venerdì 10 giugno 2022

La Rai nel pallone tra scongiuri, anatemi e guerra per bande

Foto di Jan-Niklas Kö da Pixabay

Il venerdì, di solito, viene dedicato a rimettere in ordine i ritagli stampa, le note, gli spunti da libri etc. e succede pure che in genere una giornata come questa sia abbastanza “tranquilla”. E invece no… non abbiamo nemmeno fatto in tempo a goderci una sana e deliziosa colazione con la compostina di limoni fatta in casa adagiata su un lettuccio morbido di ricotta di pecora DOC spalmata su una fetta sottile di pane caldo in buona compagnia dei miei amati gatti che ... zacchete … squilla il telefono e impazzisce WhatsApp. E che sarà mai successo? “Leggi Repubblica!!!” mi dice il mio caro amico e lettore. “Abbi pazienza, de che stamo a parlà?” … “la Soldi ha rilasciato un’intervista!” .. “Non ho capito … la Soldi chiiii???”

Bene, anima in pace, oggi ci tocca pure leggere la Soldi, non bastavano i tanti guai quotidiani … (a proposito, ieri mi è arrivata una comunicazione dell’ACEA che mi preannuncia un adeguamento del 360%: vedi foto). 

Titolo dell'intervista: “In Rai si cambia. Fuortes e Cda sereni come Chiellini a Wembley”. Annamo bene .. benissimo. Si capisce subito che la gentile Signora Presidente sembra poco avvezza anzitutto nei meandri della Rai, poi nei campi di calcio e forse anche in quelli della politica. Che in Rai si cambia, il sottoscritto, insieme a decine di migliaia di persone, lo ha sentito dire una quantità tale di volte che ormai la notizia vera è leggere se mai qualcuno minaccia di lasciare tutto com’è. Forse, alla fin fine, la Rai così come la conosciamo è riuscita a galleggiare e a garantire posti di lavoro, Don Matteo, RaiNews24 e i suoi oltre 200 giornalisti accompagnati da Bruno Vespa e compagnia cantando. Ci verrebbe da dire: per carità, signora Soldi, lasci tutto com’è … pensiamoci su, parliamone, forse è meglio per tutti. Almeno per ora, almeno fino al prossimo Parlamento… tanto manca poco, già siamo quasi in campagna elettorale.

Detto questo, cominciamo ad avvertire un certo prurito sulle dita e la tastiera sembra impazzita quasi volesse scrivere da sola. Il fastidioso sentimento che si avverte è quello della ciclopica presa per il culo e anche questa non è una novità.

Leggiamo testualmente: “…Noi stiamo cercando di scaricare a terra la trasformazione per generi elaborata dalla precedente gestione mentre si definisce la struttura del nuovo piano industriale è normale che nella trazione ci sono punti di vista diversi. Quello che non è normale e riversare questo processo sui media come una faida, una guerra di nomine oscurando totalmente gli obiettivi dell'azienda”. Siamo in presenza della gentile Signora Jane al di cui marito hanno chiesto di farci ridere. La Soldi ammette, gentilmente e candidamente, che il consiglio che lei presiede “scarica a terra” (che fine metafora, proprio come fanno gli elettricisti) un qualcosa che gli è stato lasciato in eredità da bel oltre 5 anni e che, a sua volta, viene da un lontano passato quando le televisioni funzionavano a manovella. Gli ricordiamo, pacatamente, serenamente, che già dallo scorso autunno su La Stampa è stato fatto notare un certo "disappunto" di Palazzo Chigi su questo tema (Michela Tamburino, 12 novembre). Comunque, un vero fenomeno: detto da lei che ha le deleghe sulla transizione digitale, sarebbe stato lecito aspettarsi un colpo di reni, uno scatto felino verso il nuovo mondo che ancora nessuno conosce: il futuro del servizio pubblico. Ma per questo ci sarà tempo: proprio come la Bria non si impegnano più di tanto a farci sapere quale potrebbe essere. 

La seconda parte della frase è ancora più suggestiva ed è come avesse voluto dire “mannaggia li pescetti e quei dannati giornalisti che la raccontano sempre come gli pare…”. Fuortes in sua buona compagnia che nomina e toglie la fiducia ai direttori, assumono consulenti privati, cambiano i responsabili dell’ufficio stampa ad insindacabile giudizio, creano un “spazio informativo” con Marco Damilano e gli danno pure il nome della trasmissione senza che nessuno ne sappia nulla, gli passa sotto il naso il parere del Governo su Contrato di Servizio senza sentire battere un ciglio di criceto invece è del tutto normale. Come dice la Soldi “Tutto il resto è noise, rumore di fondo”. Che finezza, che eleganza raffinata… “E’ la narrazione bellezza, altro che la stampa” sostiene qualcuno che, intendiamoci, come abbiamo scritto, quando si tratta di gossip e taglia e cuci sono tutti da Premio Pulitzer, quando invece si tratta di sporcarsi le mani con la CDN o con le prospettive del canone annaspano nel buio più totale. 

