amministrazione eletto dai
dipendenti Rai:
“Caro BloggoRai, seguo con interesse e ammirazione la
costanza e passione con cui soffi sul fuoco sacro del tema del Servizio
Pubblico multimediale.
Tre le polemiche a volte strumentali, a volte determinate da
scelte gestionali sbagliate si finisce con il ragionare del menù del giorno
invece che studiare la rotta per il servizio pubblico prossimo venturo.
Il pensiero corto per normative imposte e per la dipendenza
di partiti e interessi di pochi, ruba il posto al pensiero lungo sulla qualità
del prodotto e su una nuova offerta che renda di nuovo necessario il servizio
pubblico per il nostro paese.
E’ quindi rassicurante sostituire la desolante rassegna
stampa sui temi RAI alla lettura delle tue considerazioni che si sforzano di
traguardare più in alto e superare la linea immaginaria di una folla
rumoreggiante che discute dell’oggi, senza ricordare il passato, rinunciando a
immaginare il futuro.
Le parti istituzionali in causa stanno scrivendo il
contratto di servizio, tra gli attori protagonisti non ci sono ancora gli
utenti, il terzo settore, le associazioni. Alle tue domande si può e si
dovrebbe discuterne attraverso un dibattito pubblico per risolvere la vertenza
Servizio Pubblico, non tra mura mute di austeri palazzi ma in una nuova agorà
X.0 dove si rimetta al centro uno dei valori universali come i servizi pubblici
radiotelevisivi. Sono temi che dovranno tornare centrali per un nuovo patto di
cittadinanza tra concessionaria del servizio pubblico e una nuova generazione
di cittadini consapevoli, responsabili e capaci di uscire in modo sostenibile
dalle crisi presenti e future”.
Grazie Riccardo, anzitutto per aver colto lo spirito centrale della nostra proposta: la necessità inderogabile di un dibattito pubblico, aperto e molteplice dove tutti possano esprimere la loro opinione. Raccogliamo l’invito e ci proveremo ancora una volta. La sola condizione che è necessario considerare è che se qualcosa si dovrà fare è rilevante che avvenga presto e magari, come piace ripetere a molti, fare proprio come ha fatto la BBC: essere la Rai a promuovere, ospitare e organizzare.
Bloggorai@gmail.com
Assolutamente d'accordo soprattutto sulla conclusione di BloggoRai: deve essere la Rai a mobilitarsi per salvarsi, invece di aspettare che lo faccia la politica o qualcun altro.
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