“In Rai si Cambia” si certo.. come no … le persone sbagliate al posto sbagliato nel momento sbagliato. Come altro giustificare, tanto per fare un piccolo ma significativo esempio, la nomina di Di Bella alla novella direzione approfondimento? Certo, uno storico e collaudato signor professionista di provata fede aziendale che però ha questo piccolo problemino: arrivare alla prossima pensione tra pochissimi mesi e poi magari garantirsi una conduzione di un programmino qualsiasi, tipo alla Bruno Vespa… vai a sapere, c’è posto per tutti.

Allora, cerchiamo di farla breve perché forse non merita poi tanta attenzione: sulla prima parte del titolo abbiamo accennato. Poi viene il bello: “Fuortes e Cda sereni” e non è difficile immaginare l’assonanza e qualcuno che mette mano a qualche gioiello di famiglia appena arriva la minaccia di “stare sereni”. Enrico Letta ne sa qualcosa. È una frase ormai talmente fondante del linguaggio politico da divenire quasi iconica e foriera di cattive notizie. Anatema, scongiuro: fate qualcosa. Al posto di Fuortes andrei di corsa in pellegrinaggio alla Madonna del Divino Amore  che  “… fa le grazie a tutt’e l’ore” (partenza alle 5 del mattino sotto il Palazzo della Fao, portarsi da bere). Se fossi invece al posto di qualche consigliere forse sarei un po’ più sereno, certo che si, con questi partiti e con questo Governo in questo momento, non li minaccia nessuno. Anzi, la Presidente Soldi sa o dovrebbe ben sapere che con questi chiari di luna nessuno ha voglia o forza di fare nulla.

La Presidente Soldi, evidentemente, è poco avvezza alle vicende del calcio e, in particolare della Nazionale: cita Chiellini per la partita di Wembley degli Europei ma dimentica che proprio nello stesso stadio pochi giorni fa la Nazionale ha perso contro l’Argentina 3 a 0 e che Chiellini lo stessogiorno ha appeso gliscarpini al chiodo. Corsi e ricorsi della storia che, come noto, richiede estrema prudenza quando la si vuole manipolare con gli esempi improvvidi. Quella era un’altra Nazionale (seppure fortunata) e quello era un altro Chiellini, un po’ come la Rai…quella di altri tempi.

Infine, il territorio della politica  che alla Soldi piacerebbe tanto rimanesse fuori da Viale Mazzini. Figuriamoci… una cosa nuova … nuovissima, una perla di rara saggezza. Però, ad onor del vero, la Soldi auspica che di politica ce ne debba essere di più ma che almeno sia “strategica”: non possiamo che essere d’accordo non deve e fare altre che battere i pugni sul tavolo e stanarla. È verosimile che qualche “politico/a” legga Bloggorai ed è verosimile che stamattina ha preso carta e penna e si accinga ad essere più “strategico” nei confronti della Rai, magari cercando di far sapere come intende erogare il prossimo canone per il suo sostentamento. Non si sa mai, è capace pure che qualcuno risponda…

Comunque, ringraziamo la Presidente Rai e le sue/suoi collaboratori per averci illuminato di tanta visione. Ne avevamo bisogno, da oggi in poi tutto sarà più chiaro. Per il resto di quanto ha dichiarato ... abbiamo già dato…da molti anni… è tempo di cambiare.

bloggorai@gmail.com

Ps: torneremo presto sul tema della trasmissione di Damilano già nominata “La torre e il cavallo”

giovedì 9 giugno 2022

Rai: lo stato intimo delle cose e delle persone


 Vivan gli dèi per lor natura e lungi
Stian dal governo delle cose umane,
Scevri d’ogni dolor d’ogni periglio,
75
Ricchi sol di lor stessi, e di lor fuori
Di nulla bisognosi, e che nè merto
Nostro gli alletti o colpa accenda ad ira.

- 14

Ci sono i fatti e le persone. Ci sono gli eventi e ci sono gli uomini e le donne che li compongono, li rappresentano simbolicamente e li raccontano pubblicamente nella loro intima e profonda natura. 

Ci sono avvenimenti che appaio già predisposti a svolgersi come è giusto che sia. Ci sono circostanze che appaiono già viste, vissute, immaginate in ogni singolo dettaglio. Talvolta si avverte la suggestione, la sensazione ovvero la speranza che le cose possano andare in modo diverso di come poi andranno. In genere, ci si pone come in uno stato di grazia, dell’arrivo di un angelo salvifico, dell’improvvisa apparizione sulla scena di qualcosa o qualcuno che possa modificare il corso degli eventi. Ma questo, solitamente non avviene e se qualcosa è destinato ad andare di traverso ne potete essere ben sicuri che così andrà (legge di Murphy). tradotto in italiano si potrebbe definire "il pensiero speranzoso".

Provate a mettere insieme i contenuti degli articoli di oggi de La Repubblica, de Il Foglio, de Il Fatto Quotidiano e tutti gli altri ancora e tiratene una linea mediana. Tutti ruotano intorno ad un solo baricentro: scambio “merce” tra chi ha ottenuto e potrà ottenere qualcosa in termini di amici, parenti o conoscenti e sodali vari in “quota” di PD, Lega, FI, Fd’I e in parte pure di M5S. Così è sempre stato e forse così sarà sempre. Il filo conduttore è il solito, da tempo: ricatto, scambio, opportunità e convenienza.

Da osservare che, solitamente, quando sulla carta stampata si parla dei grandi temi che interessano il Servizio Pubblico (il canone, l’innovazione digitale, i contenuti editoriali, i Piani industriali e i contratti di servizio) faticherete a trovare articoli che entrano nel merito, quando invece si tratta di fare gossip su chi sarà il/la conduttore/conduttrice di qualche programma diventano tutti raffinati e informatissimi specialisti e sanno tutto di tutti. Fenomeni del giornalismo contemporaneo.

Non c’è scampo, non c’è speranza: tutto si svolge CVD, Come Volevasi Dimostrare. Ieri il Cda ha confermato tutto quanto ci si attendeva da loro (dalla maggioranza di loro), nulla di più e nulla di meno. Oggi merita appena di passaggio di soffermarci sulle dichiarazioni della consigliera in quota PD: Francesca Bria, già nota alle cronache per la sua teoria sugli “algoritmi sociali”. Come è stata la senatrice Fedeli in Vigilanza sul tema canone oggi anche la Bria è un “paradigma” di leggiadra bellezza politica programmatica sul futuro della Rai. Leggiamo un paio di perle di rara saggezza con le quali ha motivato il voto favorevole alle proposte dell’AD: “…ho votato a favore delle nomine proposte oggi dall'Ad, pur non  condividendone il metodo e la tempistica. Un metodo inaccettabile”. Ovviamente ha avuto una dimenticanza, un lapsus, una distonia, e non ha citato il “merito” che pure potrebbe avere il suo peso, il suo senso e il suo significato ma … tant’è …ca va sans dire… superfluo. A suo dire, è inaccettabile solo il “metodo” e magari ... tiè... pure la tempistica ... ovvero la forma perché della sostanza chissenefrega. Di Bella che va in pensione tra pochi mesi va benissimo. La Sala che di programmi di Day Time è verosimile che non sa da dove cominciare meglio ancora. Ma la vetta di sublime eleganza argomentativa lo ha raggiunto quando nel breve volgere di una sola riga riesce a sostenere un concetto e il suo contrario: si tratta di un esercizio di perfida eleganza retorica. Cerchiamo di tradurre in italiano: ha votato a favore di un metodo inaccettabileDelle due l’una: o il metodo è accettabile e allora si certo che si vota a favore o non lo è e allora si vota contro. O no??? È un ragionamento logico oppure anche noi siamo in preda a colpi di calore? 

Andiamo avanti. Più avanti dichiara: “Fiducia, quindi, all'Ad Fuortes sulle nomine proposte oggi, ma si tratta di una fiducia condizionata”. Di cosa si tratta? Cosa si intende per “fiducia condizionata”? quando, da bambino si facevano le liti in cortile si diceva “stai in campana, come te movi te corco !!!” (voce del verbo "corcare" cioè menare) perché magari c’era un buon motivo per minacciare ma in questo caso? Dunque, una fiducia a priori che già per averla pronunciata in questi termini lascia intendere che ce ne sia ben poca perché altrimenti evidenziare il “condizionamento”? In genere una persona vuole bene al marito o alla moglie senza condizioni ed è del tutto evidente che se poi uno dei due viene colto con le mani nella marmellata di un amante si chiede subito il divorzio. Un argomento del genere, con fondamento, lo ha espresso il consigliere De Biasio motivando senza giri di parole il suo voto favorevole alle scelte dell’AD “Per me non si pone il problema, i direttori si testano e se uno non va bene si cambia”. Già, si “testano”  ovvero si fanno gli esperimenti, come al piccolo chimico e se poi il pupo da fuoco alla casa … va bene ... giochi da ragazzi. Allora: la Bria pone fiducia condizionata a cosa? Per quanto tempo vale questa “minaccia” e si intende magari che si dovrà sottoporre a verifica periodica, un tagliando trimestrale? Aggiunge la Bria con la vetta più elevata di pensiero scientifico mai raggiunta prima da un amministratore Rai “Serve condivisione sulle scelte strategiche dell'Azienda e sulle motivazioni che le guidano, che devono necessariamente essere determinate da una visione del futuro del servizio pubblico”. Mai sentita prima una cosa del genere: occorre una “visione del futuro del servizio pubblico”. Già… vero, importante, grazie, molto gentile. Peccato che non gli è stato chiesto quale potrebbe essere questa “visione”, la sua personale e quella del suo AD. Quisquilie. Robetta, se ne parlerà quando si potrà verificare la “fiducia condizionata”.

A proposito di uomini e di donne che fanno gli eventi. Solitamente cerchiamo di tenerci lontano dalla beghe degli scantinati Rai dove pure c’è un vasto e importante archivio storico che ogni tanto qualcuno si prende, giustamente, la briga di andare a rivedere: ci è pervenuta una perfida e malevola segnalazione che non abbiamo modo di verificare nella sua fondatezza ma che sembra meritevole di attenzione. Ci dicono che Italia Oggi, nel lontano 22 giugno del 2006, avrebbe pubblicato un articolo dove si raccontano intercettazioni telefoniche del nuovo responsabile dell’Ufficio Stampa Rai. Non le abbiamo lette e non vorremmo leggerle per quanto ci è stato raccontato sul suo contenuto, un surreale dialogo tra i massimi sistemi di "mignotte" e Rai per quanto potrebbero essere impegnative e imbarazzanti. Magari altri lo hanno fatto e però … scordammoc’e o passato … chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato … o NO???

bloggorai@gmail.com

Rai: la natura intima delle cose e delle persone


Vivan gli dèi per lor natura e lungi
Stian dal governo delle cose umane,
Scevri d’ogni dolor d’ogni periglio,
75Ricchi sol di lor stessi, e di lor fuori
Di nulla bisognosi, e che nè merto
Nostro gli alletti o colpa accenda ad ira.

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Ci sono i fatti e le persone. Ci sono gli eventi e ci sono gli uomini e le donne che li compongono, li rappresentano simbolicamente e li raccontano pubblicamente nella loro intima e profonda natura. 

Ci sono avvenimenti che appaio già predisposti a svolgersi come è giusto che sia. Ci sono circostanze che appaiono già viste, vissute, immaginate in ogni singolo dettaglio. Talvolta si avverte la suggestione, la sensazione ovvero la speranza che le cose possano andare in modo diverso di come poi andranno. In genere, ci si pone come in uno stato di grazia, dell’arrivo di un angelo salvifico, dell’improvvisa apparizione sulla scena di qualcosa o qualcuno che possa modificare il corso degli eventi. Ma questo, solitamente non avviene e se qualcosa è destinato ad andare di traverso ne potete essere ben sicuri che così andrà (legge di Murphy). tradotto in italiano si potrebbe definire "il pensiero speranzoso".

Provate a mettere insieme i contenuti degli articoli di oggi de La Repubblica, de Il Foglio, de Il Fatto Quotidiano e tutti gli altri ancora e tiratene una linea mediana. Tutti ruotano intorno ad un solo baricentro: scambio “merce” tra chi ha ottenuto e potrà ottenere qualcosa in termini di amici, parenti o conoscenti e sodali vari in “quota” di PD, Lega, FI, Fd’I e in parte pure di M5S. Così è sempre stato e forse così sarà sempre. Il filo conduttore è il solito, da tempo: ricatto, scambio, opportunità e convenienza.

Da osservare che, solitamente, quando sulla carta stampata si parla dei grandi temi che interessano il Servizio Pubblico (il canone, l’innovazione digitale, i contenuti editoriali, i Piani industriali e i contratti di servizio) faticherete a trovare articoli che entrano nel merito, quando invece si tratta di fare gossip su chi sarà il/la conduttore/conduttrice di qualche programma diventano tutti raffinati e informatissimi specialisti e sanno tutto di tutti. Fenomeni del giornalismo contemporaneo.

Non c’è scampo, non c’è speranza: tutto si svolge CVD, Come Volevasi Dimostrare. Ieri il Cda ha confermato tutto quanto ci si attendeva da loro (dalla maggioranza di loro), nulla di più e nulla di meno. Oggi merita appena di passaggio di soffermarci sulle dichiarazioni della consigliera in quota PD: Francesca Bria, già nota alle cronache per la sua teoria sugli “algoritmi sociali”. Come è stata la senatrice Fedeli in Vigilanza sul tema canone oggi anche la Bria è un “paradigma” di leggiadra bellezza politica programmatica sul futuro della Rai. Leggiamo un paio di perle di rara saggezza con le quali ha motivato il voto favorevole alle proposte dell’AD: “…ho votato a favore delle nomine proposte oggi dall'Ad, pur non  condividendone il metodo e la tempistica. Un metodo inaccettabile”. Ovviamente ha avuto una dimenticanza, un lapsus, una distonia, e non ha citato il “merito” che pure potrebbe avere il suo peso, il suo senso e il suo significato ma … tant’è …ca va sans dire… superfluo. A suo dire, è inaccettabile solo il “metodo” e magari ... tiè... pure la tempistica ... ovvero la forma perché della sostanza chissenefrega. Di Bella che va in pensione tra pochi mesi va benissimo. La Sala che di programmi di Day Time è verosimile che non sa da dove cominciare meglio ancora. Ma la vetta di sublime eleganza argomentativa lo ha raggiunto quando nel breve volgere di una sola riga riesc a sostenere un concetto e il suo contrario: si tratta di un esercizio di perfida eleganza retorica. Cerchiamo di tradurre in italiano: ha votato a favore di un metodo inaccettabile. Delle due l’una: o il metodo è accettabile e allora si certo che si vota a favore o non lo è e allora si vota contro. O no??? È un ragionamento logico oppure anche noi siamo in preda a colpi di calore? 

Andiamo avanti. Più avanti dichiara: “Fiducia, quindi, all'Ad Fuortes sulle nomine proposte oggi, ma si tratta di una fiducia condizionata”. Di cosa si tratta? Cosa si intende per “fiducia condizionata”? quando, da bambino si facevano le liti in cortile si diceva “stai in campana, come te movi te corco !!!” perché magari c’era un buon motivo per minacciare ma in questo caso? Dunque, una fiducia a priori che già per averla pronunciata in questi termini lascia intendere che ce ne sia ben poca perché altrimenti evidenziare il “condizionamento”? In genere una persona vuole bene al marito o alla moglie senza condizioni ed è del tutto evidente che se poi uno dei due viene colto con le mani nella marmellata di un amante si chiede subito il divorzio. Un argomento del genere, con fondamento, lo ha espresso il consigliere De Biasio motivando senza giri di parole il suo voto favorevole alle scelte dell’AD “Per me non si pone il problema, i direttori si testano e se uno non va bene si cambia”. Già, si “testano”  ovvero si fanno gli esperimenti, come al piccolo chimico e se poi il pupo da fuoco alla casa … va bene ... giochi da ragazzi. Allora: la Bria pone fiducia condizionata a cosa? Per quanto tempo vale questa “minaccia” e si intende magari che si dovrà sottoporre a verifica periodica, un tagliando trimestrale? Aggiunge la Bria con la vetta più elevata di pensiero scientifico mai raggiunta prima da un amministratore Rai “Serve condivisione sulle scelte strategiche dell'Azienda e sulle motivazioni che le guidano, che devono necessariamente essere determinate da una visione del futuro del servizio pubblico”. Mai sentita prima una cosa del genere: occorre una “visione del futuro del servizio pubblico”. Già… vero, importante, grazie, molto gentile. Peccato che non gli è stato chiesto quel potrebbe essere questa “visione”, la sua personale e quella del suo AD. Quisquilie. Robetta, se ne parlerà quando si potrà verificare la “fiducia condizionata”.

A proposito di uomini e di donne che fanno gli eventi. Solitamente cerchiamo di tenerci lontano dalla beghe degli scantinati Rai dove pure c’è un vasto e importante archivio storico che ogni tanto qualcuno si prende, giustamente, la briga di andare a rivedere: ci è pervenuta una perfida e malevola segnalazione che non abbiamo modo di verificare nella sua fondatezza ma che sembra meritevole di attenzione. Ci dicono che Italia Oggi, nel lontano 22 giungo del 2006, avrebbe pubblicato un articolo dove si raccontano intercettazioni telefoniche del nuovo responsabile dell’Ufficio Stampa Rai. Non le abbiamo lette e non vorremmo leggerle per quanto ci è stato raccontato sul suo contenuto e per quanto potrebbero essere impegnative e imbarazzanti. Magari altri lo hanno fatto e però … scordammoc’e o passato … chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato … o NO???

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mercoledì 8 giugno 2022

FLASH: salvato il soldatino Fuortes


CVD: Come Volevasi Dimostrare. 

Tutto come previsto: il Cda Rai ha approvato con 5 voti a favore due contrari le proposte dell’AD sulle direzioni di genere Approfondimento (Di Bella), Sala (Day Time) o Orfeo al Tg3.

Tradotto in Italiano corrente:

1. Salvate Fuortes a tutti i costi, pure azzoppato, debilitato, accaldato, sotto ricatto, commissariato da dentro e da fuori. La politica politicata (quella vera ce la siamo dimenticata) ha vinto, come sempre. Se si dimette lui crollano tutti. Ognuno spartisce in quota parte (PD per primo, la Lega in secondo luogo,  FI gode e FdI si accontenta, per ora, del nuovo vice direttore all’Ufficio Stampa. Il M5S manda un pizzino al Governo (o forse allo stesso AD). Laganà come previsto e come promesso è il solo voto significativo.

2. Dell’Azienda non interessa nulla a nessuno. “Tirare a Campari” è l’imperativo categorico … poi …si vedrà.   La cosiddetta “rivoluzione per generi” ha mostrato finalmente tutta la sua inutile debolezza e fragilità: per dirigere un “genere” chi c’è … c’è … tanto se conosci il "genere" o meno, se sei capace o meno è uguale … se ci rimani solo per pochi mesi o meno … è uguale … la stessa cosa … la stessa cosa…se poi non hai nessun progetto, nessuna idea di cosa dovrai fare e come ... meglio ancora.

Amen.

bloggorai@gmail.com

Rai: il giorno più lungo e forse il giorno più buio

Foto di brands amon da 
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Il giorno più lungo nella storia recente della Rai si appresta a svolgersi oggi e potrà anche essere il più buio. La Fortezza Bastiani di Viale Mazzini è assediata dal suo interno e dall’esterno.

Il primo avviso di quanto potrà avvenire lo fornisce stamattina Riccardo Laganà in una lunga intervista a Repubblica che titola “Non ci sto ai giochi di ruolo dei partiti. Basta scelte sbagliate”. È solo il primo di altri titoli che sembrano tutti intonare il De Profundis non tanto e non solo di una persona ma di un metodo che viene nemmeno poi da tanto lontano: da Palazzo Chigi. Leggiamo altri titoli: La Stampa “Assedio a Fuortes”, la Verità “Fuortes usa il Cencelli per salvarsi”, Il Giornale “Rai, finito l’effetto Draghi: Fuortes già commissariato, in corsa la Soldi e la Maggioni”.

Il pentolone della minestra acida che ribolle a Viale Mazzini è tutto li: nell’ennesima protervia dimostrazione dell’arroganza e ignavia dei partiti in ottima compagnia di chi gli è vicino o in quota dentro la Rai. Fatte le debite proporzioni e precisazioni Draghi sta al Parlamento come Fuortes al Cda Rai. Con i partiti che sorreggono, minacciano o ricattano in cambio della loro sopravvivenza pagata con qualche spicciolo di poltrona.

Laganà precisa subito e bene lo stato delle cose: Fuortes decide e, se proprio necessario, informa il Cda … magari dopo che gli intendimenti sono stati già resi noti. La prova provata è stata fornita proprio nel momento in cui si svolgeva il preconsiglio di lunedì scorso, quando i consiglieri vengono a sapere dalle agenzie di stampa che l’AD ha cambiato il Capo Ufficio Stampa senza un perché e senza un per come, solo per fare una “cortesia” alla destra della Meloni.

Ma, appunto, il “metodo” non è nuovo e si sapeva già tutto da tempo su come si è proceduto con le nomine finora avvenute: senza motivazioni, senza valutazioni comparative, senza logica e senza senso industriale. Laganà cristallizza la situazione: “Siamo finiti sui giornali per l’ennesimo balletto sule nomine e non per un serio dibattito sul futuro del servizio Pubblico”.

Ci permettiamo di dare una mano a ricordare al resto del Cda, alla Presidente in particolare, qualche “problemino” sui quali rimaniamo in fiduciosa attesa di conoscere qualche pensierino.

1. Le risorse. Senza mezzi termini: la Rai non ha nessuna certezza sulle sue risorse. La pubblicità è in calo e il canone è fortemente minacciato di riduzione con le nuova modalità di riscossione che potrebbe entrare in vigore dal  2023. Ancora dobbiamo sentire qualcuno che batte i pugni sul tavolo per affrontare questo tema.

2. Le tecnologie. È in corso la transizione al DVB-T2 e non sembra che stia andando molto bene. La presidente Soldi ne sa qualcosa visto che a lei è assegnata la delega sull’argomento? Qualcuno ha mai sentito un suo pensiero? Degli investimenti necessari su questo fronte sa quali sono le priorità? Dove reperire le relative risorse? Della vendita di Rai Way ha detto qualcosa? CDN, Rete Unica, Big Data???

3. Contratto di Servizio e Piano Industriale. Chi li ha visti? Di cosa si tratta? Il primo è sotto la tutela sempre della Presidente con il suo gruppo di lavoro. Qualcuno sa qualcosa? Ci sono aggiornamenti dopo le linee guida espresse dal Governo? Il secondo è un oggetto misterioso che si aggira tra il fosco e il losco di un passato lontano (vecchio modello Salini&C) e un futuro improbabile. Anche su questo tema siamo rimasti a “carissimo amico …” e alle scarne slides dei consulenti Altman & Solon.

4. Informazione. Lo sbando più totale: non c’è traccia di progetto, di idee o visioni che dir si voglia. Il solo “passaggio” epocale è stata l’eliminazione della Tgr nell’edizione notturna con il famoso “patto delle lenticchia”. Di “newsroom” unica, di razionalizzazioni, di efficientamento dei Tg e Gr non ci sono lontanamente segnali di alcun tipo.  

5. Offerta editoriale. Siamo rimasti all'esultanza per Don Matteo rivisto e corretto, alla 32a riproposizione di Montalbano, ai quasi trent’anni di Un Posto al Sole, ai decennali de I Fatti vostri, a Piero Angela e al di lui figlio, a Corrado Augias e alla Prova del Cuoco. Ci si stupisce che oltre il 70 % del pubblico Rai sia bel oltre i 50 anni? Sempre a proposito della Presidente: ne sa qualcosa di Auditel Total Audience?    

In tutto questo si vorrebbe menare vanto della “riorganizzazione per genere” la più colossale bufala della storia aziendale. Sostiene Laganà: “Se però i modelli operativi delle reti con i loro vizi vengono replicati in orizzontale allora moltiplica l’errore su tutte le reti” e aggiunge “I modelli organizzativo camminano sulle gambe dei dirigenti selezionati per le strutture cruciali, editoriali e corporate. Ma in Rai per lo più sono gli stessi di sempre con risultati non sempre brillanti. C’è una classe dirigente che lavora per perpetuare se stessa, indipendentemente dai risultai raggiunti …”. Preciso e tagliente come un bisturi chirurgico: è esattamente così e non da oggi e non dal solo Fuortes con la differenza che a chi era prima di lui non gli sono stati dati i poteri di cui lui ora gode e che, evidentemente, non ha saputo, voluto o potuto usare.

Fra poche ora sarà noto il suo destino: Fuortes potrà reggere il clima di sfiducia che si è creato intorno a lui? Che faranno i vari "congiurati/disperati" intorno a lui? Se pure potrà sopravvivere a qualche voto contrario, è del tutto evidente il suo commissariamento e la sua sopravvivenza garantita solo in virtù della stessa logica dell'emergenza che regge Draghi. In condizioni normali, in un Paese normale, in una Azienda normale, certe scelte e certi comportamenti non sarebbero tollerati. Come si può prima dichiarare venuto meno il rapporto di fiducia con uno dei più autorevoli e accreditati direttori “politici” di ferrea marca PD come Orfeo e subito dopo proporlo alla direzione del Tg3? Come si può, al suo posto, nominare un signore come Di bella che tra pochi mesi avrà il solo compito di pensare a portare a spasso qualche nipotino e, infine, come si può alla direzione Day Time nominare una persona che di produzioni editoriali tv ne dovrebbe sapere poco più di nulla? La presunta “rivoluzione per generi” è già cosa confusa e complessa di suo e se questi sono i criteri con i quali si nominano i suoi direttori forse è meglio che lasciano perdere subito per mettersi alla ricerca di una nuova “rivoluzione” in altra dimensione oltre quella orizzontale.

Rimanete sintonizzati … il giorno sarà lungo … molto lungo …

bloggorai@gmail.com


 

martedì 7 giugno 2022

Il vento caldo della notte Rai tra terrore e fantasmi

Foto di StockSnap da Pixabay

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Nei giorni scorsi il terrore fantasmico della Rai si è destreggiato sul filo dei pensieri e delle coscienze. Ha ballato danze luciferine mentre lampi, tuoni e tremori hanno invaso il cielo, la terra ed ogni cosa che si trova di mezzo e attimi di paura, sconcerto e panico si sono impadroniti dei consiglieri di amministrazione Rai quando gli si è palesata la possibilità di essere se stessi. Al VII piano si aggiravano pensose e meditabonde anime sembianti, ombre, e si ascoltava da loro un brontolio sommesso, “Chi? Io? Proprio me? Si tratta dello stesso che vedo riflesso allo specchio? Chi sono io e cosa dovrò fare ora? Cosa dovrò essere per apparire diverso da quello che sono o, forse, da quello che posso sembrare?”. Nulla, non si chiede nulla e non si dovrà fare nulla e tanto basta. State sereni.

Un etereo silenzio avvolgeva la scena. Muti e maliziosi occhi osservavano dagli usci socchiusi momenti già noti e, da tempo immemore, compresi e compatiti. Anch’essi sembravano mormorare, diretti a loro “Sappiamo, ci rendiamo conto, è nota la vostra sofferenza e non è la sola e non siete mai stati soli … altri, prima di voi, hanno calcato lo stesso palcoscenico e recitato la stessa parte. Non ve ne fate cruccio: così è e così sarà per lungo tempo ancora”.

In quell’istante si avverte un soffio potente, un alito di vento con figura umana che però mormora sottotono: Da qualche tempo, non so perché, ho perso tutto il mio buonumore, ho abbandonato ogni esercizio. E in realtà son così giù d’umore che questo bell’edificio, la terra, mi sembra un promontorio sterile, questa volta d’aria stupenda, non è vero?, quello straordinario firmamento lassù, quel tetto maestoso trapunto di fuochi d’oro, ebbene a me non pare che una massa lurida e pestifera di vapori. Che opera d’arte è l’uomo, com’è nobile nella sua ragione, infinito nelle sue capacità, nella forma e nel muoversi esatto e ammirevole, come somiglia a un angelo nell’agire, a un dio nell’intendere: la beltà del mondo, la perfezione tra gli animali – eppure, per me, cos’è questa quintessenza di polvere? L’uomo non ha incanto per me – no e neanche la donna, anche se mostri di crederlo col tuo sorriso”.

Ed è a questo punto che compare, fulgido e improvviso, un angelo rassicurante che porge loro un messaggio: “Non abbiate timore tutti voi, sarete i più bravi attori del mondo per la tragedia, la commedia, il dramma storico, il dramma pastorale, il comico-pastorale, lo storico-pastorale, il tragico storico, il tragico-comico-storico-pastorale, il teatro indefinibile o il poema pigliatutto. Seneca non è troppo grave né Plauto leggero per questa gente. Fren di regole o totale licenza, sono imbattibili.

I lontani tamburi che annunciavano sfracelli, trambusti e confusione sembrano ora sopiti. Il silenzio attonito e il tiepido calore delle prime ore di questo giorno predispongono al bene lo spirito sereno e pacioso. La prossima notte porterà ancora buon consiglio e il giorno successivo, quell’8 di giugno dell’anno corrente, sarà ricordato come quello più corto, più breve nella storia della Rai. Saremo tutti più sereni.

Fuortes forse, chissà, si è sbagliato, non voleva, ha agito a sua insaputa, a scapito di se stesso. Si è scusato, voleva dire e fare altro. È stato improvviso e maldestro contro la sua medesima natura. Orfeo è un bravo ragazzo però un po’ birichino, lo si può perdonare. “Non gode della mia fiducia” è stata forse una frase un pochino eccessiva: si poteva dire meglio “Ne gode quel tantino che basta per spostarlo dove può fare meno danni, complottare contro di me con minore efficacia”. Già, forse solo un errore di comunicazione troppo di sinistra ed ora ci penserà il nuovo capo ufficio stampa a rimettere un po’ più a destra il messaggio corretto. Ed ora che fare? Stato o Rivoluzione??? Stato, stato, stato!!! La Rivoluzione può attendere, magari l’anno prossimo … è il coro potente che si leva dai bassipiani di Viale Mazzini. I disperati o congiurati rientrano attraverso la porta di vetro che li trapassa come ombre, forse ora appagati e rassicurati del loro presente e del prossimo futuro.  

Nel frattempo, in un piccolo mondo a parte, lontano da tanti ma non da tutti, si preparano ancora una volta gli inutili sacchetti di sabbia destinati ad una fragile resistenza pronta ad essere spazzata come foglia al vento. Un vento caldo dissolverà via tutto nel buio della prossima notte che avvolgerà la Rai, ancora un volta, come sempre.

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lunedì 6 giugno 2022

Bloggorai e la guerra: nota n. 4, la Vergogna Nazionale


Ogni popolo, ogni Paese scrive e conserva due libri fondamentali: quello dell’Onore e quello della Vergogna. Ieri, in Italia, sono state scritte a caratteri cubitali alcune righe su quello della Vergogna, in particolare del gionalismo. L’artefice, l’autore, o meglio le autrici, delle quali non citeremo il nome per non essere nemmeno lontanamente assimilabili alla loro genia professionale, è il Corriere della Sera che ha pubblicato nomi e fotografie dei “putinisti d’Italia”. Ci mancava solo indirizzo, numero di telefono, mail e nome di amici, parenti e conoscenti da additare al pubblico ludibrio, all’esecrazione dei social, all’istinto violento dei vari Twittaroli e Instagram, ai maniaci compulsivi di Facebook e chissà cos’altro per arrivare alla taglia, al linciaggio prima sulla rete e poi, se necessario, anche a quello fisico.

Come altro definire se non Vergogna allo stato puro quando si scrive una articolo del genere senza una notizia verificata, un fatto documentato, un reato quale che esso sia meritevole di indagine della Magistratura, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Croce Rossa o dei Boy Scout? Lo stesso presidente del Copasir, Adolfo Urso, ha dichiarato che non ne sapeva nulla: “Leggo sconcertato di attività del Copasir che non rispondono a verità.  Il Comitato a cui mi onoro di appartenere non ha avuto, non ha visto né tantomeno redatto liste di nomi di influencer e opinionisti ascrivibili a vicinanze con la Russia".

Cosa altro aggiungere? Si c’è da aggiungere due soggetti mancanti alla loro lista: il Papa e più del 50% degli italiani che non vogliono spendere un euro in più per le armi, per favorire chi ha il missile o il cannone più grosso o più lungo. Forse hanno avuto una dimenticanza oppure, si sono vergognate anche loro di poter andare oltre la logica e il buon senso. Però alle due autrici gli dobbiamo un merito. Ci aiutano capire meglio Putin e i putinisti veri: molto simili a chi scrive e sostiene che esprimere opinioni, diverse e forse pure contrarie, sia meritevole della forca vera o virtuale che sia.

Queste persone sono in ottima compagnia di coloro che sostengono che sia stato giusto impedire agli atleti paralimpici di non partecipare alle olimpiadi, di ostacolare dibattiti su Dostojevsky o altri autori russi, di boicottare i ballerini del Bolscioi, di vietare la partecipazione di gatti russi alle esibizioni internazionali. Se fossi un gatto mi vergognerei non di essere tale ma di essere di compagnia ad umani di tal genere.  

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